Mongo95
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Concetti Chiave

  • Brienne, successore di Calonne, istituisce le Assemblee provinciali con un editto del 26 giugno 1787, nei territori senza Stati provinciali.
  • Le Assemblee provinciali sono istituite solo nei pays d’élection, a causa dell'opposizione dei Parlamenti provinciali.
  • Viene proposta la raddoppiatura dei rappresentanti del terzo stato per una migliore rappresentanza della popolazione.
  • Nel 1788, nonostante la proroga delle assemblee, si ripresentano gli Stati generali per affrontare l'opposizione fiscale.
  • Luigi XVI reagisce all'opposizione del Parlamento di Parigi con incarcerazioni e trasferimento del potere di ratifica a una Corte di Giustizia.

Indice

  1. Le assemblee provinciali
  2. Opposizione dei Parlamenti provinciali
  3. Conflitto con il Parlamento di Parigi

Le assemblee provinciali

Brienne, il successore di Calonne come Controllore, istituirà per la prima volta le Assemblee provinciali, con un editto regio del 26 giungo 1787.

Opposizione dei Parlamenti provinciali

Esse vengono però soltanto istituite in quei territori dove non esistevano Stati provinciali e quindi nessuna procedura per il prelievo delle tasse (pays d’election), per via dell’opposizione dei Parlamenti provinciali, che vi vedevano un possibile contendente nel monopolio della difesa degli interessi del Paese. Ma rimane la distinzione in ceti. Per lo meno si propone che i rappresentanti del terzo stato vengano raddoppiati, per meglio rappresentare l’enorme popolazione.

Conflitto con il Parlamento di Parigi

La convocazione delle nuove assemblee viene prorogata, ma nel 1788 si hanno nuovamente gli Stati generali. Infatti il Re, dopo aver licenziato Brienne, intendeva imporre una tasso di bollo, ma aveva l’opposizione del Parlamento di Parigi, che rifiuta prima di registrarla e poi anche di farlo dopo il letto di giustizia (dove si rifiuta anche un prestito di 120milioni di franchi), perché riteneva fosse un compito che spettasse agli Stati generali. Luigi XVI risponde con un ordine di incarcerazione per alcuni magistrati e si emanano delle leggi che tolgono al Parlamento di Parigi il potere di ratifica degli editti regi, competenza trasferita ad una Corte di Giustizia composta da principi e amministratori della corona, uomini di corte.

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