Concetti Chiave
- La crisi dell'impero romano portò a trasformazioni economiche, urbane e sociali, con una significativa perdita del ruolo delle città e una crisi demografica.
- Alcuni studiosi vedono la caduta dell'impero romano come una cesura che portò a una grave decadenza, mentre altri evidenziano elementi di continuità urbana.
- Le città romane erano progettate con un sistema di assi viari principali, con il forum come centro degli edifici pubblici e delle attività commerciali.
- Nonostante la crisi economica imperiale, molte città sopravvissero grazie a profonde trasformazioni guidate principalmente dal ruolo del vescovo.
- Le "città vescovili" si svilupparono attorno al palazzo del vescovo, il battistero e la cattedrale, con i fori che diventavano piazze di chiese.
Indice
Trasformazioni post-impero romano
Il crollo dell’ordinata rete di città su cui l’impero romano aveva basato il suo ordinamento civile e politico determinò profonde trasformazioni, a livello economico, urbano (perdita del ruolo della città) e sociale (crisi demografica). Alcuni studiosi interpretano queste trasformazioni come una cesura che determinò una grave decadenza, destinata a ricomporsi solo con la rinascita dei secoli successivi al Mille, altri insistono nel trovare elementi di continuità, che permisero la sopravvivenza delle funzioni urbane anche nei secoli di maggiore crisi.
Struttura delle città romane
La logica con cui venivano fondate le città romane, o ristrutturati preesistenti centri di insediamento, prevedeva l’articolazione degli edifici lungo due assi viari principali, il cardine e il decumano. Nel punto di incrocio si apriva il forum, sede dei principali edifici pubblici (la residenza imperiale, il praetorium, la curia e il mercato coperto); nelle città affluiva il surplus produttivo dei rispettivi territori, che poteva essere venduto nella città locale commercializzato con altre città.
Sopravvivenza delle città vescovili
La crisi dell’economia imperiale colpì molto duramente la popolazione urbana, che scese demograficamente, ma le città continuarono ad esistere e scomparvero solo i piccoli centri disposti sulle vie di comunicazione. Se la maggioranza delle città sopravvisse, ciò fu possibile soltanto grazie alla loro profonda trasformazione, sia materiale che funzionale, su cui giocò un ruolo primario il vescovo. Secondo le nuove esigenze, rispetto all’impianto della città romana si salvò un’area assai ridotta, cinta da mura e spesso sopraelevata oppure protetta da corsi d’acqua, i cui gli edifici di riferimento erano ora il palazzo del vescovo, il battistero e la cattedrale, edificati presso la porta che sorvegliava le principali direttrici del traffico commerciale. Per questo si può parlare di «città vescovili», i cui fori si conservarono solo se divennero piazze di una chiesa.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali trasformazioni che subirono le città antiche durante la crisi dell'impero romano?
- Come si trasformarono le città romane in «città vescovili»?
- Qual era il ruolo del vescovo nelle città trasformate?
Le città antiche subirono trasformazioni economiche, urbane e sociali, con una perdita del ruolo urbano e una crisi demografica, ma alcune funzioni urbane sopravvissero grazie a elementi di continuità.
Le città romane si trasformarono in «città vescovili» attraverso una riduzione dell'area urbana, con edifici centrali come il palazzo del vescovo, il battistero e la cattedrale, spesso protetti da mura o corsi d'acqua.
Il vescovo giocò un ruolo primario nella trasformazione delle città, adattandole alle nuove esigenze e mantenendo le funzioni urbane essenziali, come la sorveglianza delle direttrici del traffico commerciale.