Concetti Chiave
- Papa Benedetto XV si oppone fermamente alla guerra fin dal suo pontificato iniziato nel 1914, promuovendo una pace senza vincitori né vinti.
- Le conferenze socialiste a Zimmerwald e Kienthal mostrano divisioni sugli obiettivi politici post-bellici, ma concordano sull'appello all'internazionalismo proletario.
- Sia gli appelli alla pace del Papa che quelli alla ribellione dei socialisti non trovano riscontro né tra i governi né tra la maggior parte dell'opinione pubblica.
- Anche molti vescovi e preti ignorano gli appelli del Papa, schierandosi con gli eserciti delle loro nazioni.
- Fino al 1917, raramente si registrano proteste o ammutinamenti tra i soldati, nonostante le esortazioni a una rivoluzione sociale.
Voci contro la guerra
Contro la brutalità della guerra solo poche voci si fanno sentire.
Conferenze in Svizzera
I pochi partiti socialisti che hanno rifiutato la guerra e quelli dei paesi neutrali indicono due conferenze in Svizzera, una si era tenuta nel settembre del 191 a Zimmerwald mentre l'altra nell'aprile del 1916 a Kienthal.
In entrambe ci sono seri dissensi sui possibili obiettivi politici che si dovrebbero cercare di perseguire una volta che la guerra sia finita. In entrambe, comunque, la conclusione principale è un nuovo appello all'internazionalismo proletario e alla lotta rivoluzionaria contro l'ordine borghese. L'invito rivolto ai soldati è ad abbandonare le armi oppure ad impiegarle per una rivoluzione sociale.
Appelli alla pace
Con finalità del tutto diverse più di una volta si alza la voce di Papa Benedetto XV (1914-22). Divenuto Papa il 3 settembre del 1914 egli esprime subito tutta la sua contrarietà alla guerra, posizione che ribadisce anche più nettamente nell'agosto del 1917 quando fa pervenire ai capi degli Stati coinvolti nella guerra una nota nella quale avanza proposte per una pace che non abbia né vinti né vincitori, né annessioni ne risarcimenti.
Indifferenza generale
Né gli inviti alla ribellione dei socialisti, né gli appelli alla pace del papà hanno alcun effetto. Certo non sui governi belligeranti ma nemmeno su gran parte dell'opinione pubblica. Non su moltissimi vescovi e preti, che benedicono i reparti combattenti o si pongono esplicitamente al fianco degli eserciti della propria nazione. Ma nemmeno sui molti militanti socialisti, prima operai o contadini adesso soldati al fronte, che non sono nemmeno sfiorati dall'idea di usare le armi che hanno in mano per una rivoluzione sociale. Del resto, più in generale, per tre anni filati e cioè fino al 1917 quasi a nessuno viene in mente di reagire protestare oppure ammutinarsi.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali conclusioni delle conferenze socialiste tenute in Svizzera durante la guerra?
- Qual era la posizione di Papa Benedetto XV riguardo alla guerra?
- Qual è stata la reazione generale agli appelli alla pace e alla ribellione durante la guerra?
Le conferenze socialiste di Zimmerwald e Kienthal conclusero con un appello all'internazionalismo proletario e alla lotta rivoluzionaria contro l'ordine borghese, invitando i soldati ad abbandonare le armi o a usarle per una rivoluzione sociale.
Papa Benedetto XV si oppose fermamente alla guerra, proponendo una pace senza vinti né vincitori, né annessioni né risarcimenti, come espresso in una nota inviata ai capi di Stato nel 1917.
Gli appelli alla ribellione dei socialisti e alla pace del Papa non ebbero alcun effetto significativo né sui governi belligeranti né sull'opinione pubblica, inclusi molti vescovi, preti e militanti socialisti.