Concetti Chiave
- Michelangelo Merisi, noto per il suo realismo crudo, spesso rappresentava soggetti di bassa estrazione con abiti logori e nature morte decadenti.
- La Canestra di frutta è una delle sue opere più celebri, caratterizzata da uno sfondo monocromatico e un utilizzo sapiente di ombre e colori per creare profondità.
- Le sue opere contengono spesso un memento mori, un richiamo alla mortalità, rappresentato attraverso elementi come frutta in decomposizione.
- Tra le sue commissioni più importanti figurano la cappella Cottarelli e la cappella Cesari, dove realizzò opere come San Matteo e l'angelo e La vocazione di San Matteo.
- Caravaggio affrontò rifiuti per alcune opere, dovendo modificarle per attenuare reazioni troppo umane dei soggetti, come avvenne con la Conversione di San Paolo.
Merisi, Michelangelo - Stile e opere
Michelangelo Merisi è caratterizzato dall’osservazione cinica della realtà, tanto che spesso rappresenta vestiti usurati e soggetti di bassa estrazione sociale. Questa sua tendenza lo ha portato a realizzare il primo dipinto in cui la natura morta è la protagonista, ossia la Canestra di frutta. L’artista sceglie uno sfondo piatto e monocromatico, così come lo è il tavolo. Nonostante questo, attraverso l’ombra della canestra che si proietta sul tavolo e attraverso il colore scuro e saturo della frutta, in contrasto con quello della parete, riesce a garantire un effetto di profondità.
Ogni essere vivente ha una sua parabola di vita, quindi, è giusto che anche la frutta non sia idealizzata, ma che sia rappresentata morente, rovinata. Questa scelta funge anche da memento mori, ci ricorda che dobbiamo morire. Il ramo che esce dal quadro ci fa intuire che vi sia uno spazio al di fuori di ciò che viene rappresentato. Quest’opera non è però la prima natura morta della storia perché furono inventate dai fiamminghi.
Le sue due più importanti commissioni furono la cappella Cottarelli in San Luigi dei francesi e le due tele nella cappella Cesari di Santa Maria del Popolo. Nella cappella Cottarelli realizzò 3 opere:
• San Matteo e l’angelo: la prima versione non fu apprezzata perché la mano dell’angelo guidava quella di Matteo, quindi evidenziava il fatto che fosse un popolano e probabilmente analfabeta. Caravaggio realizzò così una seconda versione dove San Matteo ha l’aureola e quindi un aspetto più nobile e viene solamente ispirato dall’angelo;
• La vocazione di San Matteo: l’opera presenta una luce simbolica che proviene dalle spalle di Gesù, parzialmente nascosto dall’ombra e da San Pietro. Entrambi i personaggi stanno indicando Matteo, che abbandona il proprio lavoro per unirsi a Gesù. Il modo con cui Gesù indica Matteo è un omaggio a Michelangelo. L’ambientazione e i vestiti sono estremamente realistici; per lo più, siccome l’opera di trova nella chiesa di San Luigi dei francesi vi sono due soldati vestiti da francesi. Nelle opere di Caravaggio la luce serve per mettere in risalto gli elementi necessari all’opera.
Furono rifiutate diverse opere di Caravaggio fra cui la Conversione di San Paolo, destinata alla cappella Cesari. Fu rifiutata la prima versione di questo dipinto perché San Paolo possedeva una reazione estremamente umana e sembrava terrorizzato dalla chiamata divina. Fu così che nella seconda versione Dio sparì fisicamente e venne rappresentato con la sola luce. É paradossale che questa luce divina sia creata con una luce estremamente naturale. Per lo più in questa versione Paolo aveva la testa indietro, verso l’osservatore; quindi, Caravaggio fu costretto a modificargliela.
Domande da interrogazione
- Qual è la caratteristica distintiva dello stile di Michelangelo Merisi?
- Qual è l'importanza della "Canestra di frutta" nell'opera di Caravaggio?
- Perché la prima versione di "San Matteo e l’angelo" non fu apprezzata?
- Qual è il paradosso nella rappresentazione della luce nella "Conversione di San Paolo"?
Michelangelo Merisi è noto per l'osservazione cinica della realtà, spesso rappresentando vestiti usurati e soggetti di bassa estrazione sociale.
La "Canestra di frutta" è significativa perché è il primo dipinto in cui la natura morta è la protagonista, con un effetto di profondità creato attraverso l'ombra e il contrasto cromatico.
La prima versione non fu apprezzata perché l'angelo guidava la mano di Matteo, evidenziando la sua condizione di popolano e probabilmente analfabeta.
Il paradosso è che la luce divina è creata con una luce estremamente naturale, nonostante rappresenti un evento soprannaturale.