Concetti Chiave
- Negli ultimi decenni, le donne hanno ottenuto diritti fondamentali, come il voto e il lavoro, che erano impensabili in passato.
- Nonostante le leggi sull'uguaglianza, le donne affrontano ancora disparità nel lavoro, spesso dovute alla maternità e alla difficoltà di reinserimento nel mercato.
- Le donne, pur laureate, faticano ad affermarsi e a raggiungere livelli dirigenziali, ricevendo spesso stipendi inferiori rispetto ai colleghi maschi.
- La società continua a vedere le donne come responsabili dei doveri domestici, limitando le loro opportunità lavorative e contribuendo alla sottomissione femminile.
- Nonostante l'emancipazione iniziata negli anni '60 con movimenti femministi, permangono discriminazioni e violenze, evidenziando l'urgenza di associazioni per la difesa dei diritti delle donne.
Saggio breve sulla donna
Donna emancipata e sottomissione femminile
Negli ultimi decenni le donne hanno acquisito diritti che nell’antichità sarebbero stati considerati impensabili, come, per esempio, il diritto al voto e al lavoro. Tuttavia la maggior parte dei diritti concessi alle donne è stata riconosciuta solo nel XX secolo: il diritto al voto è stato riconosciuto nel 1918 in Inghilterra e nel 1945 in Italia, solo nel 1904 alle donne è stata riconosciuta la possibilità di svolgere la professione di avvocato.
Nonostante siano state emanate leggi che dovrebbero garantire l’uguaglianza fra la donna e l’uomo, nella vita reale questa non gode affatto degli stessi diritti. Infatti, la percentuale delle donne lavoratrici è inferiore rispetto a quella maschile; questo è spesso dovuto alla maternità: quando le donne diventano madri spesso abbandonano il lavoro temporaneamente o definitivamente, il 13,5% viene licenziato e poi rientrare nel mercato è difficile, per cui queste abbandonano la propria carriera e sono destinate a svolgere lavori part-time, come per esempio le baby-sitter, le badanti.
Nonostante abbiano una laurea,a volte per loro è difficile affermarsi nel mondo del lavoro. Qualora poi una donna lavori, per quanto possa impegnarsi, è difficile che raggiunga gli obiettivi che si era posta, ma è sempre dipendente da dirigenti maschi e anche se riuscisse ad occupare questi livelli, il suo stipendio sarebbe generalmente mediamente inferiore rispetto ad un collega maschio. Il "problema" dei figli riguarda in genere la donna, in quanto è considerato naturale dalla società maschile che questa si occupi solo ed esclusivamente della casa, dei figli, delle pulizie e dei lavori casalinghi.
Quindi svolgere tutti questi doveri talvolta non permette alle donne di poter mantenere un lavoro a tempo pieno e, qualora la donna fosse in grado, la sua vita sarebbe faticosa e complicata. Mentre le donne sono schiave del lavoro e conducono questo stile di vita, per gli uomini non è affatto la medesima cosa: secondo i dati dell’Istat, un italiano su tre, quando torna a casa dopo il lavoro, si rilassa in poltrona. Tutto ciò dimostra che la donna è molto più laboriosa, attiva e operosa dell’uomo, anzi, è dimostrato che nell’età adolescenziale le ragazze siano più intelligenti dei maschi, per cui, perché si parla di subordinazione o sottomissione femminile? Perché molti uomini considerano la donna come un oggetto di loro proprietà, o ancora peggio, come una schiava personale? Si possono infatti citare, specialmente in Italia, casi di violenza domestica da parte di padri, fratelli, di fidanzati che vogliono che la donna sia vittima della sottomissione femminile che sfociano in violenza fisica e talvolta in omicidi. La risposta non è chiara: probabilmente alcuni uomini adottano questo atteggiamento autoritario poiché è sempre stato così, per esempio nell’antica Roma alle donne non era permesso parlare, ridere, correre, ma dovevano seguire determinati codici di comportamento e valori, per esempio la gravitas.
In alcuni Paesi tuttora le donne sono sminuite, picchiate, maltrattate e non hanno sicuramente alcun diritto sociale, politico o decisionale. Eppure non siamo tutti esseri umani? Perché dobbiamo essere sottomesse? La Costituzione italiana non stabilisce che tutte le persone abbiano gli stessi diritti e pari opportunità indipendentemente dalla razza, dalla religione e dal sesso? Chi ha stabilito che la donna debba essere dipendente e inferiore all’uomo? Nessuno. L’unica vera differenza è che generalmente l’uomo è fisicamente più forte rispetto alla donna e questo sembra concedere agli uomini il diritto di sentirsi più forti in ogni campo di avere più opportunità lavorative rispetto alle donne. La forza fisica, tuttavia, non dovrebbe essere l’elemento discriminatorio in una società civilizzata nella quale sosteniamo di vivere. Inoltre la differenza consiste nel fatto che l’uomo non mette al mono i figli, per cui non è obbligato a interrompere la propria carriera lavorativa.
Sono convinta che giacché la legge non tuteli l’effettiva uguaglianza fra uomini e donne, sarebbe opportuno che si creino associazioni che difendano i diritti di queste affinché tutte le persone abbiano pari opportunità. In Italia, per esempio, ci sono il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane e l’Alleanza Femminile Pro Suffragio, sorte in Italia nel 1903; a quanto pare, però, visti i dati della disoccupazione femminile, non sono sufficienti. Nell’agosto 1960 invece la donna è stata il soggetto di una forte emancipazione, iniziata dall’industrializzazione che la ha offerto possibilità di lavoro e ha dato il via a movimenti femministi, di cui un simbolo fu la minigonna, che determinò un "taglio" netto della visione sottomessa della donna che prima era costretta a vestire abiti lunghi con viso e capo coperti. Questi movimenti determinarono l’aumento dell’autostima femminile e dello spirito critico verso l’uomo, e quindi la sua pretesa di essere protagonista del mondo.
Domande da interrogazione
- Quali diritti hanno acquisito le donne nel XX secolo?
- Quali sono le difficoltà che le donne affrontano nel mondo del lavoro?
- Perché si parla di sottomissione femminile nonostante i progressi nei diritti delle donne?
- Qual è la situazione delle donne in alcuni Paesi oggi?
- Quali movimenti hanno contribuito all'emancipazione femminile?
Le donne hanno acquisito diritti come il diritto al voto e al lavoro, con il voto riconosciuto nel 1918 in Inghilterra e nel 1945 in Italia, e la possibilità di svolgere la professione di avvocato dal 1904.
Le donne spesso abbandonano il lavoro a causa della maternità, trovano difficile rientrare nel mercato e sono destinate a lavori part-time. Anche quando lavorano, è difficile per loro raggiungere posizioni di rilievo e ricevono stipendi inferiori rispetto ai colleghi maschi.
La sottomissione femminile persiste perché molti uomini considerano le donne come proprietà o schiave personali, e ci sono ancora casi di violenza domestica. Questo atteggiamento autoritario ha radici storiche e culturali.
In alcuni Paesi, le donne sono ancora sminuite, picchiate, maltrattate e non godono di diritti sociali, politici o decisionali, nonostante la Costituzione italiana stabilisca pari diritti e opportunità per tutti.
L'emancipazione femminile è stata sostenuta da movimenti femministi iniziati dall'industrializzazione negli anni '60, simbolizzati dalla minigonna, che hanno aumentato l'autostima femminile e la pretesa di essere protagoniste del mondo.