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Indice

  1. Il ventennio fascista
  2. Fascistizzazione delle masse
  3. Il rapporto con la Chiesa
  4. Propaganda fascista
  5. Economia
  6. La guerra d’Etiopia
  7. Politica estera
  8. Gli antifascisti
  9. Vigilia della Seconda Guerra Mondiale

Il ventennio fascista

A differenza dei vari stati totalitari che sarebbero apparsi in Europa, il regime fascista di Mussolini ha una differenza decisiva: l'esperienza del partito Nazionale fascista in Italia è definita come totalitarismo imperfetto in quanto continuano a sopravvivere le strutture del regno: Mussolini è sì il Duce del Fascismo e capo dell'esecutivo ma il capo dello Stato rimane il re (comandante supremo delle Forze Armate, sceglie i senatori e può nominare o revocare il capo del governo).

Fascistizzazione delle masse

  • Introduzione della tessera obbligatoria del PNF.
  • Opera nazionale dopolavoro: svago fascista dei lavoratori.
  • Fasci giovanili: gruppi universitari fascisti e i Balilla. Lo NB inquadra tutti i ragazzi tra gli 8 e 18 anni dividendoli in Balilla e avanguardisti dando loro un'uniforme e una speciale dottrina di educazione fisica paramilitare e propagandistica. Si sarebbe poi fatto una distinzione per i bambini tra i 6 e i 12 anni con la creazione dei figli della lupa. Il fascismo cerca di accompagnare il cittadino dalla più giovane età fino all'età adulta.


Il rapporto con la Chiesa

Avversario del Fascismo per il controllo delle masse in un paese che si Professa al 99% cattolico e che vede le parrocchie piene di fedeli, la religione cristiana ha un potere sulla popolazione che Mussolini non può sottovalutare ma Papa Pio XI salito al Soglio Pontificio nello stesso anno della marcia su Roma è aperto al dialogo
1929: patti Lateranensi. Finisce la questione romana. Il regno d’Italia riconosce Città del Vaticano, Roma come capitale d’Italia + convenzione finanziaria: l’Italia si impegna a pagare un risarcimento per la perdita dello Stato Pontificio. E’ un concordato. Mussolini diventa il conciliatore.
Sacerdoti esentati dal servizio militare, matrimonio religioso valido anche civilmente, la dottrina cattolica diventa materia scolastica. Alle elezioni del marzo 29 il PNF ottiene il 98% dei voti.

Propaganda fascista

L’eredità romana è uno dei capisaldi del fascismo sia nello spirito, tramite gli esempi degli antichi, che nella forma, con le sue monumentalità. Il regime si focalizza sullo sviluppo demografico del paese. L'incremento della popolazione è uno degli obiettivi cardine del regime: un'Italia forte ha bisogno di molti giovani, fin da bambini indottrinati come perfetti membri del regime. Per conseguire a tale obiettivo gli assegni familiari vengono aumentati, vengono favorite le assunzioni dei Padri di famiglia, vengono creati premi per le coppie più prolifiche, inoltre di Romana memoria viene messa una tassa sui non sposati. Dall'altro lato il regime si impegna a bloccare l'indipendenza femminile: il posto della donna secondo il fascismo è a casa.

Per raggiungere più gente possibile manca la capacità di vincere le classi lavoratrici e le fasce più basse della popolazione. Un tentativo però c'è: Mussolini cerca di vincere il favore di queste classi con la carta del Lavoro varata nel 1927. Questo documento prova a dare una base a delle riforme nel mondo della produzione, ma non riesce a scalfire il problema. Una parte d’Italia è dunque indifferente, refrattaria alle imprese del Duce. Il fascismo conquista dunque la media-piccola borghesia.

Per conquistare le masse il regime si avvale in particolar modo dell’educazione e del cinema. La scuola è dove cresce il futuro d’Italia. Nel 1923 la riforma gentile aveva ristrutturato il sistema scolastico italiano. “pedagogia idealistica”. Primato materie umanistiche. Viene introdotto un libro di testo unico. La maggior parte dei professori accettano il fascismo. Nel 1931 viene imposto il giuramento di fedeltà al regime. Il fascismo controlla la cultura e domina le masse.
La stampa è controllata dal Minculpop, gestito da Mussolini in persona. Nel 1927 nasce l'EIAR (ente italiano per le audizioni radiofoniche), nel 35 il governo decide di installare radio in tutti gli edifici pubblici. I messaggi propagandistici raggiungono più persone.
Per la produzione cinematografica il fascismo mette un cinegiornale, prima dei film. Nel 24 creano l’istituto LUCE. Fonda nel 37 il complesso di Cinecittà a Roma, uno dei più grandi poli cinematografici a Roma.

Economia

L’idea alla base dell’economia dell’Italia fascista è il corporativismo: controllo dell’economia da parte delle categorie produttive. Economia quindi gestita sia dagli imprenditori che dai lavoratori.
Nel 34 vengono introdotte ufficialmente le corporazioni, ma sono un fallimento. In un primo momento (dal 22 al 25) il regime segue un’economia di tipo liberista che porta sì ad un aumento della produzione ma anche a più inflazione, più deficit e collasso della lira. Nell’estate del 25 avviene la svolta. Il ministro dell’economia Giuseppe Volpi conduce un programma basato su protezionismo, deflazione, stabilità monetaria e intervento statale nell’economia. Il primo provvedimento importante è l’aumento dei dazi sui cereali.Mussolini affida infatti a dei tecnici la gestione delle politiche economiche.
Il Duce si impegna quindi in una grande campagna propagandistica: la campagna del grano. Dal 25 agli anni 30 la produzione di grano aumenta del 50% e cala l’importazione. Si impegna sul grano per autarchia: a livello economico la capacità dello Stato di mantenere l’economia attiva anche senza scambi con altri paesi. L’economia italiana però è fin troppo arretrata, rispetto agli altri regimi totalitari.
Nel 26 il Duce annuncia la nuova battaglia: la quota 90. L’obiettivo è abbassare il cambio di una sterlina inglese a 90 lire italiane. Il credito è drasticamente ridotto e vengono presi cospicui prestiti dalle banche statunitensi. Nel 27 quota 90 è raggiunta e superata.
L’autarchia riesce così a salvare l’Italia dalla crisi economica generata dal crollo della borsa di Wall Street nel 29, portando comunque molte persone alla disoccupazione.
Il Duce decide di risolvere la situazione attraverso grandi opere di Edilizia Pubblica e l’intervento diretto statale. Negli anni 30 la penisola si riempie di edifici, opere pubbliche, ferrovie ecc. Le grandi città vengono risanate: proprio il risanamento è un simbolo della rivoluzione fascista. Non solo dal punto di vista urbano ma anche delle campagne: bonifiche. Dal 31 al 34 le paludi dell’Agro Pontino vengono bonificate. Vengono fondate le città di Sabaudia, Vittoria e Latina.
Il sistema bancario è l’ultimo punto da dover ancora risolvere: in seguito a sempre più investimenti cominciano a cadere. Il regime decide di fondare nel 1931 l’IMI (istituto immobiliare italiano) con l’obiettivo di sostituire le banche non più in grado di finanziare le industrie. Due anni dopo, nel 1933, nasce l’IRI (istituto per la ricostruzione industriale) che diventa azionista di maggioranza delle banche in crisi e di fatto alcune industrie private diventano pubbliche.
Il regime crea in questo modo uno stato imprenditore e banchiere, con il continuo aumento, tuttavia, di sempre più industrie private.

La guerra d’Etiopia

Dal 1935 Mussolini avvia una politica di riarmo e di spese militare che danneggia l’assetto economico italiano.
I fascisti sognano di ricreare le gesta dell’impero romano.
La sconfitta di Adua nel 1896, in Etiopia, deve essere rivendicata ad ogni costo. Il 3 ottobre 1935 le truppe italiane del generale De Bono entrano in Etiopia. La società delle nazioni condanna allora l’Italia, ma Mussolini continua ad arringare le piazze e le folle. Gran Bretagna e Francia provano a fermare il Duce, invano. Pietro Badoglio, nuovo generale a capo delle truppe italiane, riesce il 5 maggio del 1936 a conquistare l’etiopia. Mussolini acquista dunque la nomea di “rifondatore dell’impero”. La stele di Axum, obelisco che si trova a Roma, è stata eretta per ricordare proprio la vittoria. Francia e Gran Bretagna ritirano allora le sanzioni.

Politica estera

Il duce sembra voler allargare la propria sfera d’influenza approfittando della guerra civile spagnola, scoppiata nel 36. Ispirato dal nuovo ministro degli esteri Galeazzo Ciano e spinto da Francisco Franco, dittatore spagnolo, l’Italia scende di nuovo in guerra, al fianco di nuovi alleati.
Dopo le inamicizie con Francia e Gran Bretagna, Mussolini stringe un'alleanza con il Fuhrer Adolf Hitler. Il 24 ottobre 1936 firmano un trattato: l’asse Roma-Berlino. 6 ottobre 1937 l’italia aderisce al patto Anti Comintern, un patto creato nel 36 tra impero giapponese e terzo Reich per fermare il comunismo internazionale e l’URSS.
La situazione inizia a sfuggire di mano al duce, che sembra piegarsi alla politica tedesca. Il 22 maggio 1939 viene firmato da Ciano e Ribbentrop il patto d’acciaio: un’alleanza militare assoluta.

Gli antifascisti

Benedetto Croce permette a molti intellettuali di stampo liberale di non rimanere in silenzio, attraverso la rivista “La Critica”. Il Partito comunista inoltre riesce a creare una rete clandestina dedita a diwstribuire propaganda antifascista. Molti socialisti condannati all’esilio iniziano a prendere posizione e a spingere le masse a manifestazioni antifasciste, come ad es. in Francia. Emilio Lussu e Carlo Rosselli fondano nel 1929 il movimento “Giustizia e Libertà” che concilia socialisti, repubblicani e liberali e fonda cellule clandestine. Rosselli verrà poi ucciso da sicari fascisti.
Dopo la morte di Gramsci è Palmiro Togliatti, uno dei dirigenti maggiori del Comintern (terza internazionale comunista) a prendere le redini del PC, si allinea del tutto e per tutto all’URSS.
1934: comunisti e socialisti stipulano il patto di unità d’azione.

Vigilia della Seconda Guerra Mondiale

Nel 1935, davanti alle sanzioni imposte da Francia e Gran Bretagna per non aver rispettato l’accordo delle Nazioni Unite con la guerra d’Etiopia, Mussolini decide di aumentare ancora di più la sua politica autarchica. Il duce impone che l’economia italiana diventi indipendente ma l’Italia non ha risorse per mantenere l'autarchia, la produzione industriale ne soffre e porta a un aumento dei prezzi generale.
Nel frattempo Ciano spinge per accettare le richieste del Fuhrer ma l’amicizia con la Germania non è proprio accettata dall’opinione pubblica. Il duce è convinto che l’unica soluzione sia quella di entrare in guerra, per assecondare anche gli obiettivi politici di Hitler; il popolo italiano però, reduce della prima guerra mondiale, chiede la pace e non è pronto a prendere parte ad un altro conflitto.

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