Concetti Chiave
- La caccia è vista come un'attività che connette l'uomo alla natura, offrendo un antidoto alla vita moderna artificiale e alienante.
- Cacciatori e ambientalisti sono in conflitto, con i primi che si sentono moralmente attaccati e incolpati senza giusta causa.
- La scomparsa di specie animali è attribuita all'agricoltura industrializzata e all'urbanizzazione, non alla caccia.
- I cacciatori rivendicano il loro ruolo nella conservazione, sostenendo di ripopolare le aree con fauna selvatica a proprie spese.
- Gli ambientalisti criticano i ripopolamenti faunistici dei cacciatori, considerandoli poco scientifici e motivati dall'interesse di cacciare.
Un problema assai dibattuto: la caccia
La caccia è lo sport più antico del mondo, intimamente legato alla natura dell’uomo e alla sua civiltà. Andare a caccia significa innanzi tutto fare moto, respirare aria buona, vivere a intimo contatto con la natura: esigenza questa che, sebbene sempre presente, diventa particolarmente imperiosa nel nostro tempo e nella nostra civiltà in cui si vive continuamente a contatto con una realtà artificiosa e artificiale, alienante.
I cacciatori lamentano l’intolleranza e l’esasperazione “ecologista” che ha finito per sottoporli a una specie di linciaggio morale e sociale, addebitando le loro colpe indebite e responsabilità altrui.La scomparsa di molte specie animali non è dovuta alla caccia, ma all’alterazione dell’ecosistema operata dall’agricoltura industrializzata che fa largo uso di concimi sintetici, di pesticidi, diserbanti ed antiparassitari chimici, che, alterando l’habitat, rende difficile e fin quasi impossibile la vita agli animali selvatici. E ancora, è dovuta all’inquinamento industriale dei corsi d’acqua, alla pratica scomparsa di luoghi incolti e selvaggi a causa della speculazione edilizia, all’avanzamento delle aree metropolitane, alla diffusione di autostrade e superstrade che hanno lacerato valli, traforato monti, sbriciolato e fatto scomparire quei pochi lembi di territorio vergine che costituivano come un’oasi di sopravvivenza per gli animali selvatici. Essi, i cacciatori, difendono la natura più dei sedicenti ambientalisti, provvedono a loro spese a ripopolare di animali le poche aree disponibili e non solo non si occupano di politica più di quanto non lo facciano gli altri, ma, col carattere temprato dalla loro pratica sportiva, sono particolarmente alieni dai sotterfugi e dalle manovre nascoste.
Infine accusare la caccia di essere antieducativa è un’autentica eresia: chi non sa che fin dai tempi più remoti la caccia è invece una palestra di virtù sia fisiche sia morali? Che educa alla resistenza, alla tenacia, all’attenzione, alla pazienza, che fa guardinghi e solerti, forti e gentili nello stesso tempo?
A loro volta gli ambientalisti ribattono che le reintroduzioni e i ripopolamenti faunistici operati dai cacciatori, oltre ad essere altamente interessati – è come se pagassero in anticipo le prede che poi uccideranno – sono fatti per lo più senza criteri scientifici: al cacciatore importa soprattutto avere qualcosa a cui sparare, un bersaglio mobile, e, subordinatamente, far bella figura con la preda. Così è accaduto che sulle pendici appenniniche sono stati reintrodotti cinghiali che con quelli autoctoni hanno poco a che vedere: sono molto più grossi, voraci, prolifici, derivano dagli incroci più strani e per di più sono particolarmente aggressivi.
Domande da interrogazione
- Qual è il legame tra la caccia e la natura umana secondo il testo?
- Quali sono le cause principali della scomparsa di molte specie animali secondo i cacciatori?
- Come difendono i cacciatori il loro ruolo nella conservazione della natura?
- Quali critiche muovono gli ambientalisti alle pratiche di ripopolamento faunistico dei cacciatori?
La caccia è descritta come lo sport più antico del mondo, intimamente legato alla natura dell'uomo e alla sua civiltà, offrendo un contatto diretto con la natura e un antidoto alla vita artificiale moderna.
I cacciatori attribuiscono la scomparsa delle specie animali all'alterazione dell'ecosistema causata dall'agricoltura industrializzata, dall'inquinamento industriale e dalla speculazione edilizia, non alla caccia stessa.
I cacciatori sostengono di difendere la natura più degli ambientalisti, ripopolando a loro spese le aree disponibili e mantenendo un carattere temprato e alieno da sotterfugi politici.
Gli ambientalisti criticano i ripopolamenti faunistici dei cacciatori come interessati e privi di criteri scientifici, sottolineando che spesso introducono specie non autoctone e problematiche.