Concetti Chiave
- L'Austria, ormai in difficoltà, chiese aiuto alla Germania per evitare un'avanzata italiana verso Trieste, portando sei divisioni tedesche sul fronte.
- L'attacco austro-tedesco iniziò il 24 ottobre 1917 con gas tossici e fanteria d'assalto, portando a una rapida avanzata nelle valli vicino a Caporetto.
- La ritirata italiana durò fino al 19 novembre, ma l'esercito riuscì a stabilire una linea difensiva sul fiume Piave.
- La situazione caotica vide molti soldati italiani disertare, arrendersi o auto-infliggersi ferite per evitare il combattimento.
- Le dure condizioni delle trincee, con scarse condizioni igieniche e climatiche estreme, contribuirono al malcontento tra i soldati.
Indice
La crisi dell'Austria-Ungheria
Nell’agosto del 1917, dopo numerose offensive dell’esercito di Cadorna, l’Impero Austro-Ungarico sembrava a un passo dalla sconfitta. Solo il fronte italiano sembrava reggere, ma era questione di tempo prima che i testardi assalti del generale Cadorna riuscissero a penetrare anche da quella parte. L’Austria, ormai in disperazione, dovette chiedere aiuto ai tedeschi, i loro alleati.
Però presero questa decisione con grande rancore perché essere aiutato da un alleato era un segno di debolezza e di sconfitta, ma, in questo caso, i tedeschi furono costretti ad aiutare l’Austria perché sennò l’esercito italiano sarebbe riuscito a prendere il dominio su Trieste, unico vero proprio porto dei due imperi. Così sei divisioni tedesche furono segretamente inviate sul fronte.L'attacco austro-tedesco
Dopo essere stato rimandato per alcuni giorni a causa del maltempo, l’attacco cominciò la mattina del 24 ottobre. Prima venne lanciato il gas tossico alle 2 di notte. Gli italiani, che avevano maschere antigas con filtri che potevano durare al massimo un paio d’ore, evacuarono in fretta le trincee avanzate, nonostante l’esercito sapesse già tutto dell’attacco tramite le intercettazioni telefoniche. Successivamente vennero mandati all’attacco furono i reparti di fanteria d’assalto tedeschi: piccoli reparti armati di mitragliatrici, bombe a mano e lanciafiamme che avevano il compito di infiltrarsi nelle trincee nemiche, conquistarle e difenderle fino all’arrivo del grosso delle truppe.
La ritirata italiana
La combinazione si rivelò tremendamente efficace. Per questo, quando gli austro-tedeschi avanzarono nelle valli vicino a Caporetto non incontrarono resistenza. Così il comandante locale chiese il permesso di ritirare le sue truppe, che rischiavano di essere attaccate alle spalle dagli austriaci, ma Cadorna glielo proibì per diverse ore. A sera, però, anche lui dovette arrendersi: la situazione era compromessa e fu ordinata la ritirata generale.
La ritirata dopo la battaglia durò dal 24 ottobre fino al 19 novembre. Successivamente alla fuga, Cadorna, fu in grado di creare una linea temporanea sul fiume Tagliamento. Poi, quando le truppe nemiche erano alle porte, fece scoppiare i ponti che permettevano di oltrepassare il fiume con sopra migliaia di persone che scappavano. Austriaci e tedeschi non riuscirono a completare la loro vittoria distruggendo completamente l’esercito italiano, che alla fine riuscì a ristabilirsi, con una linea difensiva, sul fiume Piave. Quando a novembre la situazione si fu stabilizzata, Cadorna fu cacciato dal suo comando e sostituito con il generale Armando Diaz, il quale portò alla vittoria l’esercito italiano con la battaglia di Vittorio Veneto. E costrinse l’Austria alla ritirata (4 novembre 1918).
Disordini e diserzioni
Durante questa battaglia ci furono numerosi episodi di disordine. Tra questi c’erano soldati che gettavano le armi e si arrendevano spontaneamente agli austriaci, soldati che si procuravano ferite per andare in congedo, altri che si consegnavano al nemico; tutti questi fanno parte dei disertori. I disertori, infatti, erano coloro che in tempo di guerra, abbandonavano il loro posto senza esserne autorizzati, con l'intenzione di non ritornare. Partiamo con il presupposto che nelle trincee la vita era davvero complicata e difficile. Mancavano le condizioni igienico sanitarie, infatti le trincee erano delle vere e proprie buche scavate nel terreno per questo i soldati erano esposti ad ogni sorta di intemperie e di fenomeno atmosferico e, così, molti soldati contraevano malattie come polmonite e altri venivano colpiti dai pidocchi. Infatti la guerra in trincea viene definita una guerra di fango e cognac perché, in primo luogo combattevano, vivevano, mangiavano nel fango, e in secondo luogo, prima di una battaglia gli veniva dato del cognac per dimenticare e per non pensare all’attaccamento alla vita. Per questo molti cercavano di scappare dalle trincee e se venivano colti in fragrante dovevano subire una pena che poteva arrivare ad essere anche l’ergastolo o la pena di morte. Così per evitare questo avvenimento nella conclusione della trincea stavano appostati dei carabinieri che dovevano vegliare su di loro, e se necessario rimetterli in riga, spesso anche con la violenza.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause principali della disfatta di Caporetto?
- Come reagì l'esercito italiano all'attacco austro-tedesco?
- Quali furono le conseguenze immediate della ritirata italiana?
- Quali furono le condizioni di vita nelle trincee italiane durante la battaglia?
- Come venivano trattati i disertori durante la battaglia di Caporetto?
La disfatta di Caporetto fu causata dalla combinazione di un attacco austro-tedesco ben coordinato, l'uso di gas tossici, e la mancanza di resistenza italiana, aggravata da ordini tardivi di ritirata da parte di Cadorna.
L'esercito italiano evacuò rapidamente le trincee avanzate a causa del gas tossico e, nonostante le intercettazioni telefoniche avessero avvertito dell'attacco, non riuscì a resistere efficacemente, portando a una ritirata generale.
La ritirata durò dal 24 ottobre al 19 novembre, durante la quale Cadorna riuscì a stabilire una linea temporanea sul fiume Tagliamento, ma alla fine l'esercito italiano si ristabilì sul fiume Piave.
Le condizioni di vita nelle trincee erano estremamente difficili, con scarse condizioni igienico-sanitarie, esposizione alle intemperie, malattie come la polmonite, e infestazioni di pidocchi.
I disertori, coloro che abbandonavano il loro posto senza autorizzazione, rischiavano pene severe come l'ergastolo o la pena di morte, e i carabinieri erano incaricati di sorvegliare e mantenere l'ordine nelle trincee.