Concetti Chiave
- Vincenzo Gioberti, nato a Torino nel 1801, fu abate e cappellano di corte ma fu esiliato per la sua partecipazione alla cospirazione di Genova del 1833.
- Durante l'esilio, Gioberti si dedicò a studi filosofici, distanziandosi dal pensiero di Mazzini e cercando di conciliare idee liberali e azione cattolica.
- Condannò il metodo insurrezionale di Mazzini e propose una soluzione attraverso l'azione riformatrice dei principi, esposta nel libro "Del Primato Morale e Civile degli Italiani".
- Il suo ritorno a Parigi nel 1846 coincise con un successo crescente grazie al sostegno liberale di Pio IX, diventando una figura centrale del momento liberale.
- Gioberti divenne presidente del consiglio nel 1848, ma dopo il fallimento del suo programma politico nel 1849, si ritirò e successivamente riconobbe il fallimento delle sue idee nel "Rinnovamento Civile d'Italia".
Vita e esilio di Vincenzo Gioberti
Vincenzo Gioberti nacque a Torino nel 1801; abate e cappellano di corte fu costretto all'esilio prima a Parigi e poi a Bruxelles, per aver preso parte alla cospirazione di Genova ( 1833).
Idee filosofiche e politiche
Dedicatosi, durante l' esilio, a profondi studi filosofici si stacco dal Mazzini e dal pensiero Mazziniano.
Il Gioberti sentì la necessità di conciliare le idee liberali con l'azione cattolica.
Egli perciò fini per condannare il metodo insurrezionale mazziniano e additò la soluzione del problema italiano attraverso l'azione riformatrice dei principi.
A Bruxelles nel 1843 espose queste sue idee nel libro ' Del Primato Morale e Civile degli italiani ' , che dedicò al Pellico.Ritorno e carriera politica
Nel 1846 ritornò a Parigi, il successo del "Primato" aumentato il seguito agli atteggiamenti liberali di Pio IX, nè fece l'uomo del momento ; il momento liberale subbi la cosiddetta "egemonia italiana del Gioberti".
Nel 1848, egli rientrava a torino nel tripudio della folla ; nel dicembre dell o stesso anno era nominato presidente del consiglio dei ministri, nel febbraio del 1849 fallito il suo programma politico, rassegnava le dimissioni e , dopo un viaggio a Parigi si ritirava a volontario esilio. Scrisse allora" il rinnovamento civile d'Italia" 1851 nel quale riconosce implicitamente il fallimento del suo pensiero espresso nel "Primato". Mori improvvisamente il 26 ottobre del 1852.