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Concetti Chiave

  • Il fascismo mirava alla presa del potere e alla creazione di una nuova classe dirigente, con due correnti principali: liberisti e dirigisti.
  • La "Fase Liberista" (1922-1925) vide il regime supportare le forze capitalistiche, ridurre salari e aumentare la disoccupazione, causando inflazione e svalutazione della lira.
  • Nella "Fase Dirigista", il regime cercò di rivalutare la lira fissando il cambio con la sterlina a "quota 90", stabilizzando l'inflazione ma danneggiando alcuni settori industriali.
  • La "Nazionalizzazione Implicita" introdusse politiche dirigiste con tagli salariali e la creazione dell'IMI e dell'IRI per il controllo economico.
  • Le politiche economiche fasciste si evolsero attraverso queste fasi, influenzando significativamente l'economia italiana e la sua struttura industriale.

Indice

  1. Obiettivo del fascismo
  2. Divisione interna dei fascisti
  3. Prima fase economica
  4. Seconda fase economica
  5. Terza fase economica

Obiettivo del fascismo

L’obiettivo del fascismo era la presa del potere e l’affermazione di una nuova classe dirigente.

Divisione interna dei fascisti

I fascisti si distinguevano in:

Fascisti liberisti, favorevoli al mercato, per loro la politica non doveva regolare l’economia;

Fascisti dirigisti, che volevano imporre la volontà politica sulla sfera economica e produttiva.

Prima fase economica

Dal 1922 al 1939 si possono individuare tre fasi della politica economica fascista:

1. La prima fase fu la “Fase Liberista” che durò fino al 1925.

In questa fase il regime si impegnò a ristabilire il potere delle forza capitalistiche nelle campagne e nelle fabbriche; cessarono gli scioperi, i salari diminuirono, aumentò la disoccupazione; iniziarono ad essere importate più materie prime e macchinari di quanti beni finali venissero esportati. Come conseguenza di ciò si verificò che i prezzi delle materie prime e dei beni di consumo aumentarono di molto e la lira perse sempre più valore.

2.

Seconda fase economica

La seconda fase fu la “Fase Dirigista”. In questa fase si cercò di rivalutare la lira per stabilizzarla sui mercati internazionali, e nel dicembre del 1927 il cambio lira – sterlina venne fissato a “quota 90”. Questa decisione fu presa per evitare che la crescente inflazione colpisse i ceti medi che erano la base del consenso del regime. Ma i settori come il tessile e l’agroalimentare furono danneggiati, invece l’industria di base si sviluppò.

3.

Terza fase economica

La terza fase fu la “Nazionalizzazione Implicita”. La terza fase si aprì con una politica dirigista, in cui il regime tagliò i salari e gli stipendi. Nel 1931 fu creato l’Istituto Mobiliare Italiano (IMI) e nel 1933 fu creato l’ Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI).

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