Concetti Chiave
- Durante il Rinascimento in Italia, la cultura diversificata ha portato alla crescita di intellettuali dinamici, specialmente nelle Signorie.
- Nel 1550 cresce l'inquietudine tra intellettuali e potere politico-religioso, come visto nel rapporto tra Ariosto e il cardinale Ippolito d'Este.
- Ariosto si oppone fermamente a seguire il cardinale in Ungheria, citando motivi di salute e incompatibilità con la cucina locale nelle sue lettere-satira.
- La satira di Ariosto evidenzia la tensione tra intellettuali e mecenati, dove i benefici del potere non compensano le restrizioni alla libertà culturale.
- Vittorio Alfieri sostiene che la vera grandezza letteraria non si raggiunge sotto la protezione del potere, che limita l'autenticità dell'opera intellettuale.
Nel Rinascimento lo sviluppo di una cultura diversificata ed eterogenea aveva portato alla formazione di un intellettuale dinamico e fervido soprattutto in Italia che aveva visto il fiorire della Signoria. Intorno al 1550 tuttavia, crebbe l’irrequietezza e l’impossibilità di un positivo rapporto tra intellettuale e potere politico e religioso. Tale, fu quello di Ariosto e del cardinale Ippolito d’Este, per il quale svolgeva incarichi di ambasceria e diplomazia, in cui si annullano i margini fino allora amministrati della libertà culturale.
Il cardinale infatti, ottenuto il vescovado di Agria in Ungheria, preme che il suo funzionario lo segua a latere ma, decisamente avverso per tale disposizione è Ariosto che adduce i suoi dilemmi nella lettera-satira a lui dedicata. Ariosto, infatti, dal canto suo espone con risoluta fermezza e altrettanta accortezza le sue giustificazioni per sottrarsi agli oneri che la vita cortigiana impone «lo dissi a viso aperto e non con fraude» (SATIRA I VV 2). Sostiene dunque, che i cambiamenti climatici alquanto bruschi e repentini che imperversano in quella regione, non siano per nulla salubri alla sua cagionevole condizione fisica, asserendo inoltre, che la cucina ungherese molto speziata sia diametralmente opposta al suo stomaco già debilitato «Tutti i cibi son con pepe e canna si amomo e d’altri aromati, che tutti come nocivi il medico mi danna» (SATIRA I VV 53-54). In realtà anche se in controluce, l’assunto della satira rivela il carattere negativo e mistificatorio del rapporto fra il principe e l’intellettuale, dedito all’otium letterario più che a mansioni amministrative; Il contrasto tra “materialismo” e moralismo, di cui è vittima Ariosto, e i limiti invalicabili posti dalla protezione principesca ai privilegi cortigiani dell’artista, indicano la precarietà dei nuovi rapporti tra cultura e potere in cui è il signore-mecenate a trarne i maggiori benefici, che gli intellettuali. Come sostiene Vittorio Alfieri, le lettere “servili” aiutano il potere a essere maggiormente accettato favorendone la stabilità e durata. Al contrario, la tranquillità economica garantita dal signore può aiutare a «vivere bene» un ingegno ordinario, ma non farà di questo «uno scrittore autentico e grande». Quindi, la letteratura, e l’opera dell’intellettuale in genere, deve essere mantenuta separata dal potere, qualunque forma esso assuma poiché, ha tutto da perdere nell’accettarne la protezione.Domande da interrogazione
- Qual era il rapporto tra intellettuali e potere politico e religioso nel Rinascimento?
- Quali erano le ragioni di Ariosto per rifiutare di seguire il cardinale Ippolito d'Este in Ungheria?
- Qual è il messaggio principale della satira di Ariosto riguardo al rapporto tra intellettuali e mecenati?
Nel Rinascimento, soprattutto in Italia, si sviluppò una cultura diversificata che portò alla formazione di intellettuali dinamici. Tuttavia, intorno al 1550, crebbe l'irrequietezza e l'impossibilità di un rapporto positivo tra intellettuali e potere politico e religioso, come dimostrato dal rapporto tra Ariosto e il cardinale Ippolito d'Este.
Ariosto rifiutò di seguire il cardinale in Ungheria adducendo motivi di salute, sostenendo che i cambiamenti climatici e la cucina speziata della regione non erano adatti alla sua condizione fisica. Espresse le sue ragioni con fermezza nella sua lettera-satira.
La satira di Ariosto rivela il carattere negativo e mistificatorio del rapporto tra intellettuali e mecenati, evidenziando la precarietà dei rapporti tra cultura e potere. Sostiene che la letteratura e l'opera degli intellettuali devono essere mantenute separate dal potere per preservare la loro autenticità e grandezza.