Concetti Chiave
- Il governo della destra storica in Italia non era una vera democrazia, ma un sistema liberale con un parlamento bicamerale, dove solo una piccola parte della popolazione aveva potere politico.
- La destra e la sinistra storica erano le principali correnti del liberalismo tradizionale, ma le differenze tra loro si attenuarono nel tempo, specialmente dopo il 1876.
- Le difficoltà economiche furono una sfida significativa per la destra, con il paese sull'orlo della bancarotta e il ricorso a prestiti esteri per coprire il disavanzo.
- La tassa sul macinato del 1868, considerata una tassa sulla fame, causò tumulti popolari, specialmente nella pianura Padana, e fu un simbolo del malcontento sociale.
- La piemontesizzazione del sud Italia fu percepita come un'invasione straniera, portando a una rivolta armata che le autorità tentarono di sminuire come brigantaggio.
Sfide economiche e sociali
I problemi più gravi affrontati dalla destra furono economici e sociali: lo stato era sull’orlo della bancarotta dal 1862. il pareggio del bilancio divenne l’obbiettivo prioritario della destra e fu perseguito soprattutto dal ministro delle finanze Quintino Sella. L’Italia non riuscì a diminuire le spese militari ma anzi si trovò in guerra con l’Austria nel 1866 e con lo stato pontificio nel 1870. Per coprire il disavanzo i governi ricorsero a presiti all’estero ma in occasione della guerra austriaca i creditori richiesero rimborso immediato per paura della bancarotta. Il 1866 fu l’anno più negativo: dopo le sconfitte di Custoza e Lissa il governo ricorse al corso forzoso ovvero ad emettere carta moneta svalutata non convertibile in oro. Inoltre si procedette con le vendite di proprietà demaniali e ecclesiastiche. Il peso del risanamento fu scaricato sui cittadini mediante le imposte indirette sui beni di largo consumo: nel 1868 venne introdotta la tassa sul macinato (proporzionale alla quantità di cereali trasformata in farina), odiata dal popolo e rinominata tassa sulla fame. Nel 1869 la pianura Padana soprattutto fu teatro di numerosi tumulti diretti contro questa tassa. I disordini contro questa tassa ebbero origine spontanea ma il alcuni casi, da parte di democratici e repubblicani, si cercò di trasformare questi moti in rivoluzioni contro la monarchia, talora si inneggiava al papa o al governo austriaco.
Tensioni e rivolte nel sud
Nel sud la lotta armata contro lo stato non fu una semplice esplosione di collera ma durò per circa 10 anni. I governi della destra estesero subito e senza modifiche la legislazione del regno di Sardegna nel sud (piemontesizzazione) inviando al sud molti funzionari del Nord con il risultato che le popolazioni meridionali non ebbero l’impressione di un processo di unificazione nazionale ma si sentirono vittime di un’invasione straniera. Tra queste legge vi era anche quella del libero scambio e la circoscrizione obbligatoria. Il libero scambio permise l’ingresso nel paese dei manufatti britannici a basso costo rovinando molti artigiani del sud. La protesta contro il governo “straniero” e la povertà si incanalò nella direzione della rivolta armata, che le autorità cercarono di squalificare con l’uso del termine brigantaggio, presentando il fenomeno, che era una vera e propria guerra civile, come un fenomeno di criminalità. Molte bande di briganti furono finanziate dal governo Borbonico in esilio a Roma (fino al 1870). L’invio di 120000 soldati in meridione portò a più vittime rispetto a quelle di tutte le guerre del Risorgimento insieme, ma riuscì a schiacciare il brigantaggio dopo il 1870.
Domande da interrogazione
- Qual era la struttura del governo italiano durante la destra storica?
- Quali furono i principali problemi economici affrontati dalla destra storica?
- Come reagì la popolazione alla tassa sul macinato introdotta nel 1868?
- Quali furono le conseguenze della piemontesizzazione nel sud Italia?
- Come fu affrontato il fenomeno del brigantaggio nel sud Italia?
L'Italia era uno stato liberale con un parlamento bicamerale composto da un senato di nomina regia e una Camera dei deputati, ma non era una democrazia poiché solo una minoranza della popolazione esercitava il potere.
La destra storica affrontò gravi problemi economici, tra cui il rischio di bancarotta dello stato, e cercò di raggiungere il pareggio di bilancio attraverso misure come l'introduzione di imposte indirette e la vendita di proprietà demaniali ed ecclesiastiche.
La tassa sul macinato fu molto impopolare e causò numerosi tumulti, specialmente nella pianura Padana, con proteste che talvolta furono strumentalizzate da democratici e repubblicani per incitare rivolte contro la monarchia.
La piemontesizzazione portò a un sentimento di invasione straniera tra le popolazioni meridionali, che non percepirono un processo di unificazione nazionale, e contribuì a fomentare la rivolta armata e il fenomeno del brigantaggio.
Il brigantaggio fu affrontato con l'invio di 120.000 soldati nel meridione, che portarono a più vittime rispetto a tutte le guerre del Risorgimento insieme, riuscendo a schiacciare il fenomeno dopo il 1870.