Concetti Chiave
- Giovanni Giolitti è stato nominato primo ministro per la prima volta nel 1892, ma si dimette nel 1893 a causa dello scandalo della Banca Romana.
- Durante il secondo governo, Giolitti nazionalizza la rete ferroviaria e legalizza le organizzazioni sindacali, favorendo i diritti dei lavoratori.
- Nel terzo governo, abbassa il tasso dei titoli di stato e introduce leggi che tutelano il lavoro femminile e infantile.
- Durante il quarto governo, promuove il suffragio universale maschile e firma un patto con i cattolici guidati da Gentiloni.
- L'età Giolittiana è vista come un periodo d'oro per la politica italiana, con una trasformazione economica significativa, ma con un divario tra nord e sud.
Indice
Giovanni Giolitti e il primo governo
Giovanni Giolitti nasce a Stradella il 27 ottobre 1842 e muore a Cavour il 17 luglio 1928.
Il suo primo governo risale al 1892, quando viene nominato primo ministro dopo la disfatta del governo di Crispi. Il suo mandato dura poco, fino al 15 dicembre 1893, quando è costretto a dimettersi per via delle accuse che lo vogliono coinvolto nello scandalo della Banca Romana, in cui avrebbe ricevuto delle tangenti per gli appalti della costruzione di edifici nella capitale. Per dimostrare la sua innocenza ci impiega circa otto anni e torna a farsi un buon nome in politica contrastando Umberto I, che voleva annientare lo Statuto Albertino. Si inizia così a parlare di età Giolittiana dal governo Zanardelli del 1901, quando Giolitti viene nominato ministro degli interni, ma con un’influenza maggiore vista l’età avanzata del presidente del consiglio.
Il secondo governo e le riforme sociali
Il secondo governo dura dal 3 novembre 1903, quando viene nominato nuovamente presidente del consiglio, al marzo 1905, periodo durante il quale bisogna risolvere la questione della rete ferroviaria, gestita da società private che approfittano dello stato per arricchirsi. Giolitti decide così di nazionalizzare la rete e, oltre a rinnovarla, inizia la costruzione del traforo del Sempione, per collegare l’Italia con gli altri paesi europei. Durante questo governo legalizza le organizzazioni dei sindacati, alle quali aderivano più di 1 milione di lavoratori, e vieta alla polizia di fermare gli scioperi, permettendo agli operai di ottenere i propri diritti. Inoltre cerca per la prima volta un dialogo con i socialisti, chiedendo al loro capo, Filippo Turati, di diventare ministro. Egli però, sotto alle pressioni dei componenti del Psi, è costretto a rifiutare.
Il terzo governo e le riforme economiche
Il terzo governo va dal maggio del 1906 al 1909, periodo durante il quale Giolitti decide di abbassare il tasso dei titoli di stato dal 5 al 3,5 %, al fine di permettere a tutti di investire in azioni statali, arricchendo in questo modo il bilancio dello stato, vista la grossa crescita dell’economia. Inoltre vengono introdotte nuove leggi atte a tutelare il lavoro femminile e infantile con nuovi limiti di orario, 12 ore, e di età, 12 anni.
Il quarto governo e il suffragio universale
Il quarto governo dura dal 30 marzo 1911 al 21 marzo 1914, periodo in cui Giolitti, in vista delle prossime elezioni del 1913, vuole arrivare al suffragio universale maschile, in quanto le donne non potevano ancora votare. Così permette a tutti i maggiorenni di votare, anche agli analfabeti, purchè abbiano 30 anni ed abbiano prestato servizio militare. Intanto papa Leone XIII concede anche ai cattolici il diritto di voto, prima a loro impossibile, e Giolitti per tutelarsi firma un patto con loro, guidati da Gentiloni, in cui in cambio del loro voto non avrebbe promulgato leggi contrarie alla morale cattolica. Grazie a ciò dopo le elezione nasce un partito socialista formato da 52 deputati, moltissimi per l’epoca.
L'età Giolittiana e il benessere italiano
L’età Giolittiana è conosciuto come il periodo d’oro della politica italiana, sotto di lui infatti, l’Italia si trasforma da paese agricolo a paese industriale, divenendo l’ultimo paese tra le potenze europee, che sono però irraggiungibili. Giolitti è considerato colui che ha portato il benessere in Italia, infatti secondo lui una nazione è ricca quando vi è benessere tra i cittadini, perché se il popolo ha soldi può spendere, permettendo al mercato di ampliarsi. L’unica pecca del suo operato è che ciò avviene solo al nord, dove sono presenti le industrie. Al sud non prova nemmeno, in quanto è di sinistra e rispetta le idee e le alleanze tra industriali del nord e latifondisti del sud.
Domande da interrogazione
- Chi era Giovanni Giolitti e quale fu il suo contributo alla politica italiana?
- Quali furono le principali riforme attuate da Giolitti durante i suoi governi?
- Come affrontò Giolitti lo scandalo della Banca Romana?
- Quali furono le relazioni di Giolitti con i socialisti e i cattolici?
- Quali furono le limitazioni del progresso economico sotto Giolitti?
Giovanni Giolitti fu un importante politico italiano, nato nel 1842 e morto nel 1928. È noto per aver trasformato l'Italia da paese agricolo a industriale durante l'età Giolittiana, considerata un periodo d'oro della politica italiana.
Giolitti nazionalizzò la rete ferroviaria, legalizzò le organizzazioni sindacali, introdusse leggi per tutelare il lavoro femminile e infantile, e promosse il suffragio universale maschile.
Giolitti fu accusato di coinvolgimento nello scandalo della Banca Romana, ma impiegò circa otto anni per dimostrare la sua innocenza e riabilitare il suo nome in politica.
Giolitti cercò un dialogo con i socialisti, invitando Filippo Turati a diventare ministro, ma fu rifiutato. Inoltre, firmò un patto con i cattolici per ottenere il loro supporto elettorale in cambio di non promulgare leggi contrarie alla morale cattolica.
Sebbene Giolitti portò benessere in Italia, il progresso economico fu limitato principalmente al nord industrializzato, mentre il sud rimase trascurato a causa delle alleanze tra industriali del nord e latifondisti del sud.