Concetti Chiave
- Vincenzo Gioberti, sacerdote e filosofo italiano, promosse la conciliazione tra papato e Risorgimento italiano con un'idea di monarchia "temperata".
- Dopo il coinvolgimento con la Giovane Italia di Mazzini, fu imprigionato ed esiliato, continuando a insegnare e scrivere opere filosofiche in Belgio e Francia.
- La sua filosofia si opponeva all'illuminismo e al positivismo, proponendo una nuova ontologia contrastante il soggettivismo di Rosmini.
- Il suo lavoro "Del primato morale e civile degli Italiani" fu corretto nei "Prolegomeni", identificando la borghesia come protagonista del mondo moderno.
- Gioberti concepiva la religione come coincidente con la storia umana, criticando le astrazioni teologiche e considerando la religione in evoluzione.
Vincenzo Gioberti (Torino 1801 - Parigi 1852), sacerdote cattolico, filosofo e politico italiano, si impose nel dibattito ideologico per la sua proposta, teoricamente motivata, di una conciliazione fra il papato e il moto risorgimentale italiano, in un orizzonte cosmopolita, e della costituzione in Italia di un'autonoma monarchia "temperata".
Opere e pensiero filosofico
Laureato in teologia e ordinato sacerdote, Gioberti si lega all'organizzazione mazziniana della Giovane Italia, è in prigione e poi in esilio, prima a Bruxelles (1834-46) e quindi a Parigi.
Insegna in istituti privati, scrive numerose opere ove propone un suo sistema filosofico - Teorica del sovrannaturale (1838), Introduzione allo studio della filosofia (1840), che si presenta come alternativa all'ateismo illuministico e al positivismo contemporaneo; si impegna in scritti polemici, in particolare in un dibattito con A. Rosmini (Degli errori filosofici di A. Rosmini, 1841), al cui soggettivismo contrappone la sua nuova ontologia.
Contributi politici e riflessioni
Nel 1843 scrive la sua opera più nota, Del primato morale e civile degli Italiani, il cui significato reazionario correggerà profondamente con i Prolegomeni (1845), dove identifica nella borghesia la forza protagonista del mondo moderno e degli eventi a venire. Nel 1848 è in Italia, deputato e quindi presidente del consiglio nel Parlamento della Repubblica subalpina. Torna esule a Parigi l'anno dopo, in seguito alle sconfitte militari.
Eredità e critica del pensiero
Le idee filosofiche e politiche di Gioberti si misurano con gli eventi della storia d'Italia in anni tumultuosi, e ne è testimone, fra gli altri scritti, il Rinnovamento civile d'Italia (1851). Ininterrotta fu però la sua riflessione filosofica, affidata fra l'altro a un'ampia opera che esce incompiuta e postuma, La protologia. Al centro del suo pensiero il motivo di un protagonismo della cultura italiana, identificata con quella della religione cristiana e cattolica, di cui tuttavia criticava a fondo - con testi che suscitarono le reazioni di molti, per esempio dei gesuiti a Parigi e in Italia - sia le astrazioni teologiche della scolastica sia gli atteggiamenti mistici. Con accenti vichiani vedeva la religione coincidere con la storia dell'uomo e crescere e mutare con essa, fin nei suoi dogmi, per andare a coincidere, nella religione universale futura, con l'insieme dei valori più alti concepiti dall'uomo e simbolicamente rappresentati nei suoi maggiori esempi, fossero i grandi della classicità o i protagonisti della rivoluzione scientifica moderna.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la proposta ideologica principale di Vincenzo Gioberti?
- Quali sono alcune delle opere filosofiche più importanti di Gioberti?
- Come ha influenzato la storia d'Italia il pensiero politico di Gioberti?
Gioberti ha proposto una conciliazione tra il papato e il moto risorgimentale italiano, con l'obiettivo di costituire in Italia una monarchia autonoma "temperata".
Tra le opere filosofiche di Gioberti ci sono "Teorica del sovrannaturale" (1838) e "Introduzione allo studio della filosofia" (1840), dove propone un sistema alternativo all'ateismo illuministico e al positivismo.
Gioberti ha influenzato la storia d'Italia con le sue idee politiche, come dimostrato nel "Rinnovamento civile d'Italia" (1851), dove ha identificato la borghesia come forza protagonista del mondo moderno, e ha partecipato attivamente come deputato e presidente del consiglio nel Parlamento della Repubblica subalpina nel 1848.