Concetti Chiave
- L'Italia mantiene un assetto centralista, temperato da autonomie territoriali, come stabilito dalla Costituzione del 1948.
- La Costituzione riconosce l'importanza delle autonomie locali attraverso norme nel Titolo V dedicato a Regioni, Province e Comuni.
- Le Regioni italiane, previste dal 1948 ma costituite nel 1970, sono 20, con 5 dotate di statuto speciale per particolari specificità.
- Recenti riforme hanno ampliato le autonomie regionali, consentendo loro di legiferare su materie come lavoro, istruzione e trasporti.
- I consigli regionali possono legiferare, ma devono rispettare l'ordinamento giuridico statale.
L'assetto centralista in Italia
L'assetto centralista è stato conservato anche nelle successive fasi della storia d'Italia ed è stato confermato pure dalla Costituzione della Repubblica italiana entrata in vigore nel 1948 dopo la fine della seconda guerra mondiale. La costituzione prevede un parlamento e un governo che legiferano e attuano leggi che hanno valore per tutto il territorio nazionale. Tale assetto centralista è temperato dal riconoscimento delle istanze di autonomia territoriale: infatti l'accento dell'art. 5 è evidentemente posto sul fatto che la Repubblica italiana è una e non può essere spezzata in Stati diversi e indipendenti. Tuttavia c'è una chiara apertura alle "autonomie locali e al decentramento", che si traduce in una serie di norme raccolte nel Titolo V della parte II della Costituzione dedicata a "Le Regioni, le Province, i Comuni".
Le regioni e le autonomie
Le articolazioni territoriali principali sono le Regioni, dotate di propri organi di governo e di una significativa competenza amministrativa. Sebbene le Regioni fossero previste già dalla Carta costituzionale entrato in vigore nel 1948, sono state effettivamente costituite solo nel 1970, segno delle resistenze opposte dalle élite politiche italiane di fronte all'abbandono di un sistema centralizzato integrale. Le regioni italiane sono 20. Di queste, cinque (Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna) hanno uno statuto speciale che riconosce loro particolari autonomie, in ragione della presenza di popolazioni allofone (cioè che parlano come prima lingua una lingua diversa dall'italiano) o per particolari specificità geosociali. Riforme recenti hanno riconosciuto alle Regioni una più ampia autonomia, attribuendo a questi enti il potere di legiferare insieme agli organi legislativi nazionali sono una serie di materie, le più importanti delle quali sono: la tutela e la sicurezza del lavoro, l'istruzione, la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela della salute, i porti e gli aeroporti civili, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione territoriale nazionale dell'energia, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e la promozione e organizzazione di attività culturali, le casse di risparmio e le aziende di credito a carattere regionale. Naturalmente i consigli regionali (che sono gli organi legislativi delle regioni) non possono approvare leggi che siano in contrasto con l'ordinamento giuridico dello Stato.
Domande da interrogazione
- Qual è l'assetto territoriale della Repubblica Italiana secondo la Costituzione del 1948?
- Quando sono state effettivamente costituite le Regioni italiane e quante sono?
- Quali sono le competenze delle Regioni italiane e quali Regioni hanno uno statuto speciale?
La Costituzione del 1948 conferma un assetto centralista, ma riconosce le autonomie locali e il decentramento, come indicato nel Titolo V della parte II della Costituzione.
Le Regioni italiane, previste dalla Costituzione del 1948, sono state effettivamente costituite nel 1970 e sono in totale 20.
Le Regioni hanno competenze in materie come lavoro, istruzione, salute, trasporti, energia e cultura. Cinque Regioni (Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna) hanno uno statuto speciale per particolari autonomie.