Concetti Chiave
- Nel 1815, l'Italia era frammentata e sotto il controllo di diverse potenze europee come Spagna, Austria e Francia, innescando moti rivoluzionari.
- Le prime rivolte si verificarono nel 1820 nel Regno di Napoli, guidate dalla Carboneria e dai tenenti Silvati e Morelli, ma furono represse dall'Austria.
- In Piemonte, una rivolta simile fu guidata da aristocratici ispirati da Silvio Pellico, ma anch'essa fu soffocata con l'intervento austriaco.
- Giuseppe Mazzini, figura chiave del Risorgimento, criticava le società segrete per la loro mancanza di organizzazione e per non coinvolgere tutto il popolo.
- Mazzini promuoveva un'Italia unita, democratica e indipendente, basata su un senso di orgoglio nazionale e guidata da ideali democratici.
La Restaurazione e le Rivolte
Dopo la Restaurazione del 1815, per il ripristino dello "status quo", il territorio italiano si trovò, ancora una volta, ad essere colonia di molteplici stati europei, primi tra tutti la Spagna, l'Austria, la Francia. Questa situazione, ormai insostenibile, diede luogo a moti e rivolte: i primi segnali si ebbero nel napoletano, nel 1820, ad opera dei militari appartenenti alla Carboneria; A capo dell'insurrezione erano i tenenti Silvati e Morelli.
La tattica sembrò avere un buon esito, infatti il re Ferdinando I fu costretto a concedere la Costituzione spagnola, ma in seguito alla sua richiesta d'aiuto, l'Autria inviò un esercito che stroncò la ribellione e restituì al legittimo sovrano pieni poteri, di cui fece uso sfrenato, facendo impiccare i due tenenti e sciogliendo l'esercito.
Rivolte in Piemonte
Allo stesso modo, in Piemonte, era sorta una rivolta, guidata non più dal solo esercito, ma dagli aristocratici ispirati da Silvio Pellico e il suo "Conciliatore", sostenitore delle idee antiaustriache. Fu, dapprima, impedito nel continuare il suo lavoro, poi, alla fine del 1820, fu arrestato dagli austriaci, insieme al musicista Pietro Maroncelli. A questo punto i liberali piemontesi confidarono in Carlo Alberto di Savoia, il giovane erede presunto al trono. Insorti i militari, il re Vittorio Emanuele I abdicò in favore del fratello Carlo Felice, provvisoriamente assente, così la reggenza passò a Carlo Alberto, che, trovandosi in difficoltà, concesse la Costituzione. Carlo Felice si sdegnò per il suo comportamento, lo mandò via e chiese l'intervento degli Austriaci, che sedarono la rivolta. Tutti gli stati italiani sembravano destinati a sottostare all'Austria, qualsiasi tentativo di ribellione si concludeva nel sangue e nell sconfitta, sia per la sudditanza del popolo nei confronti degli Austriaci, sia per la poca organizzazione delle squadre d'azione che pretendevano di mandarli via.
L'Influenza di Giuseppe Mazzini
Ma dopo il 1830, una debole speranza sembrò provenire dalle idee di Giuseppe Mazzini, estimatore e membro della Carboneria. La sua formazione romantica egli ideali a cui si ispirò, lo spinsero a ricercare i motivi dei precedenti fallimenti e a combatterli; a suo parere le società segrete difettavano nell'organizzazione e nella finalità dei loro programmi, in quanto coinvolgevano una piccola parte delle poche classi sociali aderenti, e da regione a regione differivano notevolmente: alcune miravano esclusivamente alla concessione della famosa Costituzione spagnola, altre avevano ancora piena fiducia nei princìpi.
Per Mazzini era semplicemente assurdo tentare un'insurrezione non coinvolgendo tutto il popolo, il quale doveva acquisire una coscienza di orgoglio nazionale, perché l'Italia doveva essere una, libera e indipendente, basata sulla democrazia e guidata da Dio.
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze delle rivolte nel napoletano del 1820?
- Chi furono i protagonisti delle rivolte in Piemonte e quale fu il loro esito?
- Quali critiche mosse Giuseppe Mazzini alle società segrete del suo tempo?
- Qual era la visione di Giuseppe Mazzini per l'Italia?
Le rivolte nel napoletano del 1820 portarono inizialmente alla concessione della Costituzione spagnola da parte del re Ferdinando I, ma successivamente l'Austria intervenne, reprimendo la ribellione e ripristinando il potere del sovrano, che fece impiccare i leader della rivolta.
Le rivolte in Piemonte furono guidate dagli aristocratici ispirati da Silvio Pellico e il suo "Conciliatore". Nonostante l'iniziale concessione della Costituzione da parte di Carlo Alberto, l'intervento austriaco, richiesto da Carlo Felice, portò alla repressione della rivolta.
Giuseppe Mazzini criticò le società segrete per la loro mancanza di organizzazione e per il coinvolgimento limitato delle classi sociali, sostenendo che le insurrezioni dovevano coinvolgere tutto il popolo per avere successo.
Giuseppe Mazzini immaginava un'Italia unita, libera e indipendente, basata sulla democrazia e guidata da Dio, con un popolo consapevole del proprio orgoglio nazionale.