Concetti Chiave
- Ludovico Ariosto e Torquato Tasso sono due figure centrali del '500, autori rispettivamente di "Orlando Furioso" e "La Gerusalemme liberata".
- Ariosto fonde l'epica antica con i cicli bretoni e carolingi, mentre Tasso si concentra su temi religiosi e storici, ispirandosi all'Eneide virgiliana.
- Ariosto integra amore e tematiche belliche nelle sue opere, mentre Tasso considera l'amore un ostacolo, puntando su eroismo e religione.
- Il proemio del "Furioso" di Ariosto si distingue per l'ironia e l'approccio narrativo fluido, mentre quello di Tasso è più austero e didascalico.
- Le opere di Ariosto e Tasso, seppur complementari, rappresentano due visioni distinte della tradizione epica e della reinterpretazione dei classici.
Titolo: Arma virumque cano
Destinazione: Antologia scolastica per ragazzi - Approfondimento su Ariosto e Tasso
Il ‘500 è dominato dalla presenza di due massimi letterari, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso, padri rispettivamente di due opere fondamentali per la storia del volgare italiano: l’Orlando Furioso e La Gerusalemme liberata.
I critici e i lettori sono tutti consapevoli delle differenze fra i due, ed è paradossale come questa differenza sia frutto di uno stesso filone temporale (cinquecento) e quindi sia stata influenzata da contesto ed elementi molto prossimi, con una differenza di pochi decenni l’un l’altro.
L’Ariosto dalla sua parte presenta un rispetto minuzioso dei canoni tradizionali della poesia epica, rendendo la tematica bellica un tutt’uno con l’amore che si calerà pesantemente sui personaggi non rimanendo velato ma esplicito. D’altra parte Tasso, consapevole della sublimità della materia guerresca, rimane più distaccato dall’amore, declassandolo a semplice ostacolo. Infatti come afferma de Sanctis nella Storia della letteratura italiana,
il Tasso cerca l’eroico, il serio, il reale, lo storico, il religioso, il classico […] la natura l’aveva fatto un poeta, il poeta inconscio d’un mondo lirico e sentimentale, che succedeva al mondo ariostesco.
Il mondo de “le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie”, era stato abbandonato. Entrambi sicuramente si ispirano al mondo antico richiamando il celeberrimo incipit virgiliano “arma virumque cano”, considerando l’Eneide esempio di epica per eccellenza. Ariosto da una parte con il suo “romanzo cavalleresco” riesce a fondere l’epica antica con i cicli bretoni e carolingi rispolverando un eroe come Orlando, filo conduttore nell’opera di tutta la trama a cui si ispira anche il titolo, lavorando su una struttura aperta e orizzontale. Tasso dall’altro si concentra sul sublime e sulla tradizione più pura, generando personaggi adeguati al suo pensiero.
Nel proemio si riesce già a percepire la finalità delle imprese e delle armi della Liberata: l’epiteto pietose, denso di significato, rende gli eroi tassiani fedeli ad un obiettivo comune con un alto valore religioso, a discapito della gloria personale o della conquista di una “donna oggetto” del Furioso. Le rime incarcerate dalla Controriforma cattolica proseguono per tutta il proemio del Tasso, trasformando la classica invocazione della Musa pagana in una pura allegoria dell’ispirazione che scende dal cielo diretta al poeta cristiano. Motivo di questa scelta stilistica è sicuramente quello di abbellire la tematica fredda e austera del componimento: Tasso riteneva che lo scopo primo di ogni opera era quello di educare al vero, subordinando il piacere letterario, come amava sicuramente di più fare Ariosto il quale riuscì, secondo l’autore Settembrini, nel Furioso a presentare un’ironia artistica congiunta con un sapere facile e amabile. Tasso sembra quasi riprendere l’autore latino Lucrezio il quale decise di comporre la propria opera didascalica in poesia per addolcire le tematiche e gli argomenti come quando si mette il miele sul cucchiaio per ingerire una medicina amara. Il meraviglioso, l’amore, l’avventura, la musicalità dei versi, diventano strumenti per la diffusione della morale e della religione. Di tutt’altra natura è sicuramente il proemio del Furioso, il quale approfondisce l’eroe Orlando mettendone in primo piano la sua follia, argomento mai trattato prima d’ora come afferma lo stesso Ariosto in
“Dirò d’Orlando in un medesimo tratto cosa non detta in prosa mai né in rima”.
Il linguaggio cambia a sua volta abbassandosi di livello e abbandonando le inversioni latine della sintassi e limitando gli enjambements, culminando con il sintagma “matto” di livello basso e colloquiale. Anche con l’Ariosto la mitica Musa decade, ma non forzatamente, rendendola cristiana e clericale, ma eliminandola completamente a favore della donna amata, vista come causa di pazzia simile a quella di Orlando. Accomunare l’eroe e l’autore stesso alla medesima pazzia rende ancora più ironico il testo dove burattinaio(Ariosto) e marionette(personaggi e in particolare Orlando) non sono così distanti e distaccati.
E’ palese come entrambi gli autori anche per motivi personali/religiosi siano riusciti a dare due visioni completamente diverse dalla rielaborazione dei classici riscoperti e come sembra quasi le due opere siano complementari. Si ritiene il Tasso step successivo al poeta Vate e ad Ariosto in quanto non potendo emulare efficientemente la verticalità strutturale della Commedia e la spazialità del Furioso riesce a creare un’atmosfera di complementarità tra i momenti eroici e quelli lirici creando un mondo bivalente, scisso, diviso. Seppur i punti in comune sia a livello microscopico, nel proemio, sia macroscopico, nell’intera opera, siano molteplici Ariosto si distingue per una narrazione continua e luminosa, povera di chiari e scuri tanto cari al Tasso, dall’estrema fluenza e dall’armatura levigata. Per questo si possono ritenere entrambe le opere fondamentali e sublimi del ‘500 ma differenti sia a livello stilistico che contenutistico.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali differenze tra Ariosto e Tasso nel contesto del '500?
- Come si riflettono queste differenze nei proemi delle loro opere?
- In che modo Ariosto e Tasso si ispirano al mondo antico?
- Qual è l'approccio di Tasso verso l'amore nelle sue opere?
- Come viene rappresentata la figura della Musa nelle opere di Ariosto e Tasso?
Ariosto e Tasso, pur appartenendo allo stesso periodo, differiscono notevolmente: Ariosto fonde epica e amore in modo esplicito, mentre Tasso si concentra sull'eroico e il religioso, declassando l'amore a ostacolo.
Nei proemi, Ariosto presenta un'ironia artistica e una narrazione continua, mentre Tasso utilizza un linguaggio più austero e religioso, trasformando l'invocazione della Musa in un'allegoria cristiana.
Entrambi si ispirano all'Eneide di Virgilio, con Ariosto che integra cicli bretoni e carolingi, mentre Tasso si concentra sulla tradizione classica e religiosa.
Tasso considera l'amore un semplice ostacolo, subordinandolo all'eroico e al religioso, a differenza di Ariosto che lo integra esplicitamente nella trama.
Ariosto elimina la Musa a favore della donna amata, mentre Tasso trasforma la Musa pagana in un'allegoria dell'ispirazione cristiana, riflettendo le loro diverse visioni stilistiche e tematiche.