Concetti Chiave
- Il Concilio di Basilea (1431-47) iniziò con un conflitto tra il papa Eugenio IV e la dottrina conciliare, culminando nell'elezione dell'antipapa Felice V.
- Il Piccolo Scisma (1438-49) si concluse con la sconfitta del conciliarismo e la riaffermazione del primato papale, ma lasciò il papato indebolito.
- Nonostante la chiusura dello scisma, le monarchie europee approfittarono della crisi per estendere il controllo sulle chiese nazionali.
- La questione dottrinale del conciliarismo fu risolta solo nel 1870 con il dogma dell'infallibilità papale, stabilito da Pio IX.
- Il contesto di divisione interna alla Chiesa contribuì a indebolirne l'unità, facilitando l'emergere della Riforma protestante.
Il concilio di Basilea
Nel 1431 Martino V convocò, come previsto a Costanza, un concilio a Basilea (1431-47). L'assemblea iniziò dopo la morte di Martino V. Il nuovo pontefice Eugenio IV tentò di riaffermare il primato papale, ma si scontrò con l'affermazione della dottrina conciliare nella forma più radicale.
Lo scisma e il conciliarismo
Il concilio infatti contrastò gli interventi di Eugenio IV eleggendo un antipapa, Felice V. Si aprì così una nuova frattura nella Chiesa (Piccolo Scisma, 1438-49) che risultò comunque assai più breve della precedente: lo scisma, infatti, si ricompose definitivamente dopo undici anni con l'abdicazione di Felice V. Il papa, dunque, riuscì a sconfiggere il conciliarismo e a riaffermare nella pratica il suo primato.
Ma dal punto di vista dottrinale, tuttavia, la questione fu risolta solo nel 1870 da un concilio convocato da papa Pio IX, che decretò il dogma dell'infallibilità del pontefice.
Conseguenze dello scisma
La chiusura dello scisma fu ovviamente un grande successo per la Chiesa e per il papato che, tuttavia, uscì indebolito da questa prova. Infatti gli Stati approfittarono del lungo periodo di crisi per intervenire nelle questioni ecclesiali e per strappare concessioni ai vari papi che si contendevano il controllo della Santa Sede. Per questo, lo storico Hubert Jedin ha sostenuto che nello scontro tra papato e movimento conciliare "il vero vincitore fu lo Stato moderno".
Nella sostanza lo scisma favorì la tendenza da parte delle monarchie ad assumere il controllo delle Chiese nazionali.
Quando esplose la Riforma protestante, dunque, l'unità della Chiesa era già incrinata.