Concetti Chiave
- L'affermazione della potenza angioina negli anni '60-'70 del XIII secolo portò all'instaurazione di regimi guelfi in molte città italiane, con l'esclusione di Pisa.
- Carlo d'Angiò ricoprì vari ruoli, adattandosi alle esigenze politiche locali, e promosse l'integrazione di tutte le parti in conflitto in cambio del suo riconoscimento.
- Firenze rappresenta un esempio di alternanza tra regimi signorili e comunali, dove gli Angiò sostituirono il Popolo con uomini d'affari che finanziarono le imprese militari.
- La dominazione di Carlo d'Angiò in Toscana introdusse il regime di Signoria, affidandosi a signorie esterne piuttosto che a famiglie locali.
- Brunetto Latini descrisse nel suo "Livres dou Tresor" l'influenza di Carlo d'Angiò sulla cultura politica, evidenziando le qualità ispirate da Aristotele per un buon signore.
Indice
L'affermazione della potenza angioina
L’instabilità politica venne acuita dall’affermazione della potenza angioina negli anni ’60-’70, dopo la fondamentale battaglia di Benevento (1266) molte città italiane imposero regimi guelfi, cacciando le famiglie ghibelline (esclusa Pisa). Carlo si adattò ai ruoli che riuscì a conquistare, fu re nel suo regno, senatore a Roma, vicario imperiale in Toscana, Signore nelle città lombarde e piemontesi. In generale la sua politica fu di integrazione di tutte le parti in conflitto in cambio del suo totale riconoscimento.
Il regime di Signoria in Toscana
In Toscana la dominazione di Carlo d’Angiò fu determinante per l’inserimento sistematico del regime di Signoria in una regione che raramente riuscì a sperimentare sistemi politici personali. In particolare Firenze tra 1267 e 1343 fu signoria per 27 anni, quindi la città di Firenze può dirsi un esempio perfetto di alternanza di regimi, signorile e comunale, in cui i veri sconfitti furono i membri del Popolo, aboliti dagli Angiò in favore degli uomini d’affari che avevano finanziato le imprese militari, e che ora potevano ricoprire numerose cariche cittadine. Firenze si affidò a Signorie di tipo Esterno, ossia non ricorse a famiglie fiorentine, ma come visto agli Angiò.
L'influenza culturale di Carlo d'Angiò
L’autorità di Carlo d’Angiò si fece sentire anche sul piano della cultura politica, come racconta Brunetto Latini nel suo Livres dou Tresor, testo che termina con un saggio sul governo della città, e nel quale si analizza il legame fondante tra la politica e la retorica. Brunetto fu notaio e cancelliere del comune di Firenze durante il regime di “popolo” (1250-1260), poi bandito dalla parte ghibellina e esiliato in Francia dalla quale tornò insieme a Carlo d’Angiò che lo risistemò nella sua carica. Le Qualità che Brunetto indica nel buon signore sono (si ispira ad Aristotele): seguire il diritto e la giustizia, non venire eletto a caso ma attraverso la saggezza, avere esperienza di molte cose (quindi essere piuttosto adulto), nobiltà d’animo e preferibilmente di sangue, intelligente, forte e non vanaglorioso, acuto nella spesa, ottimo oratore e infine equilibrato e abbia fede in Dio.
Le signorie cittadine in Italia, Zorzi
Domande da interrogazione
- Qual è stato l'impatto della potenza angioina sulle città italiane negli anni '60-'70?
- Come ha influenzato Carlo d’Angiò il sistema politico di Firenze?
- Quali sono le qualità di un buon signore secondo Brunetto Latini?
L'affermazione della potenza angioina ha portato all'instabilità politica, con molte città italiane che hanno imposto regimi guelfi e cacciato le famiglie ghibelline, ad eccezione di Pisa, dopo la battaglia di Benevento del 1266.
Carlo d’Angiò ha favorito l'instaurazione del regime di Signoria a Firenze, che tra il 1267 e il 1343 è stata signoria per 27 anni, eliminando il Popolo a favore degli uomini d'affari che avevano finanziato le imprese militari.
Brunetto Latini, ispirandosi ad Aristotele, elenca qualità come seguire il diritto e la giustizia, essere eletto con saggezza, avere esperienza, nobiltà d'animo e di sangue, intelligenza, forza, essere un ottimo oratore, equilibrato e avere fede in Dio.