Concetti Chiave
- L'ingresso ufficiale dei cattolici nella politica italiana avvenne nel 1912, durante il governo Giolitti, che cercava un'intesa con le forze cattoliche per contrastare l'opposizione conservatrice e socialista.
- Il pontefice Pio X ammorbidì la posizione del Vaticano, consentendo ai cattolici di partecipare alle elezioni, riducendo l'intransigenza del non expedit del 1874.
- Le elezioni del 1913 furono basate su una nuova legge che estendeva il suffragio universale maschile, permettendo a tutti i cittadini maschi di votare a partire dai 30 anni, o dai 21 se alfabetizzati.
- La riforma elettorale del 1912 aumentò significativamente il numero degli elettori da 3.300.000 a 8.600.000, eliminando l'analfabetismo come criterio di esclusione.
- Nonostante l'espansione del suffragio maschile, le donne continuarono a essere escluse dal voto, e venne introdotta un'indennità parlamentare per le spese sostenute dai parlamentari.
Ingresso dei cattolici nella politica
L'ingresso dei cattolici nella vita politica ufficiale del regno si realizzò solo nel 1912, in una fase particolarmente delicata del governo Giolitti, che affrontava una duplice aspra opposizione. Da un lato erano cresciute le correnti conservatrici e nazionaliste, che consideravano Giolitti troppo sbilanciato a sinistra e incapace, malgrado la recente guerra di Libia, di dare all'Italia il rango internazionale che il paese secondo loro doveva conquistare.
Dall'altro, nel partito socialista prevaleva di nuovo l'orientamento rivoluzionario. Giolitti si rese conto allora che l'unica via da imboccare era quella di un'intesa con le forze cattoliche. D'altra parte, la crescita del partito socialista aveva indotto lo stesso pontefice Pio X ad attenuare l'intransigenza vaticana nei riguardi del Regno d'Italia e ad ammorbidire il non expedit (formula apostolica con cui nel 1874 il pontefice Pio IX, che si era rifiutato di riconoscere il nuovo stato Italiano, vietò ai cattolici di prendere parte alle elezioni italiane se come eletti sia come elettori), ammettendo la possibilità di una partecipazione dei cattolici alle elezioni pubbliche. Un accordo ben più ampio e sistematico fu raggiunto la vigilia delle elezioni del 1913, che si sarebbero svolte sulla base di una nuova legge.Riforma elettorale del 1913
Questa legge ammetteva al voto tutti i cittadini di sesso maschile purché avessero compiuto 30 anni, età che si abbassava a 21 se in grado di leggere e scrivere. L'analfabetismo non era più dunque un criterio di esclusione dal voto; si tenga presente che nel 1911 il tasto di analfabetismo era calcolata al 38%, elevato ma pur sempre dimezzato rispetto al 78% stimato al momento dell'unificazione nel 1861. La riforma elettorale ebbe una grande importanza: il numero degli elettorati salì da circa 3.300.000 a circa 8.600.000. Le donne continuavano a essere escluse dal voto. La legge introdusse per la prima volta un'indennità parlamentare, cioè un indennizzo per le spese sostenute per svolgere il proprio compito in Parlamento.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il contesto politico che ha portato all'ingresso dei cattolici nella vita politica ufficiale del regno nel 1912?
- Quali cambiamenti ha introdotto la nuova legge elettorale del 1913?
- Come ha reagito il Vaticano alla crescita del partito socialista?
L'ingresso dei cattolici nella vita politica ufficiale avvenne in un momento in cui il governo Giolitti affrontava una duplice opposizione: da un lato, le correnti conservatrici e nazionaliste, e dall'altro, il partito socialista con un orientamento rivoluzionario. Giolitti cercò un'intesa con le forze cattoliche per affrontare queste sfide.
La nuova legge elettorale del 1913 ammetteva al voto tutti i cittadini maschi di almeno 30 anni, o 21 se sapevano leggere e scrivere, eliminando l'analfabetismo come criterio di esclusione. Ha aumentato il numero degli elettori da circa 3.300.000 a circa 8.600.000 e ha introdotto un'indennità parlamentare.
La crescita del partito socialista ha indotto il pontefice Pio X ad attenuare l'intransigenza vaticana verso il Regno d'Italia, ammorbidendo il non expedit e permettendo ai cattolici di partecipare alle elezioni pubbliche.