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Concetti Chiave

  • Il periodo della Destra storica (1861-1876) vide governi di destra liberale, legati agli interessi dell'aristocrazia piemontese, lombarda e romagnola.
  • La piemontesizzazione estese le leggi del Regno di Sardegna all'intero Regno d'Italia, causando tensioni nel Sud per tasse e leva obbligatoria.
  • L'economia agricola italiana era divisa: Nord avanzato, Centro basato sulla mezzadria e Sud caratterizzato da latifondi poco produttivi.
  • L'accentramento amministrativo fu adottato per ridurre le differenze regionali, ma favorì le industrie settentrionali a discapito del Sud.
  • Per risolvere il deficit finanziario, furono imposte nuove tasse e ridotte le spese statali, portando il bilancio in attivo nel 1875.

Indice

  1. Il periodo della Destra storica
  2. L'economia agricola italiana
  3. L'accentramento e la piemontesizzazione
  4. Le tasse e il bilancio

Il periodo della Destra storica

Il primo periodo del Regno d’Italia che va dal 1861 al 1876 è detto della Destra storica perché i governi che si susseguirono in questi anni appartenevano alla destra liberale, legata soprattutto agli interessi dell’aristocrazia piemontese, lombarda e romagnola. Questi governi avevano una responsabilità altissima perché dovettero prendere delle decisioni affrettate in un clima di urgenza in cui i problemi erano numerosissimi. Un importante provvedimento della Destra storica fu rappresentato dalla piemontesizzazione, cioè l’estensione delle leggi del Regno di Sardegna a tutto il Regno d’Italia. Fu un atto dettato dall’emergenza. Nell’Italia meridionale la tassazione, la leva obbligatoria e l’eccessivo liberismo crearono molte tensioni e malcontenti.

L'economia agricola italiana

Fino agli anni trenta del Novecento l’Italia era un paese fondamentalmente agricolo e c’erano pochi distretti che avevano una struttura industriale, come Como, Biella e Prato. Negli anni sessanta dell’Ottocento il governo italiano fece fare un’inchiesta per avere un quadro generale della situazione economica italiana. Da questa inchiesta emerse che il sistema agricolo dell’Italia settentrionale era molto avanzato; le terre appartenevano a delle famiglie nobili che risiedevano nelle grandi città e venivano affittate a degli abili imprenditori privati che aprivano delle imprese moderne che facevano fruttare al massimo i terreni. Nell’Italia centrale invece c’era la mezzadria, secondo cui il proprietario terriero divideva il proprio terreno in poderi che distribuiva a delle famiglie le quali avrebbero dovuto consegnargli metà del raccolto. Questo tipo di agricoltura non era molto produttiva, ma solo di sussistenza. L’Italia meridionale era invece caratterizzata dal latifondo. Una parte del latifondo è solitamente gestita dal proprietario, mentre l’altra parte è affidata a famiglie di contadini che la devono coltivare. Queste terre però erano spesso molto povere e poco produttive e perciò era necessario coltivarle in maniera intensiva per ottenere delle rendite opportune. Esisteva anche una classe intermedia che lavorava per conto dei latifondisti e teneva sotto controllo l’operato dei contadini. Secondo alcuni studiosi fu questa classe che diede origine all’organizzazione mafiosa nell’Italia meridionale. Il latifondo era un sistema agricolo molto scadente, poco produttivo e molto arretrato. La zona tra Lecce e Bari e la Sicilia orientale invece rappresentavano un’eccezione perché c’erano importanti imprese specializzate nella lavorazione di olio, vino e agrumi soprattutto da esportare. I primi governanti della Destra storica dovettero fare i conti con le differenze tra queste tre zone agricole dell’Italia.

L'accentramento e la piemontesizzazione

La Destra storica non seguì la pista del federalismo, ma venne preferito l’accentramento per cercare di diminuire le forti differenze tra le varie zone d’Italia. Il modello da seguire era quello francese e anche nel Regno di Sardegna c’era stato l’accentramento. Era avvenuta dunque una piemontesizzazione. Per ogni provincia il governo nominò un prefetto che aveva poteri amplissimi ed era a capo della polizia e dell’amministrazione provinciale. Nei comuni c’erano sindaci che fino agli anni ottanta dell’Ottocento erano nominati dal governo. Con la piemontesizzazione vennero estesi a tutto il paese la leva obbligatoria, molte tasse, il liberismo economico e l’obbligo di due anni di istruzione elementare. Questo atto favorì le imprese settentrionali che erano molto moderne e solide, mentre fu deleterio per l’economia dell’Italia meridionale che era molto arretrata. Nelle regioni meridionali il malcontento era diffuso e diede origine al brigantaggio. Nel 1863 venne data carta bianca all’esercito per reprimere questo fenomeno e vennero compiuti dei massacri efferati.

Le tasse e il bilancio

Il nuovo governo impose tre tipologie di tasse per fronteggiare il deficit finanziario. L’imposta mobiliare era una percentuale di tassazione sui redditi ottenuti con il lavoro. L’imposta fondiaria era invece una tassa sui terreni e sugli immobili. Vennero poi aumentate le imposte dirette come il sale e il tabacco. Nel 1868 per raggiungere il pareggio del bilancio venne tassata anche la farina con la cosiddetta “tassa della fame”. L’incremento di tasse si accompagnava alla diminuzione delle spese di stato che si limitavano esclusivamente all’esercito, all’amministrazione e alla rete ferroviaria. Nel 1875 il ministro delle finanze Quintino Sella dichiarò che finalmente il bilancio italiano era in attivo. Il merito della Destra storica fu quello di aver costruito uno stato unitario nel giro di pochi anni.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali sfide affrontate dalla Destra storica durante il suo governo?
  2. La Destra storica dovette affrontare numerosi problemi, tra cui l'urgenza di prendere decisioni rapide, le tensioni nel sud Italia causate da tassazione e leva obbligatoria, e le differenze economiche tra le regioni italiane.

  3. Cos'è la piemontesizzazione e quale impatto ebbe sull'Italia?
  4. La piemontesizzazione fu l'estensione delle leggi del Regno di Sardegna a tutto il Regno d'Italia, favorendo le imprese settentrionali ma causando malcontento nel sud.

  5. Come era strutturata l'agricoltura nelle diverse regioni italiane durante il periodo della Destra storica?
  6. L'agricoltura era avanzata al nord con terre affittate a imprenditori, basata sulla mezzadria al centro, e caratterizzata dal latifondo poco produttivo al sud.

  7. Quali misure fiscali furono adottate per affrontare il deficit finanziario?
  8. Furono imposte tasse sui redditi, terreni e immobili, e aumentate le imposte dirette su sale e tabacco; nel 1868 fu introdotta la "tassa della fame" sulla farina.

  9. Quali furono le conseguenze dell'accentramento amministrativo voluto dalla Destra storica?
  10. L'accentramento portò alla nomina di prefetti con ampi poteri e sindaci nominati dal governo, contribuendo a ridurre le differenze regionali ma causando malcontento nel sud.

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