Concetti Chiave
- Il riformismo lorenese in Toscana, sotto Pietro Leopoldo, introdusse importanti riforme economiche e giudiziarie ispirate ai principi dell'Illuminismo.
- Tra le riforme economiche, vi fu l'adozione della libertà di commercio interno per grani e frumenti, eliminando imposte fiscali.
- Il nuovo Codice penale toscano del 1786 abolì la pena di morte e la tortura, e garantì il diritto di difesa e la pubblicazione delle sentenze.
- Nel Mezzogiorno, nonostante il fervore illuminista, le riforme furono inefficaci a causa del potere dei baroni e della chiesa e della mancanza di una borghesia produttiva.
- Le riforme borboniche furono disorganiche e poco incisive, nonostante la presenza di illustri intellettuali come Galiani, Genovesi e Filangieri.
Indice
Riforme di Pietro Leopoldo
Durature furono le riforme promosse nel Granducato di Toscana da Pietro Leopoldo di Asburgo-Lorena, secondogenito di Maria Teresa, che vi regnò dal 1765 sino al 1790, quando ritornò a Vienna per assumere il titolo imperiale con il nome di Leopoldo II.
Economia e giustizia in Toscana
In campo economico, adottando i principi della fisiocrazia, fu istituita la libertà di commercio interno di tutti i grani e frumenti, senza imposizioni fiscali. In campo giudiziario l'opera più importante del riformismo toscano è il nuovo Codice penale del 1786, esempio riuscito di applicazione dei principi dell'Illuminismo alla realtà politica, con cui si eliminavano alcune delle più gravi distorsioni della giustizia vigente nell'Antico regime: abolizione della pena di morte e della tortura; riconoscimento del diritto di difesa dell'imputato; obbligo di pubblicazione delle sentenze; fissazione di procedure per la discussione delle cause e l'emanazione delle sentenze.
Illuminismo e riforme nel sud
Nonostante le grandi speranze coltivate dagli illuministi napoletani, la stagione delle riforme non incise in modo significativo sui problemi dell'economia e della società meridionali: lo strapotere dei baroni e della chiesa; la mancanza di un ceto borghese produttivo; i mille vincoli giuridici posti alla libertà di commercio e di produzione.
Monarchia borbonica e intellettuali
La monarchia borbonica riuscì a realizzare solo riforme disorganiche e in definitiva poco efficaci, benché l'Illuminismo partenopeo annoverasse personalità di alto livello, come Ferdinando Galiani (1728-87), la cui opera "Della moneta" fu letta e discussa dagli economisti di tutta Europa, Antonio Genovesi (1713-69) e Gaetano Filangieri (1752-88).
Ma questa ricchezza di pensiero non si tradusse in azione politica: mancò agli intellettuali napoletani sia un rapporto organico con la società civile della capitale, entro cui rappresentavano un gruppo ristretto e separato, sia ol punto di riferimento della monarchia borbonica, la cui azione incerta e timorosa si rivelò inadeguata.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali riforme promosse da Pietro Leopoldo in Toscana?
- Quali furono le difficoltà incontrate dalle riforme illuministe nel sud Italia?
- Perché le riforme della monarchia borbonica furono poco efficaci?
Pietro Leopoldo introdusse riforme economiche e giudiziarie significative, come la libertà di commercio interno e un nuovo Codice penale che aboliva la pena di morte e la tortura, applicando i principi dell'Illuminismo.
Le riforme nel sud Italia furono ostacolate dallo strapotere dei baroni, dalla chiesa, dalla mancanza di un ceto borghese produttivo e dai vincoli giuridici che limitavano la libertà di commercio e produzione.
Le riforme borboniche furono disorganiche e poco efficaci a causa della mancanza di un rapporto organico tra gli intellettuali e la società civile, e dell'azione incerta e timorosa della monarchia stessa.