elecuglia
Ominide
6 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • La crisi di fine secolo in Italia vide una repressione autoritaria da parte delle forze conservatrici, culminando nei moti del 1898 e nel tentativo di limitare le libertà con leggi autoritarie.
  • Il governo Zanardelli-Giolitti adottò riforme sociali significative e mantenne neutralità nei conflitti di lavoro, favorendo la crescita delle organizzazioni sindacali e un aumento degli scioperi.
  • Il decollo industriale italiano alla fine dell'800 migliorò il tenore di vita ma non colmò il divario con il Mezzogiorno, dove l'agricoltura arretrata e l'emigrazione erano problemi persistenti.
  • Giolitti attuò importanti riforme, tra cui leggi per modernizzare il Mezzogiorno, la statizzazione delle ferrovie, e l'introduzione del suffragio universale maschile, sempre attento agli equilibri politici.
  • Il giolittismo affrontò critiche per il controllo parlamentare e l'uso di metodi trasformistici, mentre gli eventi come la guerra di Libia e la "settimana rossa" segnavano la crisi del sistema giolittiano.

Indice

  1. La crisi di fine secolo
  2. La svolta liberale
  3. Decollo dell'industria e questione meridionale
  4. Giolitti e le riforme
  5. Il giolittismo e i suoi critici
  6. La guerra di Libia e il tramonto del Giolittismo
  7. Socialisti e Cattolici
  8. La crisi del sistema giolittiano

La crisi di fine secolo

Negli ultimi anni dell’800, si fece strada tra le forze conservatrici italiane la tentazione di risolvere in senso autoritario le tensioni politiche e sociali. Essa si manifestò con la dura repressione militare dei moti per il pane del ’98, quando a Milano il generale Bava Beccaris fece sparare sulla folla provocando numerosi morti e feriti, e con il tentativo del governo Pelloux di far approvare delle leggi limitative delle libertà.

L’opposizione incontrata alla Camera e le elezioni del 1900 portarono a un mutamento di rotta che, dopo l’assassinio di Umberto I, fu confermato dal nuovo re Vittorio Emanuele III.

La svolta liberale

Il governo Zanardelli – Giolitti (1901 – 3) si caratterizzò per alcune importanti riforme sociali, ma soprattutto per la neutralità nel campo dei conflitti di lavoro.
Questo atteggiamento di apertura favorì lo sviluppo delle organizzazioni sindacali: le Camere del lavoro, le organizzazioni di categoria, le leghe tra i lavoratori agricoli, che diedero vita nel 1901 alla Federazione italiana dei lavoratori della terra.

Questo sviluppo dell’attività sindacale fu accompagnato da un brusco aumento degli scioperi (con la conseguenza di un notevole incremento dei salari operai e agricoli).

Decollo dell'industria e questione meridionale

Negli ultimi anni dell’800 iniziò il decollo industriale italiano, preparato dalla costruzione di una rete ferroviaria, dalla scelta protezionistica, dal riordinamento del sistema bancario.

Lo sviluppo industriale, se non annullò il divario con i paesi più ricchi, provocò un aumento del reddito e un miglioramento del tenore di vita degli italiani. Cresceva, tuttavia, l’emigrazione, conseguenza di una sovrabbondanza della popolazione rispetto alle capacità produttive dell’agricoltura, che soprattutto nel Mezzogiorno restava arretrata.

Qui analfabetismo, disgregazione sociale, assenza di una classe dirigente moderna, difesa degli interessi della grande proprietà terriera e una politica clientelare impedirono di colmare il divario con il Nord industrializzato.

Giolitti e le riforme

Giolitti rimase a capo del governo, con alcune interruzioni, dal 1903 al 1914; in questo arco di tempo varò importanti riforme:
• Le leggi speciali per il Mezzogiorno, volte a modernizzare l’agricoltura e a favorire l’industrializzazione attraverso stazionamenti statali e agevolazioni fiscali;
• La statizzazione delle ferrovie, ancora in larga parte in mano ai privati;
• La conversione della rendita, per alleggerire il bilancio statale riducendo i tassi di interesse sui titoli di Stato;
• L’introduzione del suffragio universale maschile (1912);
• Il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita.

Il suo riformismo però fu condizionato dalla costante attenzione agli equilibri parlamentari su cui si reggeva la maggioranza di governo.

Il giolittismo e i suoi critici

La “dittatura” di Giolitti, realizzata attraverso lo stretto controllo del Parlamento e l’intervento del governo soprattutto al Sud, trovò molti critici fra le forze politiche (socialisti rivoluzionari, cattolici democratici, liberali – conservatori, meridionalisti) e soprattutto fra gli intellettuali.
Se da un lato, infatti, Giolitti tentò di assorbire nell’attività parlamentare forze tradizionalmente nemiche delle istituzioni, dall’altro dovette ricorrere ai vecchi sistemi trasformistici.

La guerra di Libia e il tramonto del Giolittismo

Sul piano della politica estera, l’Italia si avvicinò, tra fine ‘800 e inizio ‘900, alla Francia, pur restando fedele alla Triplice alleanza. Mutò contemporaneamente l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti delle imprese coloniali, che cominciarono ad essere caldeggiate soprattutto dal nuovo movimento nazionalista.

Proprio la campagna di stampa dei nazionalisti fu, con le pressioni degli interessi della finanza cattolica, tra i fattori che spinsero il governo all’intervento militare in Libia (1911). La guerra con la Turchia che ne seguì si concluse con l’imposizione della sovranità italiana sulla Libia.

Socialisti e Cattolici

Nel Psi la corrente riformista guardò con simpatia alla politica giolittiana. Presto crebbe però entro il partito la forza delle correnti di sinistra, che portarono nel 1904 al primo sciopero generale nazionale in Italia.

La fondazione della Cgl (1906) segnò un rafforzamento della presenza riformistica; anche gli industriali cominciarono a organizzarsi, fondando nel 1910 la Confindustria.

Il conflitto politico – sociale si radicalizzò nel 1912, dopo l’espulsione dal Partito socialista dei riformisti di destra, capeggiati da Bissolati e Bonomi; il controllo del partito passò quindi ai rivoluzionari, di cui uno dei maggiori leader era Mussolini.

In campo cattolico si sviluppò il movimento democratico – cristiano, condannato dal nuovo papa Pio X. Ebbero un grande sviluppo, contemporaneamente, le organizzazioni sindacali “bianche”, cioè cattoliche.

Sul piano politico le forze clerico – moderate stabilirono alleanze elettorali, in funzione conservatrice, con i liberali: questa linea politica avrebbe avuto piena consacrazione, nelle elezioni del 1913, col “patto Gentiloni”.

La crisi del sistema giolittiano

I mutamenti in atto nel sistema politico italiano alla vigilia della Grande Guerra segnavano la progressiva crisi della politica giolittiana, sempre meno in grado di controllare la radicalizzazione che si stata verificando, e di cui nel ’14 la “settimana rossa” fu un rilevante sintomo. In questa situazione la guerra avrebbe significato la fine del giolittismo.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le conseguenze della crisi di fine secolo in Italia?
  2. La crisi di fine secolo portò a una repressione militare dei moti per il pane del 1898 e a un tentativo di limitare le libertà con leggi autoritarie, culminando con un cambio di rotta politica dopo l'assassinio di Umberto I.

  3. Quali riforme caratterizzarono il governo Zanardelli-Giolitti?
  4. Il governo Zanardelli-Giolitti si distinse per riforme sociali significative e per la neutralità nei conflitti di lavoro, favorendo lo sviluppo delle organizzazioni sindacali e un aumento degli scioperi.

  5. Come influì lo sviluppo industriale sulla questione meridionale?
  6. Lo sviluppo industriale non colmò il divario con i paesi più ricchi e non risolse la questione meridionale, dove l'agricoltura rimase arretrata e l'emigrazione aumentò a causa della sovrabbondanza di popolazione.

  7. Quali furono le principali riforme attuate da Giolitti?
  8. Giolitti introdusse leggi speciali per il Mezzogiorno, la statizzazione delle ferrovie, la conversione della rendita, il suffragio universale maschile e il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita.

  9. Quali furono le critiche al giolittismo e come si manifestarono?
  10. Il giolittismo fu criticato da socialisti rivoluzionari, cattolici democratici, liberali-conservatori e intellettuali, che contestavano il controllo parlamentare e l'uso di sistemi trasformistici, culminando nella crisi politica alla vigilia della Grande Guerra.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community

Le colonie latine

elecuglia di Mauro_105

URGENTE (321112)

elecuglia di Lud_

domandina

elecuglia di Samantha Petrosino