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Storia delle Relazioni Internazionali
I1 500 = singoli studiosi, per la prima volta pubblicano dei trattati internazionali, sostenuti finanziariamente dai sovrani (che vogliono difendere la propria legittimità) = impulso dato dal potere e dall’interesse: nei trattati vi è la legittimazione del potere.
Successivamente i trattati iniziarono ad essere studiati come strumento di comprensione delle relazioni tra le corti europee = approccio giuridico.
A partire dal XVIII° secolo, si sviluppa una vera e propria disciplina, che si distanzia dall’approccio giuridico; ciò prende il via In Inghilterra, dall’esigenza del governo di comunicare le proprie scelte di politica estere al Parlamento, il quale si stava sempre più affermando à pubblicazione dei ‘Libri di Colore’ (un colore per ogni stato).
Essi erano delle collezioni di documenti, pubblicate dal governo, per illustrare al Parlamento i passaggi delle decisioni di politica estera, erano raccolte di documenti diplomatici che consentivano la ricostruzione del processo decisionale (e la giustificazione dell’operato governativo). Erano redatti da studiosi, nominati “ad hoc” dal Governo stesso.
Dopo la seconda guerra mondiale, la disciplina dei trattati politici, acquisì sistematicità, frequenza ed oggettività: furono create delle commissioni permanenti ed indipendenti dal governo (NO scelta dei documenti).
Lo storico non può esimersi dal consultare l’archivio; i documenti possono essere consultati dopo 30 anni la loro redazione, o 50 anni se contengono informazioni dannose per la sicurezza nazionale.
Negli USA esiste il F.O.I.A. (Freedom of Information Act), ovvero la possibilità, previa autorizzazione della Commissione che cataloga i documenti, di poterli visionare, prima dello scadere dei 30 anni.
Jugoslavia favoriva il miglioramento dei rapporti con la Francia.
Nel 1924 però, in Francia si impose il Cartel de Gauches, e, nello stesso periodo, si diffuse la notizia
del rapimento e dell'assassinio di Giacomo Matteotti.
Matteotti, deputato socialista, in un discorso alla Camera, denunciò i brogli elettorali dei Fascisti, nelle
elezioni dell'aprile di quell'anno. Il 10 giugno 1924 venne rapito, e il suo corpo venne ritrovato qualche
mese dopo, il 16 agosto.
Tale notizia turbò molto il partito socialista francese, che vedeva in cattiva luce Mussolini.
Diventano centrali quindi i problemi ancestrali tra Italia e Francia, che affondano le loro origini:
nel non riconoscimento dei diritti italiani sanciti nel Patto di Londra, di cui l'Italia accusa anche
la Francia;
nel trattamento degli italiani in Tunisia: nel 1868 era stato stipulato un Trattato italo-tunisino,
che stabiliva le condizioni privilegiate dei cittadini italiani residenti in Tunisia, poi rinnovato nel
1896; a causa delle frizioni tra i due paesi, non viene nuovamente rinnovato.
Imperialismo Italiano
Altro motivo di frizione, in quegli anni, furono le costanti rivendicazioni coloniali italiane.
ADALIA
Con il Patto di Londra, era stata definita anche la cessione del porto di Adalia e del territorio contiguo
(con bacino carbonifero), in Turchia,a seguito dello smembramento dell'impero Ottomano, in cambio
dell'intervento italiano in guerra.
L'Italia, temendo di perdere tale territorio, fece sbarcare truppe ad Adalia, che la occuparono; essi
però si scontrarono con il governo greco, non firmatario del Patto di Londra, che voleva occupare un
largo territorio dell'Anatolia.
In assenza della delegazione italiana a Parigi (che si era ritirata in segno di protesta), la Grecia
ottenne il permesso di intervenire sulla costa egea dell'Anatolia e nel maggio del '19, sbarcò a Smirne.
Successivamente il Trattato di Sèvres del '20 riconoscerà all'Italia una zona di penetrazione
economica su Adalia, oltre al possesso sul Dodecanneso e la sovranità greca su Smirne.
Durante la guerra greco – turca del '19-'22, i rivoluzionari turchi di Kemal ottennero assistenza italiana,
che gli concesse la base di Adalia per armare e addestrare le truppe.
Il Trattato di Sèvres, a seguito della vittoria di Kemal, venne sostituito con il Trattato di Losanna
(1923), che confermava all'Italia il Dodecanneso e, per la prima volta, la sovranità sulla Libia, ma
nessuna concessione in Anatolia.
ALBANIA
Un corpo di spedizione italiano aveva occupato il paese nel 1915, durante la I GM, ed era stata
sottoposta al protettorato italiano. Successivamente Giolitti, aveva però rinunciato al protettorato ,
riconoscendo la piena indipendenza dello stato balcanico.
Nel 1928, il president Zogu si autoproclamò Re degli Albanesi, col nome di Zog I e instaurò una
monarchia costituzionale.
Con l'avvento di Mussolini, la politica estera fascista iniziò la propria opera di espansione nei Balcani,
con operazioni diplomatico-militari di penetrazione in Albania.
Già dal '25, vennero stipulati accordi tra i due paesi; il 26 giugno 1926, inoltre, venne siglato l'accordo
con il quale l'Azienda Italiana Petroli Albania (AIPA) assunse, in concessione esclusiva, la gestione
delle risorse petrolifere della regione del Devoli.
Il 7 aprile del 1939, però, il Duce occupò militarmente l'Albania e costrinse Zog alla fuga; 5 giorni dopo
Vittorio Emanuele III fu proclamato Re degli Albanesi, dal parlamento albanese, titolo che manterrà
fino al '43, anno della sua abdicazione
CORFÙ
Le mire espansionistiche italiane in Grecia, colsero l'occasione dell'Eccidio di Giannina del'23
(delegazione italiana, incaricata dalla SdN di tracciare i confini tra Grecia, Albania e Jugoslavia,
trucidata al confine tra Grecia e Albania, senza motivo).
Mussolini, Presidente del Consiglio dall'ottobre del '22, condannò l'eccidio e pretese le scuse dal
governo greco, oltre che un adeguato risarcimento. Il timore del governo greco (in quel momento per
altro attraversato da dure lotte intestine e nel conflitto con la Turchia, che si era appena riavvicinata
all'Italia) era che il governo italiano intendesse utilizzare questo eccidio (di cui, da parte greca, erano
accusati gli albanesi o i serbi) come pretesto per occupare parte del territorio greco. La proposta
venne quindi rifiutata dal governo greco e Mussolini replicò inviando una divisione navale ad occupare
Corfù.
Atene, con l'ausilio di Londra e Parigi, chiese l'intervento della SdN, mentre l'Italia bombardò e occupò
Corfù.
Il bombardamento però fu un vero e proprio fiasco diplomatico, oltre che un atto considerato come
"terroristico" dall'opinione pubblica internazionale, infatti i forti di Corfù erano stati smilitarizzati ed
erano utilizzati come campo profughi per alcune migliaia di greci sfollati dalle aree dell'Asia minore e
del Ponto: un numero imprecisato, ma verosimilmente molto elevato, di civili greci (soprattutto donne e
bambini) rimase così coinvolto, ed ucciso, nel bombardamento.
Il 27 settembre, quindi, a seguito della condanna della SdN, Mussolini ritirò le truppe che occupavano
l'isola, minacciando però l'uscita dalla SdN dell'Italia.
CORNO D'AFRICA
ETIOPIA: Menelik divenne imperatore d'Etiopia nel 1889; durante il suo regno respinse con successo
due attacchi colonialisti dell'Italia di Crispi, e, dopo aver firmato il Trattato di Uccialli, nel 1893, scoprì
che, per un equivoco relativo alla traduzione, il trattato faceva dell'Etiopia un protettorato italiano e
rifiutò.
Dopo l'incidente di Dogali, nel quale circa trecento Italiani mal condotti in uno sconfinamento
dall'Eritrea vennero annientati dalle forze etiopiche, la situazione precipitò verso un tentativo di
invasione diretta delle truppe del governo di Crispi. Nel 1895 si svolse la battaglia di Amba Alagi, tra
italiani ed etiopi e successivamente, oltre ventimila italiani ed eritrei, dopo aver ricevuto messaggi di
sollecito del Crispi sotto pressione a Roma, attaccarono presso Adua, il 1° marzo 1896, ma furono
duramente sconfitti dalle truppe etiopi nel giro di una giornata. Col Trattato di pace di Addis Abeba,
che annullava il trattato di Uccialli, l'Italia riconobbe l'indipendenza dell'Etiopia (Abissinia) e questa
riconobbe la colonia italiana d'Eritrea
Nel 1930, salì al potere Haile Selassie I, che fu il principale artefice dell'ingresso dell'Etiopia nella
Società delle Nazioni primo paese africano.
ERITREA: la vicenda coloniale italiana ebbe inizio nel 1869, con l'acquisizione della Baia di Assab, da
parte della società di navigazione genovese Rubattino (primo atto della presenza ufficiale italiana nel
continente africano); nello stesso anno fu siglato l'accordo di acquisizione, che fu contestato dal
governo egiziano,e rivendicò il possesso della baia, innescando una controversia che si risolse solo
nel 1882, quando il possedimento italiano divenne uficialmente italiano. Successivamente fu acquisita
la città portuale di Massaua, ed il controllo italiano si estese nell'entroterra. Nel 1890, durante il
governo Crispi, l'Eritrea fu dichiarata colonia italiana
Nel 1893 Menelik denunciò il Trattato di Uccialli, ed in Eritrea gli italiani continuavano la penetrazione.
Col Trattato di pace di Addis Abeba, l'Eritrea era riconosciuta colonia italiana
Durante il fascismo, la colonia fu oggetto di un ambizioso programma di modernizzazione, soprattutto
negli anni '30, per trasformarla in un centro di commercializzazione dei prodotti e materie prime:
furono costruiti km di ponti, strade, ferrovie, le città furono sistemate ed i porti potenziati, furono
sviluppati i servizi ospedalieri e sanitari, e l'agricoltura venne favorita.
SOMALIA: nel 1885 venne stipulato un accordo col sultano di Zanzibar per ottenere un protettorato
sulla Somali, su cui, in realtà, l'Italia aveva già iniziato ad acquisire controllo. Tutta l'area era però
contesa da Francia Italia e Inghilterra . Nel 1884, l'Italia fece un accordo con la GB per l'occupazione
del porto di Massaua che, assieme ad Assab, formò i “possedimenti italiani nel Mar Rosso”, dal 1890
denominati Eritrea e base per un progetto che doveva sfociare nel controllo dell'intero Corno d'Africa. I
britannici stabilirono il controllo sulla Somalia Britannica, mentre la parte meridionale venne occupata
dagli italiani (Somalia Italiana) e quella più settentrionale dalla Francia (Somalia Francese).
DODECANESO
Durante la guerra italo-turca, culminata con l'occupazione della Libia, l'Italia occupò il Dodecaneso nel
1912.
Con la Pace di Losanna (ottobre 1912), l'Italia ottenne il riconoscimento dell'amministrazione civile
sulla Libia, in cambio del ritiro delle truppe dal Dodecaneso; tale clausola non fu rispettata, perchè
subordinata alla cessazione di atti di ostilità contro l'amministrazione italiana in Libia, apparentemente
fomentati dalla Turchia. L'Italia mantenne quindi l'occupazione sulle 12 isole per tutta la I GM. Il 29
luglio 1919 fu sottoscritto un accordo segreto tra Italia e Grecia, in cui l'Italia rinunciava alle isole del
Dodecaneso, salvo Rodi, in cambio dell'appoggio greco ad un mandato sull'Albania.
Con il Trattato di Sèvres (agosto 1920), venne confermato il possesso italiano su tutto il Dodecaneso;
tale trattato fu sostituito dal Trattato di Losanna (1923), con cui la Turchia e la Comunità Internazionale
riconobbero per la prima volta all'Italia la sovranità sul Dodecaneso; dal 1926, le isole vennero
trasformate il “Governo delle Isole italiane dell'Egeo”
LIBIA
Giolitti, nel 1911, iniziò la conquista della Tripolitania e della Cirenaica, inviando migliaia di marinai a
Tripoli contro l'Impero Ottomano.
Col Trattato di Losanna, ufficialmente solo la Tripolitania fu sotto il controllo dell'esercito italiano,
anche se molte altre regioni vennero occupate; la guerriglia indigena continuò per molti anni.
Con l'ascesa del fascismo, vi fu un inasprimento della politica italiana verso i ribelli, e dal '21 al '25,
nuove campagne militari portarono alla conquista effettiva di altre regioni libiche. Nel 1930, la
situazione era a favore degli italiani; la lotta proseguiva solo in Cirenaica, dove, tra l'altro, per impedire
i rifornimenti dall'Egitto, venne innalzata una lunga barriera di filo spinato, lunga 270 km. Nel 1931,
alla fine, Omar al-Mukhtar, capo dei ribelli, venne ucciso: ciò segnò la fine della resistenza libica e la
riunificazione delle provincie libiche sotto il comando italiano.
All'inizio degli anni '30, Mussolini ordinò l'inizio di una vasta immigrazione di coloni italiani nelle aree
coltivabili della colonia, e cercò l'integrazione della locale popolazione araba e berbera.
Dal '39, la colonia della Libia fu incorporata nel territorio Rivolta dei Boxers
metropolitano del Regno d'Italia, e considerata parte della
Dal 1899 fino al 1901, sotto la dinastia
Grande Italia (progetto fascista, che cercava la Qing, si scatenarono rivolte anti-
creazione di un grande impero italiano nell'area del imperialiste e anti-straniere, capeggiate
dalla “Società dei Pugni Giusti e
bacino del Mediterraneo), col nome di Quarta Sponda. Armoniosi”, i boxers per l'appunto. Gli
attacchi erano rivolti verso gli stranieri che
TIENTSIN stavano costruendo ferrovie e contro la
La Concessione di Tientsin, fu ottenuta dall'Italia dopo la
loro continua ingerenza negli affari cinesi.
spedizione internazionale contro la Rivolta dei Boxer, nel
L'intervento dell'Alleanza dello 8 Nazioni
(JAP, USA, GB, ITA, FRA, GER, RUS,
1901, in cui fu presente un corpo di spedizione italiano; AUS-UNG) si risolse con la sconfitta dei
all'Italia, come alle altre 7 potenze intervenute, fu boxers.
garantita una concessione commerciale nell'area della città
di Tientsin (quella italiana fu la minore). Dopo la I GM, la concessione austriaca nella città tornò alla
Cina, ma nel '27, fu inglobata in quella italiana.
ALTRE MIRE DEL GOVERNO ITALIANO
CIAD
Questo paese interessò l'Italia fin dalla conferenza di Versailles, causando frizioni diplomatiche con la
Francia; il corpo diplomatico italiano, avendo già possesso della Libia, chiese la colonia tedesca del