Miritilla1994
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Concetti Chiave

  • La questione delle origini della signoria è analizzata principalmente da storici del diritto tra l'inizio e la metà del Novecento, focalizzandosi sulla contrapposizione tra comuni e signorie.
  • Ernst Salzer sostiene che la signoria emerga dallo snaturamento delle magistrature comunali, con poteri prorogati o ampliati.
  • Francesco Ercole introduce l'idea di diarchia, dove poteri comunali e signorili coesistono, come visto a Perugia tra il Quattrocento e i Baglioni.
  • Giovan Battista Picotti critica l'idea che le signorie abbiano portato pace e livellamento sociale, vedendo invece una legalizzazione forzata dall'alto.
  • Gino Masi interpreta la signoria come una necessità storica, riflettendo più sul presente dell'autore che sul contesto storico originale delle signorie.

Indice

  1. Origini e legittimazione delle signorie
  2. Teorie di Salzer, Ercole e Anzillotti
  3. Critiche di Picotti e Torelli
  4. Masi e la necessità storica
  5. Falco, de Vergottini e de Simeoni

Origini e legittimazione delle signorie

La riflessione sulle origini e sulla legittimazione della signoria, che si sviluppa tra l’inizio e la metà del Novecento, nasce soprattutto dall’ambiente degli storici del diritto che, partendo dall’idea generale di contrapposizione fra comuni e signorie, hanno approfondito la riflessione relativa al quando nascono le signorie e al come riescono ad avere una legittimazione sul piano politico.

Teorie di Salzer, Ercole e Anzillotti

Zorzi fa diversi nomi:

1. Ernst Salzer [1900] la signoria nasce dallo snaturamento delle magistrature comunali, che vengono o prorogate per più anni o gli vengono dati dei poteri che normalmente non gli competono (come aveva già anticipato Giovanni Villani).

2. Francesco Ercole [1910] continua a ragionare sulla questione e parla di una diarchia, cioè i poteri comunali e quelli signorili coesistono ed hanno una interrelazione (a Perugia, nel corso del Quattrocento, si parlerà di diarchia tra il potere del papa e quello dei Baglioni).

3. Antonio Anzillotti [1914] sostiene che il principe garantisce anzitutto, in un momento in cui i comuni si sono funestati da una terribile lotta fra le fazioni, la pacificazione interna (cittadina) e un livellamento dei sudditi, in particolare l’innalzamento degli interessi della media borghesia (artigiani) contro l’alta borghesia (grandi mercanti).

Critiche di Picotti e Torelli

A questo punto ci si avvia verso un periodo della storia italiana in cui si valorizza l’esperienza del potere totalitario, affidato ad un’unica persona.

4. Giovan Battista Picotti [1926], di parere completamente opposto ad Anzillotti, non crede affatto che le signorie abbiano garantito né la pace interna, né il livellamento sociale dei sudditi: questo dimostra come la situazione politica italiana, entrata in una dittatura, non sia affatto trascurata. Le signorie non furono affatto un’esperienza positiva, c’è stata una fondazione violenta delle signorie, il consenso degli organi comunali (assemblee e magistrati) è un consenso forzoso, non spontanee e c’è stata una legalizzazione dall’alto.

5. Pietro Torelli [1923] si concentra sulle apparenze formali, cioè sul come si presenta la signoria, con un certo legame con il presente.

6. Federico Chabod [1925] si ricollega al pensiero ottocentesco, cioè della signoria che nasce in seguito a una crisi del potere comunale, sottolineando la fragilità delle oligarchie cittadine sul piano sociale.

Masi e la necessità storica

Negl’anni Trenta Novecento ci sono diverse posizioni che vedono nella signoria la progressiva affermazione di poteri statali forti e, anche qui, si scorge l’evidente condizionamento del presente.

7. Gino Masi [1936] sostiene l’equazione signoria = necessità storica, per cui l’affidarsi al potere del singolo era una necessità storica. Ma anche in questo caso ci sembra che lo storico stia parlando del suo presente più che della signoria nel suo contesto storico.

Falco, de Vergottini e de Simeoni

Finita l’esperienza fascista:

8. Giorgio Falco [1936] studia le signorie in maniera meno condizionata dalla realtà storica dello studioso.

9. Giovanni de Vergottini [1940] studia la legittimazione vicariale senza giudizi di merito (è stato un bene, è stato un male), le modalità della legittimazione da parte dell’imperatore così come può essere avvenuta.

10. Luigi de Simeoni scrive un’intera opera dedicata alle signorie, chiamata appunto Le signorie, 1313-1559 [1950], seguendo una periodizzazione che deriva dall’opera complessiva in cui è inserito il suo studio, cioè la Storia d’Italia della Vallardi.

Le differenze tra le posizioni degli storici ci permettono di capire quanto la loro interpretazione sia influenzata dal periodo in cui vivono.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine della signoria secondo Ernst Salzer?
  2. Ernst Salzer sostiene che la signoria nasce dallo snaturamento delle magistrature comunali, che vengono prorogate o dotate di poteri non loro.

  3. Come descrive Francesco Ercole la relazione tra poteri comunali e signorili?
  4. Francesco Ercole parla di una diarchia, dove i poteri comunali e signorili coesistono e interagiscono.

  5. Qual è la posizione di Giovan Battista Picotti riguardo alle signorie?
  6. Giovan Battista Picotti ritiene che le signorie non abbiano garantito né pace interna né livellamento sociale, vedendole come una fondazione violenta e forzata.

  7. Come interpreta Gino Masi la nascita delle signorie?
  8. Gino Masi vede la signoria come una necessità storica, un affidarsi al potere del singolo come inevitabile.

  9. Qual è l'approccio di Giovanni de Vergottini nello studio delle signorie?
  10. Giovanni de Vergottini studia la legittimazione vicariale senza giudizi di merito, analizzando le modalità di legittimazione da parte dell'imperatore.

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