Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • La Repubblica partenopea del 1799 cadde rapidamente a causa della pressione dell'esercito sanfedista e del distacco francese.
  • Vincenzo Cuoco analizza il fallimento della rivoluzione napoletana attribuendolo al distacco tra patrioti e masse popolari.
  • La rivoluzione era vista come "passiva" e importata, non risuonando con lo spirito locale napoletano.
  • Cuoco sottolinea che la rivoluzione avrebbe avuto successo solo coinvolgendo il popolo e rispondendo ai suoi bisogni concreti.
  • La divisione culturale tra la parte colta e il popolo comune portò a un malinteso diffuso e alla mancata adesione popolare.

Indice

  1. La caduta della Repubblica partenopea
  2. Il fallimento della rivoluzione napoletana
  3. Il distacco tra patrioti e popolo
  4. La divisione culturale a Napoli
  5. Il segreto di una rivoluzione di successo

La caduta della Repubblica partenopea

Nel 1799, dopo appena cinque mesi dalla nascita, la Repubblica partenopea, creatasi sull’onda della prima campagna d’Italia, cadde sotto la pressione dell’esercito sanfedista, guidato per conto di Ferdinando IV, dal cardinale Ruffo. La presenza giacobina dei Francesi a Napoli si era indebolita a causa dello spostamento a nord dei Francesi per far fronte alle ostilità austro-russe.

Il fallimento della rivoluzione napoletana

Nel 1801, lo storico napoletano Vincenzo Cuoco, nel suo Saggio sulla rivoluzione di Napoli prende in esami i motivi del fallimento del progetto di liberare Napoli dall’oscurantismo borbonico in nome degli ideali rivoluzionari trasmessi da Napoleone. Egli fu testimone e protagonista degli eventi.

Il distacco tra patrioti e popolo

Le ragioni della sconfitta sono da ritrovarsi nel distacco tra i patrioti e le masse popolari, sia contadine che urbane. Egli parla di una rivoluzione “passiva”, importata dall’estero ed estranea allo spirito napoletano e quindi difficile da essere compresa dalla generalità della massa. Infatti, le teorie politiche seguite dalla borghesia erano troppo astratte per far presa sulla realtà locale e sarebbe stato necessario adattare il modello francese. Se la Repubblica fosse stata fondata dai Napoletani stessi, se la Costituzione si fosse fondata sui bisogni e sugli usi del popolo e se l’autorità avesse fornito al popolo dei beni reali e lo avesse liberato dai mali che lo affliggevano da tempo, allora le novità non avrebbero creato allarmismi e non ci sarebbero stati i disagi causati dalla guerra. La Rivoluzione napoletana avrebbe potuto riuscire solo a condizione di poter guadagnare la simpatia del popolo, ma il popolo e i patrioti non avevano le stesse vedute del problema; avevano idee diverse, costumi differenti e persino la lingua parlata non era la stessa.

La divisione culturale a Napoli

Era come se la nazione napoletana fosse divisa in due rami: la parte colta e la parte meno istruita, rimasta legata alle condizioni locali. La parte colta si era formata su modelli stranieri (francesi e inglesi) e la sua coltura, le loro idee e le loro vedute erano ben diverse da quelle di cui Napoli avrebbe avuto bisogno. Cuoco scrive chiaramente che coloro che erano rimasti napoletani erano considerati dei “selvaggi”. Ecco perché la coltura di pochi non era servita affatto alla nazione per cui i veri Napoletani disprezzavano quasi una cultura che non serviva e di difficile comprensione.

Il segreto di una rivoluzione di successo

Il segreto del felice esito di una rivoluzione è quindi il seguente: conoscere ciò che il popolo vuole e realizzarlo. Non appena ci si accorge che si stanno facendo i propri interessi e non quelli del popolo bisogna fare un passo indietro perché la mania di voler riformare tutto porta con sé la controrivoluzione. Quando le idee di libertà sono troppo astratte, causano una forte limitazione dell’esercizio della libertà stessa. Quindi Cuoco si chiede che cosa chiedessero i Napoletani e con quali modalità: essi volevano essere sgravati da tasse, liberati dal giogo dei baroni, la spartizione dei grandi latifondi in mano a pochi, senza ricorrere a violenze o massacri ed è su questa linea che avrebbero dovuto orientarsi i rivoluzionari.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le cause principali del fallimento della Repubblica partenopea del 1799?
  2. Il fallimento fu dovuto al distacco tra i patrioti e le masse popolari, con una rivoluzione percepita come "passiva" e importata dall'estero, non compresa dalla popolazione locale.

  3. Come descrive Vincenzo Cuoco la divisione all'interno della nazione napoletana?
  4. Cuoco descrive una divisione tra la parte colta, influenzata da modelli stranieri, e la parte meno istruita, legata alle condizioni locali, con idee e costumi differenti.

  5. Qual era il segreto per il successo di una rivoluzione secondo Cuoco?
  6. Il segreto era conoscere e realizzare ciò che il popolo desidera, evitando di perseguire interessi personali che portano alla controrivoluzione.

  7. Cosa chiedevano i Napoletani secondo Cuoco?
  8. I Napoletani chiedevano di essere sgravati dalle tasse, liberati dal giogo dei baroni e la spartizione dei latifondi, senza ricorrere a violenze o massacri.

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