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Concetti Chiave

  • Il movimento fascista in Italia si proponeva come alternativa alla politica inefficace di Giolitti, sostenendo le classi borghesi e opponendosi al comunismo.
  • Mussolini, inizialmente parte del partito massimalista, guidò il nascente movimento fascista, composto da giovani intellettuali nazionalisti, dannunziani e futuristi.
  • Il fascismo criticava Giolitti per la sua politica passiva, soprattutto nella gestione dei conflitti tra operai e datori di lavoro e nell'occupazione di Fiume.
  • La borghesia e i fascisti non appoggiavano la riforma fiscale di Giolitti, che introduceva tasse sui capitali mobiliari, percepita come dannosa per i ricchi.
  • In risposta alla questione di Fiume, Giolitti usò l'esercito per risolvere la crisi, portando alla firma di trattati che resero Fiume uno stato indipendente e successivamente parte dell'Italia.

Indice

  1. Il movimento fascista e la borghesia
  2. Mussolini e il nascente movimento
  3. Le questioni irrisolte di Giolitti
  4. La politica fiscale di Giolitti
  5. La questione di Fiume

Il movimento fascista e la borghesia

Abbiamo parlato del partito comunista, ma dall’altra parte c’è il movimento Fascista che passa dalla parte della borghesia capitalistica, ovvero alla tutela di tutte quelle classi borghesi, imponendosi in Italia come un movimento alternativo a quello Giolittiano che era stato ritenuto inefficace, come espressione di debolezza il quale non era in grado di risolvere la crisi del territorio.

Mussolini e il nascente movimento

Mussolini in un primo momento come detto faceva parte del partito massimalista, nel 21, quando nasce il PCI invece parliamo di movimento che sta nascendo, di cui entra a far parte Mussolini insieme ad alcuni intellettuali e artisti. Questo non è ancora un partito, ma sono diverse figure che venivano gestite proprio da Mussolini, come giovani intellettuali nazionalisti, Dannunziani e futuristi. Tutti avevano un comune ideale dell’agire riguardante la forza in ambito politico e sociale sia nello stato che all’estero, quindi questi esponenti non condividono la politica giolittiana che era una politica passiva, che non serviva a risolvere le questioni italiane.

Le questioni irrisolte di Giolitti

Quindi questo movimento fascista si opponeva a tutte le decisioni che Giolitti aveva fatto quando nel 20 ritornò al potere dopo la caduta del governo Nitti il quale non fu capace di risolvere 2 questioni importanti: 1) il rapporto tra datore di lavoro e operai in questo quadro storico caratterizzato da scioperi, aumento dei prezzi e difficoltà industriali e 2) l’occupazione della città di Fiume da parte di D’Annunzio e nazionalisti che organizzarono una sorta di colpo di stato perché i trattati di pace aveva umiliato l’Italia nonostante fosse uscita dalla guerra vincente e di fatti questa vittoria viene definita come una “vittoria mutilata”. La protesta si risolse quindi con l’occupazione di Fiume. Non si poteva permettergli di occuparla, perché questa azione andava contro gli accordi stipulati nei trattati di pace. Ritorna al potere Giolitti il quale quindi cerca di risolvere le due questioni. Per risolvere la questione degli operai non fa nulla di diverso rispetto a ciò che faceva precedentemente, continuando una politica basata sul non-interventismo. Di fronte alle occupazioni lascia correre, con la speranza che attraverso i sindacati si potesse risolvere la questione. Mentre la borghesia chiedeva con insistenza di far intervenire le forze, lui non lo fa, e quindi il movimento fascista lo vede come un atteggiamento debole, quindi attuano una politica alternativa. Se Giolitti non interviene decidono di farlo loro riportando l’ordine con la forza privilegiando un rigidismo per dimostrare che loro possono riportare l’ordine nella società.

La politica fiscale di Giolitti

L’altra questione che nemmeno piacque ai fascisti riguardava una riforma sociale per far entrare soldi nello stato ovvero una riforma che si esprimeva attraverso l’imposizione dell’imposta: la tassa sul capitale mobiliare. È una tassa sui redditi ovvero che sul reddito che si dichiara bisognava pagare in proporzione.

Questa politica che andava ad intaccare i borghesi, quindi non venne condivisa sia dai borghesi che dai fascisti e quindi il movimento cominciò a manifestare su riviste e giornali il disagio che si fondava sul fatto che il governo Giolitti imponeva le tasse al più ricchi e che non usava una politica rigida.

La questione di Fiume

Per la questione di Fiume, Giolitti affrontò il problema mandando l’esercito, fece arrestare D’Annunzio il quale era un rivoluzionario. La situazione venne quindi ripristinata con un trattato firmato a Ravallo nel 1920 dove Fiume divenne uno stato indipendente. Nel 1924 un altro trattato con la Jugoslavia riconoscerà Fiume come città italiana,firmato sempre a Ravallo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stato il ruolo di Mussolini nella nascita del movimento fascista?
  2. Mussolini, inizialmente parte del partito massimalista, si unì al nascente movimento fascista nel 1921, insieme a intellettuali e artisti, gestendo diverse figure come giovani nazionalisti, dannunziani e futuristi.

  3. Quali erano le critiche del movimento fascista alla politica di Giolitti?
  4. Il movimento fascista criticava la politica passiva di Giolitti, considerata inefficace nel risolvere la crisi italiana, e si opponeva alle sue decisioni, come la mancata azione contro le occupazioni e la riforma fiscale che colpiva i borghesi.

  5. Come ha reagito Giolitti all'occupazione di Fiume?
  6. Giolitti affrontò l'occupazione di Fiume inviando l'esercito e arrestando D'Annunzio, risolvendo la situazione con il trattato di Ravallo nel 1920, che rese Fiume uno stato indipendente.

  7. Quali erano le due questioni principali che il governo Nitti non riuscì a risolvere?
  8. Le due questioni principali erano il rapporto tra datori di lavoro e operai, caratterizzato da scioperi e difficoltà industriali, e l'occupazione di Fiume da parte di D'Annunzio e nazionalisti.

  9. Perché il movimento fascista si opponeva alla riforma fiscale di Giolitti?
  10. Il movimento fascista si opponeva alla riforma fiscale di Giolitti perché imponeva tasse sui redditi, colpendo i borghesi, e non era condivisa né dai borghesi né dai fascisti.

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