Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Eleonora Fonseca Pimentel, nata a Roma nel 1752, sostenne la monarchia napoletana contro i diritti ecclesiastici, seguendo la tradizione illuminista.
  • Durante la Repubblica Partenopea, divenne una figura chiave del movimento giacobino, dirigendo il Monitore napoletano.
  • Fonseca Pimentel fu condannata a morte nel 1799 per aver difeso le sue idee democratiche, sottolineando l'importanza di colmare il divario tra plebe e patrioti.
  • Sosteneva che l'istruzione fosse cruciale per la rivoluzione, vedendo l'alfabetizzazione come un'arma contro i troni.
  • Propose di pubblicare gazzette in napoletano per educare la plebe e diffondere leggi e conoscenze del governo repubblicano, suggerendo la lettura pubblica di tali documenti.

Indice

  1. Le origini e l'impegno politico
  2. Il pensiero democratico e la plebe
  3. L'importanza dell'istruzione
  4. Articoli sul Monitore napoletano
  5. La frattura tra popolo e plebe

Le origini e l'impegno politico

Eleonora Fonseca Pimentel, nata a Roma nel 1752 da una famiglia aristocratica di origine portoghese ma trasferitasi a Napoli fin dall’età di otto anni, appoggiò la monarchia napoletana nella sua lotta contro i pretesi diritti della Chiesa sul regno di Napoli, come aveva già fatto Pietro Giannone e come, del resto, era nella tradizione illuminista.

Quando fu proclamata la Repubblica Partenopea, essa entrò a far parte delle file giacobine, dirigendo il Monitore napoletano per tutto il periodo delle sue pubblicazioni.

Letterata, poetessa ed attiva giornalista, fu condannata al patibolo per aver difeso ad oltranza le sue idee democratiche ed inviata al patibolo nel 1799.

Il pensiero democratico e la plebe

Il principio fondamentale del suo pensiero, sempre strenuamente difeso, era che non vi sarebbe stata salvezza della Repubblica se non fosse stato colmato l’abisso esistente fra plebe dei contadini ed i patrioti. Per questo, essa sosteneva la necessità di farsi plebe se si voleva che la plebe diventasse Popolo. Era molto lungimirante perché fu proprio la plebe delle campagne ad armarsi contro la Repubblica Partenopea per confluire poi nel movimento antirivoluzionario promosso dal cardinale Ruffo che vide la vittoria dei contadini sanfedisti.

L'importanza dell'istruzione

Era del parere che l’istruzione doveva essere alla base di ogni rivoluzione e che, pertanto, “ogni lettera dell’alfabeto imparata dalla plebe era una pietra scagliata contro i troni.”

Articoli sul Monitore napoletano

Per capire il suo pensiero è necessario fare riferimento a due articoli pubblicati sul Monitore napoletano rispettivamente del 9 febbraio e del 5 marzo 1799.

Nel primo, la scrittrice, dopo aver affermato che nella Monarchia la forza dello Stato si fonda sulla plebe contadina, nella Democrazia, una plebe partecipe ha peso per il suo numero e per la dignità che essa porta allo Stato. Essenziale è arrivare ad avere un linguaggio comune fra plebe e patrioti e fintanto che fra di essi esisterà una tale linea di separazione non sarà possibile giungere a risultati concreti; infatti, la plebe diffida dei patrioti perché non capisce il linguaggio di questi ultimi. Anche con questo concetto, la scrittrice anticipa i tempi: per tutto il Risorgimento tale separazione è esistita ed ha continuato per moltissimi italiani fino alla metà del Novecento.

La frattura tra popolo e plebe

L’articolo del 5 marzo ritorna sullo stesso tema della frattura gravissima esistente fra Popolo e plebe (per la scrittrice la voce plebe reca l’iniziale minuscola e la voce Popolo la maiuscola). Essa riconosce che i tempi incalzano e che se la plebe continua a non capire l’italiano, occorre piegarsi a ciò che le circostanze chiedono come pubblicare accanto alle gazzette in italiano anche gazzette in napoletano: questo con lo scopo non solo di educare, ma anche di diffondere la conoscenza delle leggi e delle disposizioni del neonato governo repubblicano, con tutte le istruzioni necessarie. Essa arriva addirittura ad affermare che tali fogli devono essere letti nelle chiese e affidare a degli impiegati pubblici, retribuiti dalla Municipalità, il compito di leggerli alla plebe. Risulta chiaro che la Fonseca aveva ben capito quale aiuto sarebbe potuto derivare dalla diffusione delle notizie e delle leggi se il clero avesse contribuito alla lettura dei documenti rivoluzionari.

Domande da interrogazione

  1. Chi era Eleonora Fonseca Pimentel e quale ruolo ha avuto nella Repubblica Partenopea?
  2. Eleonora Fonseca Pimentel era una letterata, poetessa e giornalista nata a Roma nel 1752, che ha sostenuto la Repubblica Partenopea dirigendo il Monitore napoletano e difendendo le sue idee democratiche fino alla condanna al patibolo nel 1799.

  3. Qual era il principio fondamentale del pensiero di Eleonora Fonseca Pimentel?
  4. Il principio fondamentale del suo pensiero era che la salvezza della Repubblica dipendeva dal colmare l'abisso tra la plebe contadina e i patrioti, sostenendo la necessità di un linguaggio comune e l'istruzione come base di ogni rivoluzione.

  5. Come Eleonora Fonseca Pimentel vedeva il ruolo dell'istruzione nella rivoluzione?
  6. Eleonora Fonseca Pimentel credeva che l'istruzione fosse fondamentale per la rivoluzione, affermando che ogni lettera dell'alfabeto imparata dalla plebe era una pietra scagliata contro i troni.

  7. Quali erano le proposte di Eleonora Fonseca Pimentel per superare la frattura tra Popolo e plebe?
  8. Propose di pubblicare gazzette in napoletano accanto a quelle in italiano per educare e diffondere la conoscenza delle leggi, suggerendo che fossero lette nelle chiese e da impiegati pubblici per raggiungere la plebe.

  9. Qual era la visione di Eleonora Fonseca Pimentel riguardo alla comunicazione tra plebe e patrioti?
  10. Credeva che fosse essenziale avere un linguaggio comune tra plebe e patrioti per ottenere risultati concreti, poiché la plebe diffidava dei patrioti a causa della mancanza di comprensione del loro linguaggio.

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