Concetti Chiave
- La colonizzazione è stata una fonte di ricchezza ma ha sollevato problemi amministrativi e sociali, con lo sfruttamento delle terre come obiettivo reale, piuttosto che la civilizzazione.
- Il problema doganale vede la Francia imporre un regime di assimilazione doganale che obbligava le colonie a commerciare quasi esclusivamente con la Francia, mentre la Gran Bretagna cercava di unificare il suo impero con un'unione doganale.
- La concessione delle terre ai coloni causava abusi, con metodi come la confisca di terreni ai sovrani locali e l'accantonamento di terre in Africa, spesso a scapito delle popolazioni indigene analfabete.
- L'industrializzazione nelle colonie era limitata per evitare concorrenza con la metropoli, favorendo solo l'industria estrattiva controllata dai capitalisti metropolitani, sostenuta da infrastrutture come le ferrovie.
- Il commercio coloniale era caratterizzato da un mercato "privilegiato" che favoriva la metropoli e svantaggiava gli indigeni, perpetuando uno "scambio ineguale" che persiste ancora oggi.
Indice
Le colonie e la ricchezza
Le colonie hanno sempre costituito una grande fonte di ricchezza, anche esse hanno posto numerosi problemi sia a livello amministrativi che a livello sociale. I paesi colonizzatori hanno sempre sostenuto che il loro scopo era quello di civilizzare gli indigeni, ma il loro vero scopo era quello di sfruttare le terre occupate.
Di solito, le potenze coloniali hanno proceduto in modo empirico e non hanno applicato ovunque le stesse soluzioni. La Gran Bretagna, il più grande colonizzatore del mondo, possedeva sul suo immenso impero una gamma molto estesa di materie prime e praticavano il libero scambio; dunque, non poteva accordare ai prodotti provenienti dalle sue colonie un regime doganale più favorevole di quello accordato normalmente ai prodotti o provenienti dagli altri o paesi. Ne risulta che il vantaggio tratto dagli Inglesi dalle loro colonie aveva un carattere esclusivamente commerciale. Numerosissimi inglesi vivevano nelle colonie ed è grazie a quest’ultimi che esse si arricchivano. Psicologicamente, gli Inglesi credevano alle colonie come fonte di ricchezza, più di ogni altro popolo al mondo. L’anticolonialismo era meno forte che altrove. Tuttavia, per tutti gli imperi coloniali, esisteva un certo numero di problemi: doganale, concessione delle terre, industria e commercio.Problemi doganali e politiche
Per quanto riguarda il problema doganale, la Francia nel 1886, stabilì un sistema diverso per ogni colonia,ma,più tardi, en 1892, si scelse l’assimilazione doganale, cioè si prescrisse che i prodotti stranieri dovessero pagare gli stessi diritti al momento dell’ingresso in Francia e all’ingresso nelle colonie. Fu stabilito anche che i prodotti francesi sarebbero entrati in franchigia in Francia e viceversa. Con questo sistema, gli indigeni erano costretti a commerciare quasi esclusivamente con la Francia e dunque ad acquistare soltanto prodotti francesi, spesso molto più cari. È vero che nel Congresso di Marsiglia del 1906, fu richiesta l’abrogazione della legge di assimilazione, ma essa sarà abrogata soltanto nel 1929. Invece, in Gran Bretagna cercava di fare del suo impero una vasta unione doganale; il suo scopo era essenzialmente politico perché voleva unificare l’Impero e creare un governo imperiale,pur stimando che sarebbe stato necessario cominciare da un’unione doganale. Ciò supponeva che l’Inghilterra avrebbe abbandonato il libero-scambio, il che sarebbe stato piuttosto difficile.
Concessione delle terre e abusi
La concessione di terre ai coloni venuti dalla metropoli pose numerosi problemi e ciu arrivò con parecchi abusi. I metodi usati dai coloni francesi furono: confisca dei terreni ai sovrani locali vinti, condisca delle terre cosiddette “vacanti”, sistema dell’accantonamento. In Indocina furono confiscate le terre dell’Imperatore dell’Amman, il sovrano vinto. Nella foresta equatoriale furono confiscate le terre chiamate “vacanti”; in questo caso, vennero distribuite ai coloni e si aspettò che gli indigeni presentassero dei reclami per provare la loro proprietà, il che era del tutto impossibile per una popolazione analfabeta. Nell’Africa del Nord (o Maghreb) si utilizzò il sistema dell’accantonamento: alle tribù si riservava una parte dei loro terreni in cui queste popolazioni abitavano; si concedeva loro a titolo definitivo una parte delle loro terre e tutto il resto veniva confiscato poiché si sosteneva che il possesso da parte di queste tribù nomadi era precarie. Queste terre, sottratte agli indigeni, erano valorizzate concedendole sia a dei privarti, sia a delle Compagnie, ma senza successo perche queste ultime si preoccuparono soltanto di sfruttare le popolazioni e le terre senza nessuna forma di sviluppo economico. Infatti, con metodi brutali, esse pensavano di farsi consegnare dagli indigeni del legno, dell’avori e del caucciù.
Problema dell’industria
Industria e commercio coloniale
Anche l’attività industriale costituiva un problema,perché si voleva evitare la creazione di industrie nelle terre coloniali in cui la mano d’opera era a buon mercato e le materie prime erano abbondanti. Ci sarebbe stato il rischio di concorrenza fra le colonie e la metropoli e per questo, prima del 1914, l’opposizione delle metropoli all’industrializzazione delle colonie era generalizzata. Di conseguenza, fu sviluppata soltanto l’industria estrattiva, sempre nelle mani dei capitalisti della metropoli o dei coloni. A questo proposito, si utilizzava l’espressione “permesso di ricerca” o “permesso di sfruttamento”, il che nascondeva il vero scopo di queste attività. Per sviluppare l’industria estrattiva, si costruirono delle linee ferroviarie e la Francia ricorse ad appositi “prestiti coloniali” per ottenere il finanziamento necessario. Invece, nelle colonie inglese, la rete ferroviaria fu finanziata da capitali privati.
Il commercio coloniale fu caratterizzato dal mercato “privilegiato”, un’altra forma di sfruttamento, cioè le colonie assorbono una parte dei manifatturati della metropoli e la metropoli importa delle materie prime, cosa che viene molto spesso a svantaggio degli indigeni costretti a pagare più care certe merci. Questa forme di commercio continua anche ai giorni nostri e ciò conduce a quello che si chiama ”scambio inuguale”.
Domande da interrogazione
- Quali erano i principali problemi posti dalla colonizzazione?
- Come veniva gestito il problema doganale nelle colonie francesi?
- Quali metodi venivano utilizzati per la concessione delle terre nelle colonie?
- Perché l'industrializzazione delle colonie era ostacolata?
- In che modo il commercio coloniale influenzava le colonie?
La colonizzazione ha sollevato problemi amministrativi e sociali, con l'obiettivo dichiarato di civilizzare gli indigeni, ma in realtà mirava allo sfruttamento delle terre occupate. Problemi specifici includevano questioni doganali, concessione delle terre, industria e commercio.
La Francia inizialmente stabilì un sistema doganale diverso per ogni colonia, ma nel 1892 adottò l'assimilazione doganale, imponendo gli stessi diritti doganali per i prodotti stranieri in Francia e nelle colonie, costringendo gli indigeni a commerciare principalmente con la Francia.
I coloni francesi confiscavano terre ai sovrani locali sconfitti, dichiaravano "vacanti" le terre e le distribuivano ai coloni, spesso senza possibilità per gli indigeni di reclamare la proprietà, specialmente in popolazioni analfabete.
Le metropoli temevano la concorrenza delle colonie, dove la manodopera era a buon mercato e le materie prime abbondanti, quindi si sviluppava solo l'industria estrattiva, controllata dai capitalisti della metropoli o dai coloni.
Il commercio coloniale era caratterizzato da un mercato "privilegiato", dove le colonie assorbivano i manufatti della metropoli e fornivano materie prime, spesso a svantaggio degli indigeni che pagavano prezzi più alti per certe merci, portando a uno "scambio inuguale".