Concetti Chiave
- La rivoluzione industriale rappresenta la realizzazione in ferro delle tecniche sviluppate nel periodo medievale, focalizzate sullo sfruttamento delle forze naturali.
- Gli ordini mendicanti, come francescani e domenicani, emergono come innovatori intellettuali durante l'epoca neotecnica.
- Il rischio di scomparsa della civiltà occidentale minacciata dagli eserciti di Gengis Khan spinge a un avanzamento tecnico secondo Ruggiero Bacone.
- Innocenzo III, nel "De contemptu mundi", esprime una visione del mondo come regno della degradazione, giustificando il suo ruolo di papa.
- La visione gnostica di Innocenzo III svaluta la natura, contrapposta alla visione di San Francesco che celebra la bellezza e funzionalità della creazione.
Indice
La rivoluzione industriale e le sue radici
Tutta la tecnica che si sviluppa nella Rivoluzione Industriale non è altro che la realizzazione in ferro di ciò che era stato realizzato nell’epoca neotecnica, cioè nell’epoca medievale: si tratta di tecniche di sfruttamento delle forze naturali piuttosto che di adattamento alla natura.
Innovatori intellettuali e rischi politici
Sul versante intellettuale, i più grandi innovatori sono gli ordini mendicanti, francescani e domenicani, che acquistano una importanza e diffusione crescente a livello europeo. Dal punto di vista politico, ciò che emerge è il rischio di scomparsa di una civiltà occidentale sotto la pressione degli eserciti unni di Gengis Khan: Ruggiero Bacone, nei suoi testi, affermava che l’avanzamento della tecnica era necessario per poter reggere all’avanzata degli Unni, che comporterà complessivamente 30 milioni di vittime.
Innocenzo III e la visione del mondo
L’altra persona altrettanto influente in questo periodo è Innocenzo III, autore del De contemptu mundi, ovvero “sul disprezzo del mondo”, che costituisce il paradigma di un’epoca e della sua visione del mondo: in quest’opera egli paragona la condizione umana a quella dei vermi; nell’opera si afferma che l’uomo nasce nella miseria, tra l’urina e le feci, e che il suo destino è fatto di dolori e di affanni. Il mondo è visto come il regno della degradazione, della putredine, della corruzione: attraverso questa concezione egli si autogiustifica come papa e nel suo ruolo di ristabilire l’ordine; più si dice male di una cosa, più si legittima il potere su quella cosa: quest’opera aveva alle spalle una concezione del mondo di tipo gnostico, che vedeva la creazione di Dio come un atto di degenerazione, in cui il valore, lo spirito e la bellezza si degradavano fino ad arrivare alla materia, che era qualcosa di massimamente infimo. Abbracciando questa visione, la natura viene vista come la matrigna dell’uomo, che abbandona i suoi figli al loro destino, la carne umana viene svalutata in modo tale da far riemergere la dignità dell’uomo nello spirito; tale visione impedisce un godimento del mondo, un rapporto positivo con la natura e verrà negata da San Francesco, secondo cui le cose cantano la lode di Dio perché sono fatte bene, sono belle e funzionali.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo degli ordini mendicanti nell'epoca neotecnica?
- Come viene vista la condizione umana nell'opera "De contemptu mundi" di Innocenzo III?
- Qual è la visione di San Francesco riguardo alla natura?
Gli ordini mendicanti, come i francescani e i domenicani, sono considerati i più grandi innovatori intellettuali dell'epoca neotecnica, acquisendo crescente importanza e diffusione a livello europeo.
Nell'opera "De contemptu mundi", Innocenzo III paragona la condizione umana a quella dei vermi, affermando che l'uomo nasce nella miseria e il suo destino è fatto di dolori e affanni, vedendo il mondo come un regno di degradazione e corruzione.
San Francesco nega la visione negativa della natura, sostenendo che le cose cantano la lode di Dio perché sono fatte bene, sono belle e funzionali, promuovendo un rapporto positivo con la natura.