Concetti Chiave
- San Carlo Borromeo, sostenuto da Pio IV, riformò la diocesi di Milano secondo le norme del Concilio di Trento, influenzando altre regioni d'Italia e prelati in Europa.
- San Pio V, ex inquisitore, impose una pratica uniforme nella cristianità e promosse la residenza dei vescovi, migliorando la moralità e disciplina ecclesiastica.
- Gregorio XIII riformò il calendario giuliano e promosse l'educazione del clero, fondando seminari e sostenendo l'azione dei gesuiti come maestri dell'epoca.
- Sisto V riformò l'amministrazione della Chiesa, creando congregazioni per gestire affari civili ed ecclesiastici, e ristabilì l'ordine nello Stato Pontificio.
- Clemente VIII completò la riforma liturgica, promosse l'educazione religiosa attraverso nuovi ordini e continuò a combattere contro gli infedeli.
Indice
Riforma post Concilio di Trento
Dopo il Concilio di Trento, la riforma della Chiesa cattolica fu affidata a tutta una serie di papi.
Pio IV – il papa della fine del Concilio, nel poco tempo che gli rimaneva da vivere – si adoperò per far rispettare le decisioni prese a Trento. Ma l'essenza della sua azione rimane il sostegno che dette al nipote, san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, che nell'arco di diciannove anni, dal 1566 al 1584, riformò completamente la sua diocesi, secondo le norme tridentine e la cui azione e i cui scritti serviranno da esempio a tutti i prelati riformatori della cristianità.
Carlo stesso controllava la sua diocesi attraverso frequenti visite pastorali, sinodi diocesani e consigli provinciali. Lavorò per riformare i monasteri ristabilendo una rigida recinzione. Ristabilì la virtù e la disciplina ecclesiastica per mezzo di seminari (sei a Milano) e di collegi. Per aiutarsi nel suo compito, ricorse a religiosi, gesuiti, barnabiti e teatini. Inoltre, la sua influenza si estese ben al di là della sua diocesi di Milano; la Santa Sede lo nominò visitatore ed egli poté così riformare intere regioni d'Italia. Altri prelati lo imitarono, tra cui il cardinale Hosius in Polonia, e in Portogallo l'arcivescovo di Braga, Bartolomeo dei Martiri.
San Pio V e la riforma cattolica
Fu con il successore di Pio IV, il domenicano San Pio V (1566-1572), un ex inquisitore, famoso per la semplicità della sua morale, che il papato divenne la forza trainante della riforma cattolica. Pio V mette in atto nel 1566 un catechismo romano che sarà alla base dell'attività catechetica del clero parrocchiale e che sarà tradotto in diverse lingue europee. Per gli altri libri liturgici, come il Messale e il Breviario, il papa si sforzò di imporre una pratica uniforme nella cristianità.
Pio V prestò particolare attenzione alla residenza dei vescovi; attacca la venalità di molti incarichi, così disastrosa per la disciplina ecclesiastica; Inoltre, fece scelte episcopali irreprensibili. Lavorò anche per ristabilire la moralità nella Città Eterna, dove l'immoralità pubblica, dominante per tutto il Rinascimento, fu così duramente repressa che un ambasciatore veneziano poté dire che Pio V aveva trasformato Roma in un chiostro.
Gregorio XIII e l'istruzione del clero
Il suo successore, Gregorio XIII (1572-1585), continuò l'opera di riforma con più moderazione. Famoso giurista, lavorò alla revisione della raccolta di diritto canonico e alla versione ufficiale. Studioso, incoraggiò la scienza e riformò il calendario giuliano. Ma Gregorio XIII era particolarmente interessato alla formazione intellettuale del clero. Decise che la Santa Sede sarebbe stata essa stessa responsabile della fondazione dei seminari. Fece del Collegio Romano (= l'Università Gregoriana) il collegio di tutte le nazioni, dove insegnavano eccellenti professori, come François Tolet (o Francisco de Toledo) e Robert Bellarmino.
Restaurò il Collegio Germanico, che incaricò di formare giovani nobili per i grandi uffici ecclesiastici, al fine di rinnovare gradualmente l'alto clero tedesco. Fondò anche seminari pontifici in Germania per compensare l'indifferenza dei vescovi: Vienna, Graz, Fulda, Dillingen. Li fondò anche in Transilvania, Boemia, Lituania e Dalmazia.
Tutto questo lavoro si basò sull'azione dei gesuiti, che diventano i grandi maestri del tempo e hanno già 5.000 membri raggruppati in 110 case e 21 province. Inoltre, per nominare all'episcopato solo soggetti irreprensibili, il papa istituì la Sacra Congregazione dei Vescovi.
Sisto V e l'amministrazione della Chiesa
A Gregorio XIII successe Sisto V (1585-1590), un anziano energico che continuò l'opera di rinnovamento interno della Chiesa. Riformò completamente l'amministrazione della Chiesa per darle maggiore flessibilità ed efficienza. Creò organismi centralizzati istituendo, nel 1588, quindici congregazioni romane che condividevano gli affari civili ed ecclesiastici: come, ad esempio, la Congregazione dei riti per la liturgia; quello degli Studi per seminari; quella dei Regolari per le questioni riguardanti gli ordini religiosi.
Riformò il Sacro Collegio fissando a 70 il numero dei suoi membri e le regole precise riguardanti l'età e le qualità richieste per accedere alla porpora. Instancabile, il papa ristabilì l'ordine nello Stato Pontificio reprimendo gli eccessi dei feudali. Per combattere l'anarchia, non esita a ricorrere a condanne a morte.
Sisto V fu meno contento di un'altra iniziativa: la creazione della tipografia vaticana per pubblicare, secondo le decisioni del Concilio di Trento, il testo ufficiale e liturgico della Scrittura, la Vulgata. Il testo, preparato troppo frettolosamente, non soddisfaceva nessuno, e una nuova edizione più appropriata apparve sotto Clemente VIII, l'ultimo grande papa riformatore del secolo.
Clemente VIII e la liturgia
Clemente VIII (1592-1605), raccogliendo in questo campo l'opera dei suoi predecessori, completò la riforma della liturgia facendo pubblicare i principali libri: Pontificia, Cerimoniale dei Vescovi, Breviario, Messale.
In veste di vescovo di Roma, fece visite pastorali e impose la residenza ai vescovi italiani. Anche la Città Eterna conobbe un nuovo sviluppo, diventando anche un centro di intensa vita religiosa. Prima di tutto fu una città di santi, o meglio futuri santi, molti fondatori di ordini religiosi che si diffonderanno in tutto il mondo ma la cui casa madre rimarrà a Roma. Sotto Clemente VIII furono fondati i Chierici Regolari delle Scuole Pie di San Giuseppe Calasanzio (1597) e i Chierici Regolari della Madre di Dio di Giovanni Leonardi, coraggiose imprese di educazione cristiana dei poveri sostenute dal papa: era una tendenza profonda della Riforma cattolica; questo ricorso all'infanzia compensava l'eresia o la tiepidezza degli adulti. La cura dei malati sarà assicurata dall'ordine fondato da San Camillo di Lellis.
L'azione di Clemente VIII si estese anche ai grandi interessi della cristianità. Continuò lo sforzo dei suoi predecessori, principalmente di Pio V, combattendo contro gli infedeli.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il ruolo di San Carlo Borromeo nella riforma della Chiesa cattolica dopo il Concilio di Trento?
- In che modo San Pio V ha contribuito alla riforma cattolica?
- Quali furono le principali iniziative di Gregorio XIII per la formazione del clero?
- Come ha riformato Sisto V l'amministrazione della Chiesa?
- Quali furono le azioni principali di Clemente VIII nella riforma liturgica?
San Carlo Borromeo, sostenuto da Pio IV, riformò completamente la diocesi di Milano secondo le norme tridentine, servendo da esempio per altri prelati riformatori.
San Pio V ha implementato un catechismo romano e uniformato la pratica liturgica, prestando attenzione alla residenza dei vescovi e alla moralità a Roma.
Gregorio XIII fondò seminari pontifici e il Collegio Romano, promuovendo la formazione intellettuale del clero e affidandosi ai gesuiti per l'educazione.
Sisto V riformò l'amministrazione creando quindici congregazioni romane e fissando regole per il Sacro Collegio, migliorando flessibilità ed efficienza.
Clemente VIII completò la riforma liturgica pubblicando i principali libri liturgici e promuovendo nuove fondazioni religiose per l'educazione e la cura dei malati.