Concetti Chiave
- Il sistema elettorale inglese pre-1832 era basato su regole antiche che limitavano l'accesso al voto, portando a una riduzione dell'elettorato dal 4,6% nel Seicento al 2,6% nel 1831.
- Il Parlamento era diviso in contee, boroughs e università, con una sproporzione evidente tra la rappresentanza delle contee e dei boroughs rispetto alla popolazione reale.
- Il voto era considerato un privilegio e non un diritto, portando a pratiche di voto di scambio e a una rappresentanza che non rispecchiava gli interessi della popolazione.
- La distribuzione dei seggi parlamentari era fortemente sbilanciata, con metà dei seggi decisi da appena il 5% degli elettori, concentrati soprattutto nei boroughs del sud come la Cornovaglia.
- L'industrializzazione aveva trasformato alcune città che, nonostante la crescita, non avevano adeguata rappresentanza parlamentare, mentre i boroughs più piccoli erano dominati da figure locali influenti.
Indice
Problemi del sistema elettorale
I problemi del sistema elettorale stanno proprio nelle condizioni di accesso al voto e nel modo stesso in cui si vota. La prima grande riforma sarà solo nel 1832, ma fino a quel momento ci si basa su decisioni prese secoli prima e rimaste immutate nel tempo. Prima di tutto l’elettorato, anziché aumentare, era andato nel tempo diminuendo, proprio per via delle regole alla base del sistema elettorale: nel Seicento votava il 4,6% della popolazione, nel 1831 si è al 2,6%.
Divisione del Parlamento inglese
Il Parlamento inglese è diviso in “curie”, cioè gruppi che dovevano/potevano eleggere un determinato numero di parlamentari:
1. Contee (circa 40), cioè circoscrizioni in cui è diviso il territorio, spesso di origine molto antica, ognuna delle quali poteva eleggere 2 deputati, indipendentemente dalla sua grandezza e popolazione.
Si nota quindi già una grandissima sproporzione, tra contee più piccole con 800 abitanti e altre più grandi con 20mila.
2. Boroughs (circa 220), cioè i borghi, di solito intesi come città, considerando tutti gli agglomerati a cui il sovrano aveva concesso il privilegio di mandare dei rappresentanti, massimo 1. Ma soltanto 43 borghi hanno più di 1000 abitanti e ben 113 ne hanno meno di 300.
3. Università (5), curia più tarda, che esprimono ciascuna 1 deputato. Non sono quindi determinanti.
Disparità nella rappresentanza
La Camera dei comuni è quindi un Parlamento che riflette ben poco gli interessi, il territorio, la popolazione. Era un collegio di privilegiati, con il voto che non è tanto un diritto da rivendicare, quanto un privilegio che distingue, penalizzando talvolta. Naturale che fosse molto diffuso il voto di scambio: è facile cedere un privilegio per qualcosa d’altro, molto meno lo è cedere un diritto politico.
Nel 1801, su 658 deputati (contando i 100 nuovi dell’Irlanda), 186 sono dalle contee, 467 dai borghi.. Mettendo insieme questi dati, si comprende che tra gli aventi diritto al voto, la metà dei seggi parlamentari era decisa dal 5% degli elettori. Una grande massa di deputati proveniva di borghi, in alcuni dei quali c’erano anche soltanto 250 aventi diritto, o meno. Inoltre erano quasi tutti concentrati nel sud del Paese (Cornovaglia) Mentre fenomeni come l’industrializzazione avevano fatto espandere enormemente altre città, che magari nemmeno avevano la possibilità di rappresentanza. Nei borghi minuscoli alla fine a decidere i candidati erano le persone più in vista, eminenti, prestigiose, ricche.
Domande da interrogazione
- Quali erano i principali problemi del sistema elettorale inglese prima della riforma del 1832?
- Come era strutturato il Parlamento inglese in termini di rappresentanza?
- Qual era l'impatto del voto di scambio nel sistema elettorale dell'epoca?
I problemi principali erano le condizioni di accesso al voto e il modo in cui si votava, con un elettorato in diminuzione e una rappresentanza parlamentare sproporzionata e non riflettente gli interessi della popolazione.
Il Parlamento era diviso in curie: contee, boroughs e università, con una sproporzione evidente tra la popolazione e il numero di deputati eletti, favorendo i borghi piccoli e privilegiati.
Il voto di scambio era molto diffuso poiché il voto era considerato un privilegio piuttosto che un diritto, rendendo facile scambiarlo per altri benefici, penalizzando la rappresentanza equa.