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Concetti Chiave

  • Keynes critica l'economia classica sostenendo che le condizioni di libera concorrenza perfetta nei moderni mercati sono improbabili.
  • Secondo Keynes, la flessibilità dei salari è dannosa poiché riduce la domanda e, di conseguenza, l'offerta.
  • Keynes sostiene che la domanda di beni e servizi è cruciale per gli investimenti, influenzata dal reddito familiare e dallo Stato attraverso opere pubbliche.
  • Lo Stato, secondo Keynes, deve intervenire in economia, spendendo in deficit durante le recessioni per stimolare la domanda e l'occupazione.
  • I neo liberisti criticano il sistema keynesiano per aver permesso un'eccessiva invadenza statale e propongono privatizzazioni e flessibilità lavorativa.

La rivoluzione Keynesiana


Indice

  1. La critica di Keynes al liberismo
  2. Il ruolo dello Stato secondo Keynes
  3. L'adozione della politica keynesiana
  4. Critiche dei neo liberisti

La critica di Keynes al liberismo

Nel 1936 Keynes pubblicò la Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, un'opera molto complessa che critica l'economia classica, il liberismo.

Perchè si verifichi la libera concorrenza perfetta, le imprese devono essere piccole, molto numerose e i prodotti devono avere le stesse caratteristiche, in modo che la scelta del consumatore sia dettata solo dal prezzo. Keynes teorizzò che nei moderni mercati fosse improbabile che queste condizioni si potessero verificare.

Nel liberismo i salari dovevano essere bassi, ma questo causò diffusa conflittualità. Crebbero così i movimenti sindacali (con l'obbiettivo di migliorare le condizioni dei lavoratori) e i partiti socialisti (con l'obbiettivo di imprimere una svolta in senso democratico allo Stato). Rivoluzione Industriale - La rivoluzione Keynesiana articolole condizioni dei lavoratori cominciarono a migliorare e Keynes osservò che la flessibilità dei salari era:

- improbabile, i lavoratori non avrebbero accettato di regredire economicamente;

- dannosa, avrebbe provocato un calo della domanda con conseguente calo dell'offerta.

Secondo i liberisti, le famiglie dovrebbero risparmiare per aumentare la domanda dei beni d'investimento. Per Keynes, gli investimenti privati dipendono dale aspettative imprenditoriali e le aspettative imprenditoriali sono buone solo se la domanda di beni e servizi è in aumento.

Il ruolo dello Stato secondo Keynes

Se la crisi recessiva si innesca, per ricacciarla indietro bisogna aumentare rapidamente la domanda sia di beni di investimento (necessari per accrescere la capacità produttiva delle imprese) che di beni di consumo (destinati a soddisfare i bisogni delle famiglie).

La domanda di beni di consumo dipende dal reddito delle famiglie. In caso di crisi sarebbe utile aumentare sia l'occupazione che i redditi di lavoro, ma gli imprenditori non possono aumentare i redditi se i consumi ristagnano. Si arriva, così, in modo indiretto ad aumentare i consumi delle famiglie aumentando la domanda di beni d'investimento.

Se la domanda è insufficiente, l'unico soggetto che può intervenire è lo Stato, che può rilanciare la domanda nel paese realizzando grandi opere pubbliche, quali autostrade, porti, abitazioni..

Questo comporta a catena, anche la domanda di lavoro, che porterà un reddito da consumare. Quindi, secondo Keynes, ogni investimento produce redditi per un valore multiplo dell'investimento stesso.

Ma questo processo comporta che lo stato immetta nel circuito economico una grossa somma di denaro che prende in prestito dalle banche. Quando si è in presenza di una recessone economica, il bilancio dello Stato deve essere in deficit (cioè lo Stato deve spendere più di quello che normalmente incassa).

Contrariamente a quello che pensavano i liberisti, per Keynes lo Stato deve diventare regolatore dell'economia intervenendo ogni volta che il sistema, lasciato a se stesso, tende a scivolare verso la recessione.

L'adozione della politica keynesiana

La politica economica di Keynes è stata adottata soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale e ha attenuauto gli effetti delle crisi recessive. Dopo le guerre viene anche riconsiderato il ruolo dello Stato, che divenne Stato sociale.

Critiche dei neo liberisti

I neo liberisti sono quegli economisti contemporanei che rimproveramno al sistema keynesiano di aver consentito una eccessiva invadenza allo Stato nell'economia e di aver favorito una dilatazione del debito pubblico. Quindi essi propongono:

- il ridimensionamento del ruolo dello Stato in economia (politica delle privatizzazioni);

- flessibilità dei salari e mobilità del lavoro (che dovrebbero indurre l'aumento della produzione e dell'occupazione).

Domande da interrogazione

  1. Qual è la critica principale di Keynes all'economia classica e al liberismo?
  2. Keynes critica l'economia classica e il liberismo sostenendo che le condizioni di libera concorrenza perfetta sono improbabili nei mercati moderni e che la flessibilità dei salari è dannosa poiché provoca un calo della domanda.

  3. Come Keynes propone di affrontare una crisi recessiva?
  4. Keynes propone di aumentare rapidamente la domanda di beni di investimento e di consumo, con l'intervento dello Stato che realizza grandi opere pubbliche per rilanciare l'economia.

  5. Qual è il ruolo dello Stato secondo la teoria keynesiana?
  6. Secondo Keynes, lo Stato deve diventare regolatore dell'economia, intervenendo per rilanciare la domanda e contrastare la recessione, anche se ciò comporta un bilancio in deficit.

  7. Come è stata applicata la politica economica di Keynes dopo la Seconda guerra mondiale?
  8. Dopo la Seconda guerra mondiale, la politica economica di Keynes è stata adottata per attenuare gli effetti delle crisi recessive e ha portato a una riconsiderazione del ruolo dello Stato come Stato sociale.

  9. Quali sono le critiche dei neo liberisti al sistema keynesiano?
  10. I neo liberisti criticano il sistema keynesiano per l'eccessiva invadenza dello Stato nell'economia e la dilatazione del debito pubblico, proponendo il ridimensionamento del ruolo dello Stato e la flessibilità dei salari.

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