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Concetti Chiave

  • Il Risorgimento italiano è spesso percepito negativamente o con indifferenza, a differenza delle rivoluzioni francesi e americane che sono celebrate con orgoglio.
  • Alfredo Oriani criticò il Risorgimento come una "conquista regia" anziché una "guerra del popolo", influenzando il fascismo con le sue idee.
  • Pietro Gobetti e Antonio Gramsci, oppositori del fascismo, considerarono il Risorgimento una "rivoluzione fallita" per la mancanza di una guida unitaria e rivoluzionaria.
  • Federico Chabod e Rosario Romeo difesero il Risorgimento, sostenendo che una rivoluzione agraria avrebbe incontrato l'opposizione delle potenze europee.
  • Nonostante le critiche, il Risorgimento fu un movimento di patrioti di varie classi sociali, spesso dimenticati o sottovalutati nella memoria collettiva.

Indice

  1. L'indifferenza italiana verso il Risorgimento
  2. Critiche storiche al Risorgimento
  3. Risposte alle critiche e riflessioni moderne

L'indifferenza italiana verso il Risorgimento

Nell’immagine degli italiani quella grande rivoluzione che fu il Risorgimento non ha molto spazio, e se ce l’ha molto frequentemente su di esso viene espresso un giudizio negativo. A differenza dei Francesi, che adorano la loro Rivoluzione, cantano la Marsigliese e ballano per le strade il 14 luglio, o degli Americani, che intonano l’inno nazionale persino al termine della messa cattolica e a scuola studiano a memoria la Dichiarazione d’Indipendenza, ben pochi di noi ricordano la data della battaglia di Calatafimi e nessuna festa nazionale celebra il 17 marzo 1861, giorno in cui si riunì il primo Parlamento dell’Italia unita.

Critiche storiche al Risorgimento

La storia di questa indifferenza, anzi spesso di questo fastidio generalizzato e lunga.

Nasce addirittura nel 1892, quando Alfredo Oriani, uno scrittore irruente e molto popolare,ssessionato dall’ambizione di uscire dalla mediocrità della morale borghese, pubblicò la lotta politica in Italia, mettendo sotto accusa lo Stato uscito dal Risorgimento perché era stato il frutto di una “conquista regia” e non di una “guerra del popolo”. Oriano poi convogliò le sue eroiche aspirazioni in un’opera, La rivolta ideale, che divenne il libro-culto del fascismo perché profetizzava l’avvento di un uomo che avrebbe riportato l’Italia ai suoi destini imperiali e colonialisti.

Benito Mussolini pensò diesi anni dopo di essere quell’uomo e curò personalmente l’edizione completa delle opere di Oriani.

Un’altra critica arrivò nel 1926 da una grande intellettuale di parte opposta, Pietro Gobetti, che oggi definiremmo un liberale di sinistra: vicino al comunista Antonio Gramsci, irriducibile antifascista, vittima dei manganelli delle “camicie nere”, morto esule a venticinque anni. In un suo libro, Risorgimento senza eroi, egli riprese alcune delle obiezioni di Oriani e mosse critiche feroci alla classe dirigente che aveva realizzato e governato l’Italia unita, definendo il Risorgimento “rivoluzione fallita”.

Bisogna però considerare che Gobetti scriveva dall’esilio nell’anno delle “leggi fascistissime ” e che non potava perdonare ai liberali dei primi decenni del Novecento, eredi della classe dirigente che aveva unito l’Italia, di essere coloro che avevano ceduto le armi difronte alla dittatura.

Antonio Gramsci, il fondatore del Partito comunista morto in un carcere fascista, non fu meno severo di Gobetti: al risorgimento, secondo lui, mancò una “direzione Giacobina “in grado di imprimere al movimento un carattere generale e unitario e, attraverso una riforma agraria, di trarre alla propria parte le masse contadine.

Risposte alle critiche e riflessioni moderne

A queste critiche risposero, nel secondo dopo guerra, Federico Chabod e Rosario Romeo obiettando che una rivoluzione agraria e giacobina avrebbe provocato una reazione nettamente ostile all’unificazione da parte delle potenze europee e che ,nelle condizioni in cui versavano le agricolture meridionali, trasformate quelle regioni in una democrazia rurale era impossibile.

Oggi, liberi da ideologie e sulla linea di queste due ultime interpretazioni, possiamo accingerci ad affrontare un esame del Risorgimento all0interno del difficilissimo contesto italiano e internazionale in cui agirano i liberali e i democratici, coloro che senza paura di cedere nella retorica possiamo chiamare, come loro stessi si definivano, ”patrioti”.

Possiamo contare i loro morti, per lo più giovani, e non solo borghesi, ma operai, tipografi, sarti, cappellai, fabbriferrai, calzolai, muratori, scalpellini, facchini, cocchieri portinai. E tante donne. E aristocratici che, invece di godersi le carrozze, i servitori, le ville in campagna, finirono in esilio o in carcere o sul patibolo.

Ce ne siamo completamente dimenticati e, forse, è perché ce ne vergogniamo che giudichiamo il Risorgimento “noioso”.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la percezione generale degli italiani riguardo al Risorgimento?
  2. Gli italiani tendono a mostrare indifferenza o giudizi negativi verso il Risorgimento, a differenza di altre nazioni che celebrano le loro rivoluzioni con orgoglio.

  3. Quali critiche sono state mosse al Risorgimento da Alfredo Oriani?
  4. Alfredo Oriani criticò il Risorgimento definendolo una "conquista regia" piuttosto che una "guerra del popolo", e le sue opere divennero influenti nel contesto del fascismo.

  5. Come Pietro Gobetti ha descritto il Risorgimento?
  6. Pietro Gobetti ha descritto il Risorgimento come una "rivoluzione fallita" e ha criticato la classe dirigente che ha governato l'Italia unita.

  7. Qual era la posizione di Antonio Gramsci sul Risorgimento?
  8. Antonio Gramsci riteneva che al Risorgimento mancasse una "direzione Giacobina" e una riforma agraria per coinvolgere le masse contadine.

  9. Quali sono le interpretazioni moderne del Risorgimento secondo Federico Chabod e Rosario Romeo?
  10. Federico Chabod e Rosario Romeo sostenevano che una rivoluzione agraria e giacobina avrebbe incontrato ostilità dalle potenze europee e che trasformare le regioni meridionali in una democrazia rurale era impossibile.

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