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NOTE SULLE ORIGINI E SU TALUNI ASPETTI DELLA CRIMINALITA’ MAFIOSA
Il termine mafia ha origini antiche, possiamo farlo risalire dal arabo
‘’mahyas’’ ovvero sopruso, oppure secondo una tesi avanzata in periodo
fascista deriverebbe da un certo Turiddu Mafia di Alcamo. La mafia nasce
in Sicilia come conseguenza della questione meridionale post-unitaria
ponendo le sue radici nella struttura socio-economica del latifondo
soprattutto nel triangolo Palermo – Trapani – Agrigento. Così il latifondo,
fino all’unità d’Italia, rimane alla base di tutta l’economia dell’isola. Questi
feudi, proprietà dei nobili vengono gestiti non da loro direttamente, ma
suddivisi in grandi tenute assegnate ai gabellotti i quali le subaffittano ai
contadini. Essi decidevano chi e per quanto tempo avrebbero lavorato. La
frustrazione e l’esasperazione dello sfruttamento porta come reazione l’
insorgere di alcuni contadini e degli stessi figli, i quali per sfuggire alla
leva obbligatoria presero le armi. Questo fenomeno è noto come
brigantaggio. Da questo momento in poi notiamo come la politica si
associ alle associazioni mafiose per acquisire più consensi e mantenere il
proprio potere. Nel 1860 molti gruppi mafiosi appoggiano Garibaldi nella
guerriglia contro i Borboni credendo di poter acquisire ulteriori vantaggi
dopo aver raggiunto l’autonomia della regione Sicilia. I briganti iniziano
una guerra contro l’esercito italiano, rifugiandosi sulle montagne nei
periodi di crisi e occupando città e paesi quando è possibile.
Successivamente, il parlamento promuove un’inchiesta per scoprire le
cause profonde del brigantaggio. Ma questi documenti vengono archiviati
e coperti dal segreto di Stato. Nell’agosto del 1863 si arriva al culmine
della repressione con la legge Pica in cui si concede il libero arbitrio alle
autorità nell’infliggere le pene. Alla fine del 1865 il brigantaggio è quasi
del tutto sconfitto, anche se in realtà continua a esistere ma con legami di
massa. Per affrontare la questione meridionale taluni si affidano al “mito
del buon governo” cioè la fiducia nelle riforme dello Stato liberale, altri di
orientamento democratico e socialista concentrano l’attenzione sulle vere
cause del problema, per la cui soluzione ritiene opportuna un’alleanza tra
gli operai del Nord e i contadini del Sud, quindi l’ascesa della classe
contadina meridionale. Poi la mafia inizia a dare un sostegno ai candidati
alle elezioni che in cambio dovevano garantirle la possibilità di controllare
determinate zone siciliane. Dopo il 1876 il potere della mafia si allarga,
perché i deputati siciliani, eletti dai mafiosi, sono determinanti per la
costituzione del governo De Pretis. Inoltre i gabellotti hanno cambiato il
loro rango sociale, dato che le nuove generazioni iniziano ad essere alti
funzionari, medici, avvocati e grandi esponenti del clero. Ma anche se la
mafia ha aumentato le proprie ricchezze, ha ancora bisogno dell’appoggio
di nobili e di persone incensurate che si occupino dei rapporti con le
istituzioni politiche e religiose. Molti sono i tentativi di onesti funzionari di
far luce sulle oscure vicende delle organizzazioni mafiose ma ogni volta
questi vengono sollevati dalle loro indagini o il caso è chiuso per
insufficienza di prove. Tutti quelli che tradiscono l’organizzazione vengono
uccisi in maniera brutale, così dal 1901 al 1905 numerosi sono i casi di