Concetti Chiave
- Nel 1848, l'Italia era frazionata e molti stati dipendevano dall'Austria, eccetto il Regno di Sardegna e lo Stato Pontificio.
- Carlo Alberto di Savoia dichiarò guerra all'Austria per liberare il Lombardo-Veneto e contrastare le ambizioni austriache.
- La guerra si svolse principalmente in Italia settentrionale, con una prima fase di vittorie piemontesi seguite da successi austriaci.
- La sconfitta a Custoza e l'armistizio costrinsero i Piemontesi a riconoscere la superiorità austriaca nella regione.
- La Prima Guerra d'Indipendenza evidenziò la necessità di alleanze esterne per sconfiggere l'Austria, preparandosi per i futuri conflitti.
Indice
La situazione politica del 1848
Nel 1848, quasi tutti gli stati in cui l’Italia era allora frazionata dipendevano più o meno direttamente dall’ Austria e il Regno Lombardo-Veneto era considerato un territorio austriaco Gli unici stati indipendenti erano il Regno di Sardegna e lo Stato Pontificio. Da tempo, l’Austria aveva sempre voluto annettere il Regno di Sardegna ed è per questo che il re, Carlo Alberto di Savoia nutriva una notevole avversione verso gli Asburgo. Fu per questo motivo che nel 1848 egli dichiarò guerra all’Austria.
Le fasi della guerra
Il teatro delle operazioni militari fu l’Italia settentrionale dove accorsero, pieni di speranza i patrioti italiani da tutte le parti della penisola.
Lo scopo di Carlo Alberto era di liberare il Lombardo-Veneto dalla presenza austriaca. Inizialmente cacciati da Milano a seguito delle Cinque Giornate, e da Venezia, gli Austriaci si trincerarono nelle fortezze di Peschiera, Verona, legnano e Mantova., comandati dal generale Radetzky, già anziano, ma molto esperto in materia bellica. Il conflitto conosce tre fasi: le vittorie piemontesi, i successi austriaci, la ripresa della guerra e la sconfitta piemontese.
L'inizio del conflitto
La guerra inizia nel marzo 1848, quando Carlo Alberto ed il figlio, futuro Emanuele II, raggiunge Pavia con il grosso dell’esercito in attesa dei rinforzi inviati dal re di Napoli, dal Papa Pio IX e dal Granducato di Toscana. Il primo scontro con gli Austriaci ha luogo a Goito, l’8 aprile. L’esercito piemontese riesce ad impadronirsi della città fino ad arrivare a pochi chilometri dalla fortezza di Peschiera. Alla fine del mese di aprile, dopo una serie di aspri combattimenti i Piemontesi riescono ad occupare le colline di Pastrengo. Qualche giorno dopo, con l’intenti di sfruttare i successi ottenuti fino ad allora, Carlo Alberto decide di attaccare anche Verona ma deve ripiegare sulla situazione di partenza. Questo momento critico fu la causa del ritiro delle truppe da parte del re di Napoli e del Papa. La delusione e lo scoraggiamento si diffusero fra i volontari. Il Piemonte rimase così con il solo sostegno dei volontari toscani, mentre il nemico austriaco stava ricevendo da Vienna dei rinforzi.
La sconfitta piemontese
Inizia così la fase seguente caratterizzata dal successo austriaco. Veramente, all’inizio il piano d’attacco di Radetzky fallisce e a Curtatone e Montanara, l’esercito austriaco non riesce ad avanzare grazie all’eroica resistenza dei 6.000 volontari toscani, quasi tutti studenti. Altre vittorie piemontesi sono riportate negli stessi giorni di nuovo a Goito e a Peschiera. Purtroppo, Carlo Alberto non riesce ad approfittare di questo momento favorevole e, con il suo esercito, indugia sulle rive del Mincio. Per questo motivo, il 23 luglio, l’esercito piemontese subisce una grande sconfitta a Custoza, a seguito della quale tutta la Lombardia passa nelle mani austriache e tre giorni dopo, Carlo Alberto è costretto a firmare l’armistizio. Tuttavia sia Carlo Alberto che i patrioti non si persero di coraggio e ripresero il conflitto. Le operazioni militari, guidate dal generale polacco Chrzanowski, iniziarono il 20 aprile 1849. La strategia piemontese prevedere di oltrepassare il Ticino e dirigersi verso Milano dove la popolazione sarebbe insorta, mentre quella austriaca prevedeva di portare la guerra in Piemonte. Visto il proprio territorio invaso, ai Piemontesi non rimase altro che fare marcia indietro e vengono sconfitti a Novara. La Prima Guerra d’indipendenza, iniziata con tanto entusiasmo, si concludeva così con una tremenda sconfitta.
Le conseguenze della guerra
Tuttavia, esse fece capire agli Italiani che l’Austria poteva essere battuta soltanto con l’appoggio di un’altra potenza straniera. Di questo si preoccuparono negli anni successivi Vittorio Emanuele II e Cavour.
Domande da interrogazione
- Qual era l'obiettivo principale di Carlo Alberto nella Prima guerra d'Indipendenza?
- Quali furono le fasi principali del conflitto?
- Quali furono le conseguenze della sconfitta piemontese a Custoza?
- Chi guidò le operazioni militari piemontesi nella ripresa del conflitto nel 1849?
- Quale lezione appresero gli Italiani dalla Prima guerra d'Indipendenza?
L'obiettivo principale di Carlo Alberto era liberare il Lombardo-Veneto dalla presenza austriaca.
Il conflitto conobbe tre fasi: le vittorie piemontesi, i successi austriaci, e la ripresa della guerra con la sconfitta piemontese.
La sconfitta a Custoza portò alla perdita della Lombardia nelle mani austriache e costrinse Carlo Alberto a firmare l'armistizio.
Le operazioni militari piemontesi furono guidate dal generale polacco Chrzanowski.
Gli Italiani capirono che l'Austria poteva essere battuta solo con l'appoggio di un'altra potenza straniera, una lezione che influenzò le azioni future di Vittorio Emanuele II e Cavour.