darksoul98
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Concetti Chiave

  • La pittura fiorentina del Quattrocento è definita "pseudo rinascimento" da Federico Zeri per il suo stile ibrido tra innovazione e tradizione gotica.
  • Masaccio introdusse innovazioni razionali, ma le opere di Filippo Lippi e Paolo Uccello mostrarono toni delicati e sperimentazioni prospettiche.
  • Il potere di Cosimo il Vecchio de Medici e la borghesia fiorentina favorirono una pittura raffinata, lontana dal rigore del primo Umanesimo.
  • Domenico Veneziano, con il suo uso del colore e della luce, e Andrea del Castagno, con il suo stile espressivo, risposero alle nuove esigenze della committenza.
  • Benozzo Gozzoli prolungò la tradizione tardogotica con dettagli preziosi e sovrabbondanti, influenzando la pittura oltre la metà del secolo.

La pittura a Firenze a metà del Quattrocento

Con l’espressione “pseudo rinascimento” Federico Zeri , storico dell’arte italiano tra i più importanti del Novecento, ha definito lo stile della pittura fiorentina della prima metà del Quattrocento: gli inizi razionali e fortemente innovativi di Masaccio ebbero infatti poco seguito e prevalsero da un lato toni delicati e poetici e un particolarismo ancora gotico, dall’altro divagazioni prospettiche ed espressionistiche che, portando all’estremo le conquiste dei padri del Rinascimento, oltrepassavano i limiti del reale.

In questo contesto si muovono Filippo Lippi, caratterizzato da uno stile dolce, e Paolo Uccello, sperimentatore delle possibilità espressive della prospettiva. L’affermazione a Firenze di un tipo di pittura raffinata e cromaticamente ricercata rispetto allo stile rigoroso e intellettuale del primo Umanesimo è dovuta anche alla conquista definitiva del potere da parte di Cosimo il Vecchio de Medici e al costituirsi di un ricco ceto borghese con aspirazioni aristocratiche. Per questa committenza lavoravano Domenico Veneziano, giunto in città nel 1439, che portò la sensibilità luministica e la delicatezza dei colori proprie dell’ambito veneto, Andrea del Castagno, autore energico ed espressivo che richiama l’ultimo Donatello, e Benozzo Gozzoli, che per i suoi dettagli preziosi e sovrabbondanti portò oltre la metà del secolo la tradizione tardogotica.

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