Concetti Chiave
- Negli anni di piombo, l'attenzione dello Stato verso la mafia in Sicilia diminuì, permettendo alla mafia di rafforzarsi.
- Negli anni Cinquanta e Sessanta, Cosa Nostra intessé legami con politici e ottenne appalti pubblici, aumentando il suo potere.
- Nel 1963, dopo un attentato ai Carabinieri, lo Stato creò una Commissione anti-mafia che limitò temporaneamente il potere mafioso.
- La mafia riprese forza negli anni di piombo con il contrabbando di sigarette e il traffico di droga, sfidando lo Stato con omicidi mirati.
- Le indagini di magistrati come Falcone e Borsellino portarono a numerosi arresti, segnando un cambiamento nell'approccio alla lotta contro la mafia.
Indice
Negligenza dello Stato negli anni di piombo
Impegnato nella lotta al terrorismo politico, lo Stato si disinteressò, durante gli anni di piombo, al problema della mafia in Sicilia, che, negli anni Settanta, come ci dice lo stesso Falcone, “si è trasformata nella potenza che è oggi”.
Fra gli anni Cinquanta e Sessanta, gli appartenenti alle “famiglie” di Cosa Nostra, erano riusciti ad intrecciare legami con molti politici e ad ottenere molti appalti pubblici.
Nel 1963, a seguito di un attentato a danni di una decina di Carabinieri, lo Stato decise di intervenire, creando un’apposita Commissione anti-mafia e riuscendo a limitare notevolmente il potere dell’organizzazione mafiosa.Rinascita del potere mafioso
Durante gli anni di piombo, però, la mafia poté riprendere tutto il potere che le era stato tolto: iniziò con il contrabbando di sigarette, per poi arrivare al traffico internazionale di droga.
Tragedia e coraggio nella lotta alla mafia
Il 3 aprile 1982 venne nominato prefetto di Palermo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che aveva dimostrato tutte le sue capacità nella lotta alle Brigate Rosse. In Sicilia, però, Dalla Chiesa non ebbe tutto l’appoggio delle istituzioni, necessario per svolgere pienamente il suo compito. Compreso che il generale non godeva delle simpatie di tutti, la mafia sfidò lo stato uccidendo Dalla Chiesa, la moglie e il loro autista il 3 settembre dello stesso anno.
Malgrado queste minacce, la lotta alla mafia continuò, e un gruppo di magistrati di Palermo,tra cui Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, intensificò le proprie indagini, riuscendo a far arrestare decine di “picciotti”. Giovanni Falcone venne ucciso il 23 maggio 1992 nella “Strage di Capaci”, mentre Paolo Borsellino fu ammazzato il 19 luglio 1992 nella “Strage di via D’Amelio”. Le loro vite sono state stroncate, ma queste due figure hanno sicuramente segnato una svolta e hanno profondamente modificato l’approccio della popolazione siciliana nei confronti dei clan mafiosi.
Domande da interrogazione
- Qual è stato l'impatto della negligenza dello Stato durante gli anni di piombo sulla mafia in Sicilia?
- Come ha ripreso potere la mafia durante gli anni di piombo?
- Qual è stato il contributo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella lotta alla mafia?
Durante gli anni di piombo, lo Stato si concentrò sulla lotta al terrorismo politico, trascurando il problema della mafia in Sicilia. Questo permise alla mafia di trasformarsi in una potenza significativa, come indicato da Falcone.
La mafia ha ripreso potere iniziando con il contrabbando di sigarette e successivamente espandendosi nel traffico internazionale di droga, approfittando della distrazione dello Stato.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme ad altri magistrati, intensificarono le indagini contro la mafia, portando all'arresto di molti membri. Nonostante siano stati uccisi, il loro lavoro ha segnato una svolta nella lotta alla mafia e ha cambiato l'approccio della popolazione siciliana verso i clan mafiosi.