Concetti Chiave
- Tra il 1927 e il 1929, Stalin si afferma come leader del Partito Comunista Sovietico e promuove un cambiamento economico radicale, puntando sull'industrializzazione e la collettivizzazione agricola.
- Stalin attua tre piani quinquennali dal 1928 al 1943, che portano a una crescita industriale rapida, soprattutto nei settori metallurgico, meccanico, estrattivo ed elettrico.
- La collettivizzazione forzata dell'agricoltura porta alla creazione di kolchoz e sovchoz, ma provoca un declino nella produzione agricola e una terribile carestia in Ucraina nel 1932-33.
- Nonostante l'industrializzazione, il tenore di vita della popolazione si abbassa notevolmente, con salari bassi, prezzi elevati e condizioni di vita nelle città misere.
- Nel 1940, l'Unione Sovietica diventa la terza potenza industriale mondiale, ma a un costo sociale ed economico significativo, con gravi conseguenze per la popolazione rurale.
-L’Unione Sovietica di Stalin-
Indice
L'ascesa di Stalin
Tra il 1927 e il 1929 Stalin si è imposto come dirigente del Partito Comunista Sovietico e della stessa Unione Sovietica.
Dopo aver sostenuto la Nuova Politica Economica (NEP), Stalin decide di cambiare completamente, promuovendo l’industrializzazione del sistema produttivo e la completa collettivizzazione dell’agricoltura.
Piani quinquennali e industrializzazione
Stalin usufruisce della pianificazione: definisce degli obiettivi da raggiungere entro certo archi di tempo.
Dal 1928 al 1943 vengono messi in atto tre ‘piani quinquennali’.
La produzione industriale cresce a ritmi sorprendenti, soprattutto per le industrie siderurgiche, meccaniche, estrattive ed elettriche.
Un gran numero di famiglie contadine si muovono dalle campagne verso le città industriali.
La rete stradale e ferroviaria viene enormemente potenziata, così come le strutture educative, che devono provvedere alla formazione di personale tecnico da impiegare nelle industrie.
Risultato complessivo: nel 1940 l’Unione Sovietica è la terza potenza industriale mondiale, dietro a Stati Uniti e Germania.
Nonostante ciò, dal punto di vista sociale si assiste ad un forte abbassamento del tenore di vita della popolazione: i salari sono bassi, mentre i prezzi dei beni crescono rapidamente; le condizioni di vita nelle città sono misere e i livelli di consumo di beni sono inferiori a quelli dei paesi occidentali.
Collettivizzazione forzata e conseguenze
A fianco dell’industrializzazione, Stalin decise di attuare una completa collettivizzazione delle aziende agricole.
Tutti i contadini, specialmente in kulaki (proprietari terrieri), sono costretti ad associare le loro aziende a cooperative agricole (i kolchoz) o a cederle ad aziende possedute e gestite dalla Stato (i sovchoz).
Si vuole fare in modo che l’agricoltura produca quantitativi di viveri prefissati, ad un prezzo prefissato, in modo da poter sorreggere l’industrializzazione che si sta realizzando nelle aree urbane.
Lo Stato ha così sotto controllo, diretto od indiretto, tutta la produzione agricola.
Molti contadini non vogliono aderire spontaneamente al piano di collettivizzazione dell’agricoltura, vengono allora forzati con brutali metodi: le loro aziende vengono espropriate, i proprietari vengono deportati ed in molti casi chi si oppone viene giustiziato.
Economicamente e socialmente questa azione del governo si rivela un disastro: tra il 1928 e il 1937 la produzione agricola è completamente in declino.
Il momento più drammatico si ha in Ucraina nel 1932-33, quando scoppia una tremenda carestia, che porta alla morte di circa 10 milioni di persone.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali trasformazioni economiche promosse da Stalin tra il 1927 e il 1943?
- Quali furono le conseguenze sociali delle politiche di Stalin sull'industrializzazione e collettivizzazione?
- Quali furono gli effetti della collettivizzazione forzata sull'agricoltura sovietica?
Stalin promosse l'industrializzazione del sistema produttivo e la collettivizzazione dell'agricoltura, attuando tre piani quinquennali che portarono a una crescita sorprendente della produzione industriale e al potenziamento delle infrastrutture.
Nonostante la crescita industriale, il tenore di vita della popolazione si abbassò notevolmente, con salari bassi e prezzi in aumento, mentre le condizioni di vita nelle città erano misere e i livelli di consumo inferiori a quelli occidentali.
La collettivizzazione forzata portò a un declino della produzione agricola tra il 1928 e il 1937, culminando in una carestia devastante in Ucraina nel 1932-33, che causò la morte di circa 10 milioni di persone.