Concetti Chiave
- Dopo i moti del '48, l'Italia subì una "seconda restaurazione" con la restaurazione dei sovrani legittimi e l'annullamento delle riforme del '46-'47.
- Nel Lombardo-Veneto, il generale Radetzky ebbe pieni poteri fino al 1854, imponendo lo stato d'assedio e mantenendo alte le tasse.
- Politiche ultraconservatrici furono adottate nei Ducati di Modena e Parma, nel Granducato di Toscana e da Pio IX, con un ritorno alle vecchie norme.
- Il Sud Italia rimase legato al latifondo, mentre il Nord, particolarmente la Lombardia, vide lo sviluppo di industrie tessili, metallurgiche e meccaniche.
- Un miglioramento delle condizioni igieniche portò ad un incremento demografico nel centro-nord, con la popolazione italiana che crebbe da 18 a 25 milioni di abitanti.
Indice
La seconda restaurazione in Italia
Dopo il fallimento dei moti del ’48 tutta l’Italia fu investita dalla “seconda restaurazione” ossia vennero ripristinati sul trono i legittimi sovrani, vennero annullate le riforme che erano state fatte nel 46-47 compresa l’idea di un’unione doganale fra i vari stati. Ci fu una svolta reazionaria ovunque.
Repressione e conservatorismo
Nel Lombardo-Veneto i pieni poteri furono dati, fino a 1854, al generale Radetzky che pose il territorio sotto lo stato d’assedio militare detenendo i pieni poteri, anche civili. Le tasse rimasero alte. Un piccolo miglioramenti ci fu solo quando a Milano arrivò l’arciduca Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe.
Svolte ultraconservatrici ci furono anche nella politica dei Ducati di Modena e Parma e nel Granducato di Toscana dove Leopoldo II cancellò ogni riforma fatta in precedenza e mantenne sul suo territorio truppe austriache per diversi anni.
Stesso ritorno integrale al passato avvenne con Pio IX che diede molte cariche ai Gesuiti.
Nel Regno delle Due Sicilie (il solo che aveva ripreso il potere senza austriaci o francesi) iniziò anche una dura repressione politica ed un isolamento anche diplomatico.
Sviluppo economico e industriale
Nella metà degli ani ’50 era iniziata in alcune aree italiane la formazione di una classe borghese-capitalistica, ma in modo diversificato sul territorio.
Soprattutto nel Piemonte e nella Valle Padana erano iniziati gli investimenti capitalistici nelle campagne (nuove tecniche, salariato e affitto).
A Sud rimase invece predominante il latifondo: coltivazione estensiva di cereali con scarsa o nulla innovazione tecnica in mano a grandi proprietari terrieri.
L’industria si sviluppò nelle regioni dove l’agricoltura si era ammodernata. La Lombardia – inserita nel sistema più moderno degli Asburgo – sviluppò soprattutto l’industria tessile (collegata con la gelsibachicoltura), metallurgica e meccanica. Nell’area di Genova si sviluppò il settore cantieristico e siderurgica.
Infrastrutture e crescita demografica
Arretrata continuava ad essere la situazione delle infrastrutture: poche erano le ferrovie (Napoli-Portici del 1839. Milano-Monza del 1840; Livorno-Pisa del 1844, Torino-Moncalieri del 1845, Roma-Frascati del 1856).
Grazie al miglioramento delle condizioni igieniche (fognature, bonifiche, acquedotti) ci fu un incremento demografico nel centro-nord e la popolazione italiana passò da 18 a 25 milioni di abitanti.
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze della "seconda restaurazione" in Italia dopo i moti del '48?
- Come si sviluppò l'economia italiana nella metà degli anni '50?
- Quali furono i progressi infrastrutturali e demografici in Italia durante questo periodo?
La "seconda restaurazione" portò al ripristino dei legittimi sovrani, all'annullamento delle riforme del '46-'47 e a una svolta reazionaria in tutta Italia, con il ritorno delle truppe austriache e la repressione politica.
Nella metà degli anni '50, in alcune aree italiane iniziò a formarsi una classe borghese-capitalistica, con investimenti capitalistici nelle campagne del Piemonte e della Valle Padana, mentre al Sud predominava il latifondo. L'industria si sviluppò soprattutto in Lombardia e nell'area di Genova.
Le infrastrutture rimasero arretrate con poche ferrovie, ma ci fu un miglioramento delle condizioni igieniche che portò a un incremento demografico nel centro-nord, facendo crescere la popolazione italiana da 18 a 25 milioni di abitanti.