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Concetti Chiave

  • Tiberio Gracco, come tribuno nel 133 a.C., propose una legge agraria per redistribuire le terre pubbliche alla plebe, ma fu ucciso per la sua audacia politica.
  • Il discorso di Tiberio evidenziò le ingiustizie sociali, sottolineando la mancanza di terra per i poveri che difendevano l'Italia.
  • Dieci anni dopo, Caio Gracco continuò la lotta con riforme agrarie, sussidi alimentari e proposte di cittadinanza per tutti gli Italici.
  • Caio affrontò una forte opposizione dai ricchi e terminò la sua vita in un conflitto politico violento, senza riuscire a realizzare le riforme.
  • Le iniziative dei Gracchi fallirono a causa dell'egoismo delle classi abbienti e di una plebe che preferiva i sussidi alla libertà, portando a tensioni sociali e instabilità politica.

Indice

  1. Le riforme di Tiberio Gracco
  2. Le proposte di Caio Gracco
  3. Il fallimento delle riforme

Le riforme di Tiberio Gracco

Cercarono di migliorare le condizioni del popolo Tiberio e Caio Gracco. Tiberio, eletto tribuno nel 133 a. Cr., propose una legge che vietava ai cittadini di possedere più di 500 iugeri di agro pubblico. Le terre, che sarebbero così tornate allo Stato, dovevano essere divise in piccoli poderi di 30 iugeri e distribuite alla plebe. Egli sperava di dar vita nuova alla piccola proprietà. Memorabile rimase ai Romani un suo discorso in favore dei nullatenenti: “Le fiere hanno nelle selve un covile, ma coloro che muoiono in difesa dell’Italia non hanno che aria e luce. Essi errano qua e là, con la moglie e i figli, senza casa, né tetto. Quando i capitani, prima del combattimento, li incitano a combattere per le tombe degli antenati e per i Lari domestici, mentono spudoratamente, perché nessuno di loro possiede queste cose. Il popolo romano viene chiamato signore del mondo, ma deve morire per il lusso di pochi uomini e non possiede neppure una zolla di terra…”.

Gli avversari – coloro che prevedevano di essere danneggiati dalle sue riforme – erano, però, pronti a colpirlo. Avendo Tiberio chiesto il tribunato per un secondo anno, lo accusarono di aspirare alla tirannide e lo uccisero in un tumulto (132 a. Cr.).

Le proposte di Caio Gracco

Dieci anni dopo, nel 123 a. Cr., il fratello Caio, eletto tribuno, propose un piano di riforme radicali: doveva essere attuata la riforma agraria progettata da Tiberio; lo Stato doveva distribuire ai poveri grano a basso prezzo e mandare molti plebei disoccupati, che in Roma vivevano di sussidi e di elemosine, nelle province a lavorare le terre di pubblica proprietà; il Senato doveva rinunciare ad alcune sue facoltà e funzioni, che passavano ai Comizi; la cittadinanza romana doveva essere concessa a tutti gli Italici.

Ma anch’egli incontrò l’opposizione dei ricchi. La lotta politica degenerò in un sanguinoso conflitto. Caio, per non cadere nelle mani dei suoi persecutori, si fece uccidere da uno schiavo (121 a. Cr.).

Il fallimento delle riforme

Le riforme progettate dai Gracchi fallirono per l’egoismo delle classi abbienti e per la pusillanimità di una plebe ormai assuefatta all’ozio, che aspirava soprattutto a distribuzioni gratuite di generi alimentari ed aveva rinunciato, in effetti, alla propria libertà. La situazione politica interna era ormai compromessa: gli squilibri sociali minacciavano le strutture stesse dello Stato: era l’avvio a tutta una serie di agitazioni e di guerre interne.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali riforme proposte da Tiberio Gracco?
  2. Tiberio Gracco propose una legge che limitava la proprietà di agro pubblico a 500 iugeri per cittadino, con l'intento di ridistribuire le terre in piccoli poderi di 30 iugeri alla plebe, per rivitalizzare la piccola proprietà.

  3. Come reagirono gli avversari di Tiberio Gracco alle sue riforme?
  4. Gli avversari di Tiberio, temendo di essere danneggiati dalle sue riforme, lo accusarono di aspirare alla tirannide e lo uccisero in un tumulto quando cercò di ottenere il tribunato per un secondo anno.

  5. Quali furono le conseguenze delle riforme fallite dei Gracchi?
  6. Le riforme fallirono a causa dell'egoismo delle classi abbienti e della plebe assuefatta all'ozio, portando a squilibri sociali che minacciarono le strutture dello Stato e avviarono una serie di agitazioni e guerre interne.

Domande e risposte

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