Concetti Chiave
- Il fallimento dei moti del 1820-21 e del 1831 spinse Giuseppe Mazzini a fondare la Giovine Italia, promuovendo un'Italia unitaria e repubblicana.
- Mazzini credeva in una rivoluzione "dal popolo per il popolo", senza alleanze con sovrani, focalizzandosi sull'educazione delle masse urbane.
- Nonostante l'impegno di Mazzini, le aspirazioni opposte tra i gruppi sociali e l'assenza di una strategia unitaria portarono a numerosi fallimenti.
- In parallelo, emergono le teorie federaliste di Gioberti e Cattaneo, rispettivamente promuovendo un federalismo cattolico e una federazione di repubbliche autonome.
- In Piemonte, Cavour promuoveva le idee liberali, sostenendo l'integrazione tra agricoltura e industria e l'abolizione delle dogane interne per un mercato unificato.
Indice
Riflessioni sui fallimenti dei moti
In Italia il fallimento dei moti del 1820-21 e del 1831 fu motivo di numerose riflessioni. La prima era che i successi e le sconfitte erano stati determinati dall’atteggiamento delle grandi potenze. La seconda era che gli affiliati alle società segrete erano troppo isolati rispetto al grosso della popolazione. Bisognava trovare una soluzione di carattere sociale, politico e militare, scegliere cioè quali forze dovessero partecipare alle rivoluzione, con quali strategie e se e quali potenze coinvolgere nella lotta.
Giuseppe Mazzini e la Giovine Italia
Sin dal 1831 Giuseppe Mazzini aveva cercato una soluzione originale al problema fondando la Giovine Italia, un’associazione politica alternativa alla Carboneria, finalizzata alla realizzazione di un’Italia unitaria, indipendente e repubblicana. La Giovine Italia era un’organizzazione a carattere nazionale, composta da rivoluzionari di professione e il suo programma segnò la nascita del primo movimento repubblicano e democratico organizzato, al quale risposero con entusiasmo moltissimi giovani. Secondo Mazzini la rivoluzione doveva essere fatta “dal popolo per il popolo”, mediante operazioni di guerriglia e senza ricorrere all’alleanza infida di sovrani italiani o stranieri. Fondamentale era a tale scopo l’educazione delle masse.
Limiti del pensiero mazziniano
Mazzini però intendeva con questo termine gli strati più bassi delle popolazioni delle città, ma non le popolazioni contadine. Egli era infatti contrario a qualsiasi mutamento delle leggi della proprietà e quindi a qualsiasi “legge agraria” per la retribuzione delle terre. Profondamente impegnato e di spirito romantico, Mazzini concepì la militanza politica come una missione religiosa ma in lui mancava un’analisi delle condizioni e delle aspirazioni, spesso opposte, dei gruppi che componevano la società. Furono questi limiti del suo pensiero a causare i fallimenti dei suoi moti organizzati dai suoi seguaci, le uniche iniziative rivoluzionarie prese, per più di dieci anni, a partire dal 1831.
Critiche e delusioni negli anni Quaranta
Malgrado la fondazione del 1834 della Giovine Europa, per coordinare l’azione dei rivoluzionari impegnati nella liberazione dei loro paesi: italiani, tedeschi, polacchi; i fallimenti furono così gravi e continui, come nella spedizione dei fratelli Bandiera che vennero arrestati e poi fucilati appena atterrati. Negli anni Quaranta cominciò a serpeggiare la critica di delusione, e per lo stesso Mazzini cominciarono anni bui, tormentati dalla “tempesta del dubbio” e della miseria.
Teorie federaliste di Gioberti e Cattaneo
Parallelamente al pensiero democratico di Mazzini, cominciarono a prendere piede le teorie federaliste, i cui principali esponenti erano Vincenzo Gioberti e Carlo Cattaneo. Per il primo si parla di federalismo cattolico, in quanto proponeva una Confederazione di tutti i sovrani presieduta dal Papa, infatti scrisse un libro che divenne famoso non solo in Italia ma in tutta Europa (letto anche dal grande scrittore Alessandro Manzoni): Il primato morale e civile degli Italiani. L’ideale politico di Cattaneo era invece una federazione di repubbliche italiane fondata sull’autonomia di ciascuna regione e sul rispetto delle singole tradizioni culturali, alla quale si sarebbe dovuti arrivare attraverso una pacifica e graduale riforma politica e pacifiche e graduali riforme economiche ispirate al modello liberista inglese.
Influenza delle idee liberali in Piemonte
In Piemonte particolarmente influenti furono le idee liberali di Camillo Benso, conte di Cavour, il quale aveva contribuito a modernizzare l’agricoltura dell’intera regione. Egli sosteneva la necessità di collegare strettamente l’agricoltura all’industria e di creare un mercato italiano, abolendo le dogane interne e coprendo la penisola di una grande rete ferroviaria come si stava facendo in Inghilterra. Il nome della rivista da lui fondata, Il Risorgimento, divenne presto la parola d’ordine di tutti coloro che aspiravano alla realizzazione di uno Stato nazionale unitario.
Domande da interrogazione
- Quali furono le riflessioni principali dopo il fallimento dei moti del 1820-21 e del 1831 in Italia?
- Qual era l'obiettivo della Giovine Italia fondata da Giuseppe Mazzini?
- Qual era la visione di Mazzini riguardo alla rivoluzione e al coinvolgimento delle masse?
- Quali furono le critiche e i limiti del pensiero di Mazzini?
- Quali altre teorie politiche emersero parallelamente al pensiero di Mazzini?
Le riflessioni principali furono che i successi e le sconfitte erano determinati dall’atteggiamento delle grandi potenze e che gli affiliati alle società segrete erano troppo isolati rispetto alla popolazione generale.
L'obiettivo della Giovine Italia era la realizzazione di un’Italia unitaria, indipendente e repubblicana, attraverso un movimento repubblicano e democratico organizzato.
Mazzini credeva che la rivoluzione dovesse essere fatta “dal popolo per il popolo” mediante operazioni di guerriglia, senza alleanze con sovrani italiani o stranieri, e riteneva fondamentale l’educazione delle masse urbane, escludendo però le popolazioni contadine.
Le critiche al pensiero di Mazzini includevano la mancanza di un’analisi delle condizioni e delle aspirazioni dei diversi gruppi sociali, il che portò ai fallimenti delle sue iniziative rivoluzionarie.
Parallelamente al pensiero di Mazzini, emersero le teorie federaliste di Vincenzo Gioberti e Carlo Cattaneo, che proponevano rispettivamente un federalismo cattolico e una federazione di repubbliche italiane basata sull’autonomia regionale e riforme pacifiche.