Concetti Chiave
- Dopo la caduta dell'Impero carolingio, la Germania sperimentò un periodo di anarchia feudale con l'autonomia dei feudatari.
- Nel 919, Enrico I l'Uccellatore fu eletto sovrano, inaugurando la dinastia di Sassonia in Germania.
- Ottone I ricevette la corona imperiale nel 962 e affrontò il problema dell'ereditarietà dei feudi.
- Per ridurre il potere dei feudatari, Ottone I iniziò a nominare vescovi-conti, garantendo il ritorno dei feudi alla sua morte.
- I vescovi-conti non potevano trasmettere i feudi per via ereditaria a causa del celibato, consolidando il controllo imperiale.
La disgregazione dell'impero carolingio
Dopo la disgregazione dell'Impero carolingio, la forte autonomia acquisita dai feudatari tedeschi diede luogo a un periodo di anarchia, che però non fece tramontare l'idea del Sacro romano impero. Dopo la deposizione (887) dell'ultimo sovrano carolingio Carlo il Grosso, in Germania si erano affermati i cinque ducati (Sassonia, Franconia, Baviera, Lorena, Svevia) che avevano il diritto di eleggere il sovrano. Nel 919 fu eletto Enrico I l'Uccellatore che diede inizio a una nuova dinastia imperiale: la dinastia di Sassonia.
L'ascesa di Ottone I
Morto Enrico, fu il figlio Ottone I (936-973) a ricevere nel 962 da papa Giovanni XII la corona imperiale. Il primo grave problema che Ottone I dovette affrontare fu quello relativo all'ereditarietà dei feudi. La questione non era di facile soluzione. Com'è noto il feudo era concesso al feudatario a titolo vitalizio. In teoria, dunque, alla morte del vassallo, il feudo doveva tornare al signore (re o imperatore): solo a lui spettava la nomina di un nuovo feudatario. In pratica, però, i feudatari cercavano di trasmettere i loro feudi in eredità ai figli. I primi a ottenere questo diritto furono i grandi feudatari, i possessori dei feudi maggiori. Infatti, nell'887, con il Capitolare di Quierzy Carlo il Calvo aveva accolto la loro richiesta. Per limitare il potere dei feudatari, Ottone I prese allora ad affidare i feudi a dei vescovi, comunemente definiti vescovi-conti. In questo modo Ottone I otteneva un duplice risultato: in primo luogo, poteva selezionare le persone più adatte a questa carica; in secondo luogo, nel momento della morte dei vescovi-conti, il feudo ritornava nelle sue mani, in quanto i vescovi erano vincolati al celibato e questo impediva loro di trasmettere il feudo in eredità a eventuali figli.