Concetti Chiave
- L'uranio impoverito è un materiale di scarto radioattivo prodotto durante la fabbricazione dell'uranio arricchito, utilizzato per armi e corazze.
- La sua alta densità e costo relativamente basso lo rendono utile per applicazioni militari, come proiettili ad alta capacità penetrante.
- È tossico e cancerogeno, con effetti significativi su polmoni e reni se inalato o ingerito, soprattutto a dosi elevate.
- Studi collegano l'esposizione all'uranio impoverito a sintomi come la "sindrome del Golfo" e malattie come la leucemia, sebbene le prove non siano definitive.
- La presenza di uranio impoverito dopo conflitti è stata associata a un aumento dei casi di tumore tra i civili, nonostante le controversie sui dati.
Indice
Produzione e utilizzo dell'uranio impoverito
Per la fabbricazione di armi, si ricorre alla produzione dell’uranio arricchito, a partire dall’uranio naturale. Durante il processo, si origina un materiale di scarto che prende il nome di uranio impoverito. Si tratta di una sostanza comunque radioattiva, con una densità molto elevata, superiore di 1,7 a quella del piombo. Essa è facilmente lavorabile e molto infiammabile a seguito di un forte impatto. Grazie alle sue proprietà fisiche e al suo costo relativamente basso, tale uranio è adoperato per costruire degli schemi antiradiazione e contenitori per il trasporto di materiali radioattivi. Gli usi più importanti e diffusi si hanno in campo militare dove serve per costruire corazze di carri armati o proiettili dall’alta capacità penetrante.
Effetti sulla salute e controversie
L’uranio ha una grande tossicità chimica ed emette radiazioni ionizzanti. Pertanto, se viene ingerito o inalato, esso può provocare gravi danni alla salute. Come tutti i materiali radioattivi, esso è cancerogeno anche se secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo è solo in caso di dosi piuttosto elevate. le parti dell’organismo umano che ne portano maggiormente le conseguenze sono i polmoni e i reni.
Conseguenze ambientali e sanitarie
È chiaro che, durante una battaglia i proiettili usano l’uranio impoverito e le polveri di questa sostanza aumentano la loro presenza nell’ambiente. I più esposti sono i militari; molti studiosi ritengono che la “sindrome del Golfo”, di cui sono risultati affetti i militari reduci dalla guerra del 1991, sia proprio dovuta all’esposizione all’uranio impoverito. Si è trattato di una vasta gamma di sintomi acuti come affaticamento, dolore muscolare, problemi cognitivi, insonnia, eruzioni cutanee. Questo pare che sia derivato dal fatto che sui terreni del Kuwait e dell’Iraq rimasero circa 350 tonnellate di scorie di uranio impoverito. Fra l’altro, pur essendo stata confermata la tossicità delle scorie dall’Istituto di Medicina di Washington, la produzione di armi con uranio impoverito è continuata.
Dibattiti e polemiche internazionali
Del problema si è continuato a parlare anche alla fine del 2000, quando ci sono stati i primi decessi per leucemia tra i militari italiani che aveva prestato servizio in Bosnia e in Kosovo.
Ad essi ne sono seguiti altri, appartenenti al contingente Nato nella penisola balcanica: soldati spagnoli, francesi, romeni, inglesi e cechi. Per l’OMS non esistono prove certe sul legame tra la radioattività dell’uranio impoverito e la leucemia perché la leucemia può essere causata anche dall’inalazione di idrocarburi o da virus. Per i civili mancano dati certi e l’esatta valutazione dei rischi si scontra con la reticenza delle autorità militari e le difficoltà a reperire dati certi. Anche in Italia si è riunita un’apposita commissione che ha escluso il nesso fra esposizione all’uranio impoverito e malattie tumorali. Questo risultato non ha mancato di suscitare polemiche poiché i dati su cui si è basata la decisione sono stati ritenuti insufficienti. Resta comunque la certezza che dopo ogni conflitto in cui sono state utilizzate armi all’uranio, nell’ambiente si riscontra sempre un’alta concentrazione di uranio e l’OMS ha riconosciuto che i civili che abitano queste aree sono più a rischio; per esempio, al termine del conflitto in Kosovo, suk territorio rimaneva circa una tonnellata di sostanza radioattiva e in Iraq, terminato il conflitto, aumentarono notevolmente i casi di tumore fra i civili.
Domande da interrogazione
- Qual è l'origine dell'uranio impoverito e quali sono le sue principali applicazioni?
- Quali sono i rischi per la salute associati all'esposizione all'uranio impoverito?
- Quali sono le controversie legate all'uso dell'uranio impoverito in ambito militare?
- Quali sono stati gli effetti dell'uranio impoverito sui militari e civili dopo i conflitti?
- Qual è la posizione dell'OMS riguardo all'uranio impoverito e le sue conseguenze sulla salute?
L'uranio impoverito è un materiale di scarto derivante dalla produzione di uranio arricchito. È utilizzato principalmente in ambito militare per costruire corazze di carri armati e proiettili ad alta capacità penetrante, grazie alla sua elevata densità e basso costo.
L'uranio impoverito è chimicamente tossico e radioattivo, e può causare gravi danni alla salute se ingerito o inalato, colpendo principalmente polmoni e reni. È considerato cancerogeno in dosi elevate.
Nonostante la conferma della sua tossicità, la produzione di armi con uranio impoverito continua. Ci sono polemiche riguardo al legame tra esposizione e malattie tumorali, con studi che non trovano prove certe, ma con un aumento dei casi di tumore nelle aree colpite.
I militari esposti durante la guerra del Golfo hanno manifestato sintomi acuti noti come "sindrome del Golfo". Nei civili, specialmente in aree come Kosovo e Iraq, si è osservato un aumento dei casi di tumore dopo i conflitti.
L'OMS non ha prove certe del legame tra uranio impoverito e leucemia, ma riconosce che i civili nelle aree colpite sono più a rischio di esposizione e conseguenti problemi di salute.