Concetti Chiave
- Vittorio Emanuele III ascended to the throne and aimed to restore constitutional legality, appointing Giuseppe Zanardelli and later Giovanni Giolitti as prime ministers.
- Giolitti's reforms included supporting industrial growth, recognizing the right to strike, imposing compulsory education until age 12, and establishing social welfare measures like pensions and healthcare.
- Significant public works were undertaken during Giolitti's era, including the expansion of the railway network and the construction of the Sempione Tunnel.
- Despite economic successes, Italy faced issues like high illiteracy rates, poverty, and significant emigration, particularly from southern regions.
- Giolitti attempted to integrate working-class movements into the state, seeking alliances with socialists and Catholics, leading to the Gentiloni Pact and the introduction of male universal suffrage.
Indice
Ascesa di Vittorio Emanuele III
Dopo la morte di Umberto I salì al trono Vittorio Emanuele III. Il piano politico del nuovo sovrano prevedeva il ritorno alla legalità costituzionale. Nel 1901 affidò l'incarico di formare il governo al moderato Giuseppe Zanardelli, il quale libera i detenuti per motivi politici e concede una limitata libertà di associazione. Si dimette e muore nel 1903. Il nuovo capo di governo è Giovanni Giolitti (primo ministro degli interni di ordine pubblico).
Giolitti:
- appoggiò la nascita delle industrie;
- durante gli scioperi non fece intervenire le forze dell'ordine, poiché sosteneva che scioperare era un diritto, dunque appoggiò le trattative tra operaio e imprenditori;
- impose l'obbligo d'istruzione fino ai 12 anni;
- stabilì un giorno di riposo settimanale;
- stabilì assistenza e vennero pagate le prime pensioni di anziani e invalidi;
- ci fu la distribuzione gratuita del chinino (antidoto contro la malaria);
- venne stabilita un'indennità parlamentare, cioè un compenso ai deputati;
- favorì una politica che fece aumentare gli stipendi;
- ci fu un aumento demografico e un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, la quale passò dai 26 milioni (del 1870) ai 36 milioni (del 1913);
Politica sociale e Welfare State
Giolitti fu la prima persona a dare l'appoggio allo "Stato Sociale", il Welfare State (strutture e leggi che riducono le diseguaglianze dei cittadini, garantendo assistenza e benessere). Esso consiste in:
- assistenza dei disabili;
- erogazione di pensione;
- sussidi di disoccupazione;
- assistenza sanitaria;
- costruzione di ospedali, asili, biblioteche pubbliche e musei.
Giolitti attuò solamente i sussidi dei lavoratori infortunati e l'erogazione di pensioni.
Sviluppo economico e infrastrutture
Il maggior benessere generale così raggiunto e le consistenti rimesse degli emigrati (varie forme d'invio di denaro dall'estero da parte degli emigrati verso la patria, al beneficio della propria famiglia) facilitarono il risanamento dell'economia nazionale, permettendo un notevole incremento dell'entrate dello stato (bilancio dello stato inattivo); la politica economica di Giolitti fu un successo. Egli rafforzò anche la moneta (la lira).
La favorevole situazione accrebbe a sua volta il risparmio e quindi i depositi presso le banche, le quali poterono così finanziare numerose imprese:
- nel fattore agricolo (il reddito agricolo, in seguito ai lavoratori di bonifica e di irrigazione e ad un ampio uso di concimi chimici, risultò più che raddoppiato tra il 1870 e il 1910);
- nel fattore industriale (all'interno del sistema produttivo italiano si affermarono in particolare: l'industria automobilistica, la Fiat di Giovanni Agnelli; l'industria della gomma (caucciù) di Pirelli; potenziata l'industria idroelettrica).
Durante l'era giolittiana fu, inoltre, realizzato un intenso programma di lavori pubblici che ebbe le sue più significative manifestazioni nell'estensione della rete stabile e ferroviaria, nell'apertura del traforo del Sempione (Italia-Svizzera) e nell'inizio dei lavori per l'acquedotto.
Giolitti istituì, inoltre, il monopolio statale sulle assicurazioni della vita tramite l'INA (istituto nazionale per le assicurazioni) entrata in funzione nel 1912.
Problemi sociali e migrazione
I risultati positivi raggiunti dalla politica economica e sociale di Giolitti non eliminarono la lunga serie di problemi rimasti ancora insoluti, infatti:
- regnava l'analfabetismo, 50% in Sicilia, Calabria e Basilicata (negli stessi anni in Germania 5%);
- la tubercolosi mieteva più di 75.000 vittime l'anno;
- la disoccupazione e la povertà erano presenti quasi ovunque, soprattutto nel sud;
- tra il 1876 e il 1915: milioni di italiani migrarono, anche attraverso navi transoceaniche (il viaggio durava giorni) che erano divise per classi. Ai componenti della terza classe venivano effettuati controlli sanitari. Gli emigranti erano specialmente italiani e cinesi;
- gli uomini trovarono occupazione nei lavori pesanti (lavori di infrastrutture);
- le donne lavoravano come cameriere o nelle industrie tessili.
Sugli italiani pesavano forti pregiudizi di vario genere. Intanto erano cattolici in un paese di maggioranza protestante. Li seguiva anche una cattiva reputazione infatti tra i soprannomi spregiativi dati agli italiani c'erano "wop" (storpiatura di "guappo") e "dago" (da dagger, pugnale, dunque italiani dal coltello facile).
L'emigrazione italiana subì un arresto dovuto alla 1a guerra mondiale.
Il fenomeno riprese negli anni venti, incontrando però due ostacoli di diversa natura:
1) negli Usa vennero emanate delle leggi restrittive dell'immigrazione (1924), a causa della grande criminalità italo americana. L'unica di queste leggi restrittive era che gli analfabeti non potevano entrare negli Usa;
2) L'attuazione di una nuova politica anti-emigrazione da parte del regno fascista (gli italiani sbarcarono nell'isolotto del lago di Manhattan).
Politica e movimenti sociali
Durante il suo lungo ministero, Giolitti cercò di includere nello Stato le masse lavoratrici e contadine che ne erano escluse e che esprimevano la loro protesta attraverso il movimento socialista e il movimento cattolico.
Egli, infatti, aveva compreso che la trasformazione economica sociale del paese esigeva non solo di un consenso parlamentare, fino ad allora non si erano mai identificate con il sistema parlamentare. Ecco perché egli ricercò l'appoggio del partito socialista.
Nel 1903 Giolitti propose a Filippo Turati (capo della corrente riformista allora alla guida del partito socialista) di entrare nel suo primo governo; ma l'iniziativa non ebbe successo poiché il partito era diviso in due correnti ben distinte:
- i riformisti con Filippo Turati;
- i massimalisti con Benito Mussolini.
Turati sapeva bene che la corrente "massimalista" non avrebbe mai seguito questa strada e ciò avrebbe potuto creare una "spaccatura" del partito.
Anzi, nel 1904 la corrente massimalista riprese il controllo del partito e sostenne nel settembre 1904 il primo sciopero generale della storia italiana.
In seguito, tuttavia, il fallimento della linea rivoluzionaria fece sì' che la corrente riformista riprendesse forza: negli anni successivi, il partito socialista trovò punti all'accordo con la politica giolittiana, pur senza mai arrivare ad una concreta collaborazione di governo.
Relazioni con la Chiesa cattolica
Lo sciopero generale del 1904 ebbe un'altra conseguenza importante: Giolitti ritenne necessario un riavvicinamento alla chiesa cattolica, con l'obiettivo di un reciproco appoggio per far fronte al pericolo della crescita dei "rossi". Pio X ottenne il Non Expedit. Del resto i tempi erano maturi per un passo di questo genere, dato che nello schieramento cattolico erano già emerse nuove posizioni nei riguardi di una partecipazione politica alla vita pubblica italiana. All'interno del cattolicesimo italiano si venne sviluppando, infatti, un orientamento favorevole ai principi liberali e ciò portò alla formazione del partito cattolico. All'interno del partito si distinse la figura di Romolo Murri, il quale creò un partito "La Democrazia Cristiana" basata su problemi sociali posti dall'industrializzazione, e conciliazione tra democrazia e religione, tra socialismo e dottrina sociale della chiesa.
"La Democrazia Cristiana" non trovò il consenso del Papa Pio X e dopo, che fu eletto deputato Murri, fu estromesso dall'esercitazione sacerdotale e venne scomunicato.
Partito Popolare Italiano e Patto Gentiloni
Nel 1919 le istanze di Murri vennero riprese da Luigi Sturzo, un sacerdote siciliano che si convinse della necessità di un partito laico cristiano, a carattere democratico e popolare (Partito Popolare Italiano).
Il partito venne accettato dalla chiesa, anche per la morte di Pio X nel 1914.
Nel 1912 con lui favorevole, Giolitti stipulò un accordo segreto con il presidente dell'azione cattolica, Vincenzo Ottorino Gentiloni, il Patto Gentiloni.
Il patto stabiliva che i cattolici s'impegnavano a:
- sostenere l'elezione dei deputati (liberali), ottenendo in cambio l'impegno ad abbandonare le politiche anticlericali, in particolare ogni progetto di legge sul divorzio;
- finanziare le scuole cattoliche private;
- portare l'insegnamento della regione cattolica nelle scuole pubbliche.
Legge elettorale e suffragio universale
Nel 1912 fu emanata una nuova legge elettorale: il suffragio universale maschile, potevano votare tutti i cittadini solo se:
- compiuti 30 anni e con servizio militare svolto;
Nel 1913, Giolitti vinse le elezioni, tale vittoria portò:
- all'aumento del numero dei deputati;
- alla campagna elettorale anche in chiesa;
- all'opposizione da parte dei socialisti;
Per vincere le elezioni Giolitti si legò ai gruppi della malavita, da qui il nome "il ministro della malavita".
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali riforme attuate da Giovanni Giolitti durante il suo governo?
- Quali furono i principali problemi sociali ed economici durante l'età giolittiana?
- Come cercò Giolitti di includere le masse lavoratrici e contadine nello Stato?
- Quali furono le conseguenze dello sciopero generale del 1904?
- Quali furono le caratteristiche della nuova legge elettorale del 1912?
Giolitti implementò diverse riforme, tra cui l'obbligo d'istruzione fino ai 12 anni, un giorno di riposo settimanale, assistenza e pensioni per anziani e invalidi, distribuzione gratuita del chinino, e un'indennità parlamentare. Favorì anche l'industria e migliorò le condizioni di vita, contribuendo al benessere generale e al risanamento economico.
Nonostante i successi economici, persistettero problemi come l'analfabetismo, la tubercolosi, la disoccupazione e la povertà, specialmente nel sud. L'emigrazione fu massiccia, con milioni di italiani che lasciarono il paese, e gli italiani affrontarono pregiudizi all'estero.
Giolitti cercò di includere le masse lavoratrici e contadine attraverso il dialogo con il movimento socialista e cattolico, proponendo a Filippo Turati di entrare nel governo. Tuttavia, il partito socialista era diviso, e la proposta non ebbe successo. Giolitti cercò anche un riavvicinamento con la Chiesa cattolica per contrastare la crescita dei "rossi".
Lo sciopero generale del 1904 portò Giolitti a cercare un riavvicinamento con la Chiesa cattolica, culminando nel Patto Gentiloni, che prevedeva il sostegno dei cattolici ai deputati liberali in cambio di politiche favorevoli alla Chiesa. Questo patto influenzò le elezioni del 1913.
La nuova legge elettorale del 1912 introdusse il suffragio universale maschile, permettendo il voto a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 30 anni e svolto il servizio militare. Questa legge portò a un aumento del numero dei deputati e influenzò le elezioni del 1913.