Concetti Chiave
- Il governo Saracco entra in crisi a causa della pressione della destra reazionaria e dei provvedimenti repressivi, scatenando scioperi operai.
- Giolitti si presenta come figura di spicco del cambiamento politico liberale e propone un nuovo indirizzo di governo, puntando al miglioramento delle condizioni delle classi operaie.
- La politica di Giolitti mira a sostituire la repressione della classe operaia con un'egemonia borghese-liberale, promuovendo la neutralità dello Stato nei conflitti tra capitale e lavoro.
- Giolitti sostiene una riforma tributaria per ridurre il carico fiscale delle masse lavoratrici, favorendo l'incremento dei consumi e lo sviluppo industriale.
- Gli imprenditori iniziano a comprendere l'importanza di aumentare i salari e ridurre le tasse per stimolare il potere d'acquisto e sostenere i mercati industriali.
Indice
Crisi del governo Saracco
Il governo Saracco entra in crisi sotto la spinta della destra reazionaria (che, pur non avendo alcun ministro fa parte tuttavia della maggioranza parlamentare che sostiene il governo), e prende alcuni provvedimenti repressivi tra cui principalmente lo scioglimento della Camera del lavoro di Genova.
Ciò provoca un grande sciopero operaio di protesta nel capoluogo ligure.Giolitti e la svolta liberale
Giolitti, affermatosi ormai da un anno e mezzo come l’uomo più rappresentativo ed influente dello schieramento politico di una svolta liberale, pronuncia allora alla Camera, un famoso discorso di opposizione a Saracco, che costituisce la proposta organica di un nuovo indirizzo di governo. Egli sostiene che il miglioramento delle condizioni delle classi operaie sta avvenendo a un ritmo sempre più veloce, giorno dopo giorno. Da questa osservazione, arriva a una conclusione politica: chi è a favore delle istituzioni monarchiche ha la responsabilità di dimostrare, con atti concreti, il proprio impegno verso queste classi.
Proposte di Giolitti
Si tratta, insomma, di una linea politica che mira a sostituire, alla compressione repressiva e reazionaria della classe operaia, un’egemonia borghese-liberale su di essa, nel quadro di un consolidato regime monarchico. Per raggiungere questo scopo occorrono, secondo lui, mezzi politici ben definiti, che egli indica con precisione. In primo luogo, occorre quella che egli chiama la neutralità dello Stato nei conflitti tra capitale e lavoro. Le autorità dello Stato, cioè, non debbono più né considerare illegali, e perciò passibili di repressione armata, gli scioperi con i quali gli operai cercano di far valere i loro interessi, né prendere posizione, nei conflitti salariali, per gli imprenditori.
Riforma tributaria e sviluppo
Ma in secondo luogo occorre, per Giolitti, una riforma tributaria che alleggerisca il carico fiscale delle masse lavoratrici. Anche tale riforma, infatti, gli appare indispensabile per conciliare le masse lavoratrici con il regime monarchico e per elevare il loro livello di consumo, a beneficio loro e dello sviluppo industriale. Giolitti mostra di essersi reso chiaramente conto che, con la nuova fase di sviluppo capitalistico apertasi fin dal 1896 in tutti i paesi industrializzati, i profitti industriali e l’accumulazione di capitali possono essere incrementati soltanto da operai meglio retribuiti e più soddisfatti, e capaci, quindi, di lavorare con l’impegno richiesto dalle nuove tecniche produttive e di comprare una maggior quantità di prodotti industriali.
Comprensione degli imprenditori
Tutto ciò, del resto, comincia ad essere compreso dagli stessi imprenditori dell’industria, i quali, pur sempre ostili ad ammettere la liceità degli scioperi, sono però sempre meno sfavorevoli, specie quelli dei settori alimentare, tessile, meccanico ed elettrico, ad aumenti salariali e a detrazioni fiscali per le masse lavoratrici. Per quanto infatti possa venire loro a costare fare avere più denaro alle masse lavoratrici, hanno cominciato ad accorgersi che se tali masse non arrivano a disporre del denaro sufficiente per fare allacciare l’elettricità alle loro case, e per comprare più indumenti e più cibi, l’industria viene soffocata nel suo sviluppo dalla mancanza di adeguati mercati di sbocco. Se invece l’industria è messa in grado di svilupparsi da maggiori livelli di consumo popolare che ne possano assorbire i prodotti, i maggiori profitti vengono ampiamente a ripagare i maggiori costi.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause della crisi del governo Saracco?
- Qual era la proposta politica di Giolitti per migliorare le condizioni delle classi operaie?
- Come intendeva Giolitti consolidare il regime monarchico?
- Qual era l'importanza della riforma tributaria secondo Giolitti?
- Come reagirono gli imprenditori alle proposte di riforma di Giolitti?
La crisi del governo Saracco fu causata dalla pressione della destra reazionaria e da provvedimenti repressivi come lo scioglimento della Camera del lavoro di Genova, che portarono a un grande sciopero operaio.
Giolitti propose un nuovo indirizzo di governo che includeva la neutralità dello Stato nei conflitti tra capitale e lavoro e una riforma tributaria per alleggerire il carico fiscale delle masse lavoratrici.
Giolitti intendeva consolidare il regime monarchico sostituendo la repressione della classe operaia con un'egemonia borghese-liberale e promuovendo riforme che migliorassero le condizioni delle masse lavoratrici.
La riforma tributaria era vista da Giolitti come indispensabile per conciliare le masse lavoratrici con il regime monarchico e per elevare il loro livello di consumo, favorendo così lo sviluppo industriale.
Gli imprenditori, sebbene inizialmente ostili agli scioperi, cominciarono a essere meno sfavorevoli agli aumenti salariali e alle detrazioni fiscali, riconoscendo che un maggiore potere d'acquisto delle masse lavoratrici avrebbe favorito lo sviluppo industriale.