Concetti Chiave
- Nel '500, la Chiesa di Roma guidava la cristianità europea, ma era criticata per eccessivo sfarzo e attenzione alle questioni temporali.
- La formazione del clero secolare era insufficiente, con molti parroci analfabeti incapaci di educare il popolo e percepiti come ingiustamente tassanti.
- Il cumulo dei benefici permetteva a prelati di gestire più diocesi, spesso da Roma, creando malcontento per la mancanza di attenzione pastorale.
- Critiche interne, come quelle di Erasmo da Rotterdam, chiedevano riforme del clero e l'adozione di lingue volgari nelle funzioni religiose.
- Nel '400 e '500, la religione permeava la vita quotidiana, influenzando ritmi e pratiche sociali, mentre le feste e i riti erano esclusivamente religiosi.
Indice
La chiesa di Roma e la politica
La Chiesa di Roma è, tra ‘400 e ‘500, l’istituzione che governa religiosamente la cristianità europea, ma anche un preciso territorio e che quindi ha degli interessi politici molto concreti: è molto coinvolta nella vita politica italiana e quindi europea.
Critiche alla chiesa e al clero
All’interno della cristianità cattolica europea di fine ‘400 e inizio ‘500 c’erano moltissime voci critiche nei confronti della Chiesa, anche molto autorevoli. Ad esempio, una di queste voci critiche era Erasmo da Rotterdam, che trovava i pontefici troppo attenti a questioni temporali e troppo poco attenti a quelle spirituali, riteneva che la Curia di Roma eccedesse nello sfarzo e nella ricchezza, che i comportamenti morali del clero fossero inaccettabili.
Problemi di formazione del clero
Molta parte della Chiesa si rendeva conto, ad esempio, che la formazione e la preparazione del Clero secolare (parroci) era veramente insufficiente: nelle campagne europee di questi decenni, così come era stato nel Medioevo, c’erano dei parroci analfabeti, i quali non solo dicevano la messa senza poter leggere i libri liturgici, ma per di più in latino, quindi ripetevano mnemonicamente storpiandole delle litanie e non erano in grado di educare e guidare il popolo nella fede religiosa. Questi limiti della vita cristiana erano ben presenti all’interno della cattolicità e c’erano delle voci critiche su questo argomento, così come sul fatto che la Chiesa di Roma raccogliesse tasse, decime per i servizi religiosi erogati alla popolazione su tutto il territorio della cristianità e che questi denari confluissero verso lo Stato della Chiesa. A distanza di secoli, sappiamo che, in realtà, è lo Stato pontificio (i territori governati direttamente da Roma) che ha maggiormente finanziato la vita spirituale della Chiesa; ma la percezione era diversa, i contadini francesi erano convinti di pagare la decima al clero, magari ignorante e poco presente, e che questo fosse ingiusto.
Cumulo dei benefici e problemi
Un altro problema che veniva molto sottolineato dalle voci critiche all’interno della Chiesa di Roma era il fatto che fosse invalsa la pratica del cumulo dei benefici. Ogni carica di prelatura, ogni carica ecclesiastica di una certa importanza era correlata a una rendita, cioè ad un beneficio (entrate del vescovato, che derivavano dalle rendite percepite per gli affitti delle case che possedeva quel vescovado, oppure dal ricavato dell’attività agricola sviluppata sui terreni di quel vescovato) connesso all’officio (vescovato). Le entrate di un vescovato, visto che spesso si trattava di grandi territori (Colonia, Magonza, Treviri); ma anche dove non c’era coincidenza tra il potere politico e quello spirituale, la gestione delle ricchezze che provenivano da terre coltivate da contadini, che si rapportavano al monastero come fosse un signore feudale, le entrate in quelle terre erano amministrate dall’abate del monastero: all’ufficio dell’abate era connesso il beneficio, la ricchezza che ne derivava. Per il Clero secolare era entrata in uso la possibilità che uno fosse contemporaneamente vescovo di più città. Pur beneficiando di entrambe le cattedre vescovili, questi prelati non potevano stare contemporaneamente in entrambe le curie e allora sottraevano una piccola parte delle ricchezze beneficiate da una delle diocesi in cui erano vescovi che serviva a pagare un sostituto. La popolazione si sentiva espropriata e il vescovo non poteva occuparsi della cura delle anime di entrambe le diocesi, specie in un’epoca in cui i viaggi lunghi richiedevano molto tempo. La questione era diventata particolarmente sensibile perché buona parte di questi alti prelati avevano un beneficio in qualunque parte dell’Europa cattolica ma risiedevano a Roma, perché curavano la propria carriera e i propri interessi avendo un palazzo, una sede vicina al potere papale.
Richieste di riforma e liturgia
La richiesta delle voci critiche interne alla Chiesa era, da un lato, quella di modificare i comportamenti del clero, dall’altro, quella di semplificare la liturgia: alcuni cominciano a pensare che le funzioni religiose dovessero essere fatte in una lingua comprensibile al popolo e pertanto spingevano all’adozione delle lingue volgari. Il ritorno di testi sacri il più possibile corretti dal punto di vista filologico: Erasmo da Rotterdam, ad esempio, edita una vulgata del Nuovo Testamento condotta con criteri filologici, cercando di recuperare la versione più vera e vicina ai testimoni manoscritti ancora esistenti dell’Antico Testamento.
Religione nella vita quotidiana
Nel mondo dell’età moderna, in particolar modo tra ‘400 e ‘500, la dimensione religiosa è molto concreta nella vita quotidiana. Il tempo si scandisce con i rintocchi delle campane, i giorni lavorativi e quelli festivi dipendono dai santi, non esistono feste laiche, il matrimonio è solo religioso, i bambini vengono considerati effettivamente presenti nella comunità con il battesimo, tant’è che le registrazioni anagrafiche riportano le date dei battesimi (come se fossero nati nel momento del rito), mandare a ‘morire ammazzata’ un’altra persona non era un insulto qualunque, gli si stava augurando di soffrire le pene dell’inferno nell’aldilà, perché non avrebbe fatto in tempo a ricevere l’estrema unzione. Questi sentimenti, che attualmente ci appartengono con un’intensità e una presenza molto limitata, sono invece fortissimamente presenti nelle società dell’Antico Regime.
Domande da interrogazione
- Quali erano le principali critiche rivolte alla Chiesa di Roma nel '500?
- Quali problemi affliggevano il clero secolare durante il '500?
- Cos'è il cumulo dei benefici e perché era criticato?
- Quali erano le richieste di riforma avanzate da Erasmo da Rotterdam e altri critici?
- Come influenzava la dimensione religiosa la vita quotidiana nel '500?
Le critiche principali riguardavano l'eccessiva attenzione dei pontefici alle questioni temporali, lo sfarzo e la ricchezza della Curia, e i comportamenti morali inaccettabili del clero, come sottolineato da Erasmo da Rotterdam.
Il clero secolare soffriva di una formazione insufficiente, con parroci spesso analfabeti che non erano in grado di educare e guidare il popolo nella fede religiosa, e la percezione che le tasse raccolte dalla Chiesa fossero ingiuste.
Il cumulo dei benefici era la pratica di detenere più cariche ecclesiastiche contemporaneamente, beneficiando delle rendite associate, ma senza poter gestire adeguatamente le diocesi, causando malcontento tra la popolazione.
Le richieste includevano la modifica dei comportamenti del clero, la semplificazione della liturgia, e l'adozione delle lingue volgari per le funzioni religiose, oltre a un ritorno a testi sacri più corretti filologicamente.
La dimensione religiosa era centrale, scandendo il tempo con le campane, determinando giorni lavorativi e festivi, e influenzando eventi come matrimoni e battesimi, che erano esclusivamente religiosi.