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Concetti Chiave

  • La repressione nazista in Italia iniziò poco dopo l'armistizio, colpendo duramente regioni come Toscana ed Emilia, con massacri in aree partigiane.
  • Gli attacchi dei partigiani provocarono rappresaglie naziste e fasciste nelle città, con esecuzioni di prigionieri politici ed ebrei.
  • Il massacro delle Fosse Ardeatine a Roma e la fucilazione di prigionieri a Milano furono tra gli episodi più noti delle repressioni nelle città.
  • I trattati di pace post-bellici imposero condizioni severe all'Italia, con significative cessioni territoriali alla Francia e alla Iugoslavia.
  • La popolazione italiana dell'Istria emigrò in massa temendo ulteriori persecuzioni, con circa 300.000 persone che lasciarono la regione.

Indice

  1. La repressione nazista in Italia
  2. Conseguenze delle azioni dei GAP
  3. Trattati di pace e perdite territoriali

La repressione nazista in Italia

La repressione nazista ebbe inizio pochi giorni dopo l’armistizio (strage di Boves, 55 morti, 16 settembre 1943) e fu anche in Italia feroce, soprattutto in Toscana ed Emilia: tutta una serie di massacri colpirono gli abitanti delle aree in cui agivano i partigiani, da Sant’Anna di Stazzema (oltre 560 morti tra uomini, donne e bambini, 12 agosto 1944) a Marzabotto (1836 morti, 1° ottobre).

Conseguenze delle azioni dei GAP

Le azioni dei GAP provocarono la repressione nazista e fascista anche nelle grandi città, dove vennero effettuate fucilazioni di prigionieri politici ed ebrei: dal massacro delle Fosse Ardeatine a Roma (24 marzo 1944, 335 civili uccisi in seguito ad un attentato partigiano che aveva causato la morte di 30 soldati tedeschi) alla fucilazione di 15 prigionieri politici, i cui corpi furono esposti a Milano in piazzale Loreto il 9 agosto 1944.

Trattati di pace e perdite territoriali

Al termine della guerra i trattati di pace imposero all’Italia condizioni molto dure.

L’Italia perse, oltre alle colonie, alcune ristrette aree al confine con la Francia e tutta una vasta regione ai confini con la Iugoslavia. Gran parte della Venezia Giulia, L’Istria, Fiume, Zara e le isole della Dalmazia passarono alla Iugoslavia e la stessa Trieste fu per anni (1947-1954) un territorio libero, fino a che fu riunita all’Italia. La popolazione Italiana dell’Istria lasciò in larga maggioranza (circa 300 000) la regione, temendo che si ripetessero le rappresaglie e le persecuzioni che si erano verificate durante la guerra.

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