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Concetti Chiave

  • La Porta del Paradiso, creata da Lorenzo Ghiberti, è composta da dieci formelle di bronzo dorato con Storie del Vecchio Testamento.
  • Il restauro della Porta del Paradiso ha richiesto oltre vent'anni, coinvolgendo tecniche avanzate come l'uso di un laser a infrarossi.
  • Post-restauro, la Porta è stata collocata in una teca di vetro nel Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore per preservarla.
  • Il restauro ha incluso la rimozione delle formelle dal telaio e l'uso di lavaggi chimici per eliminare i depositi di sporco.
  • Durante uno scavo archeologico, il restauratore ricompone i frammenti ceramici, integrando le lacune con materiali come il gesso.

Indice

  1. La porta del Paradiso
  2. Il restauro della porta
  3. Tecniche di restauro avanzate
  4. Processo di restauro
  5. Restauro di ceramiche

La porta del Paradiso

La Porta detta «del Paradiso» è stata realizzata da Lorenzo Ghiberti per l’ingresso principale del Battistero di Firenze; è composta da dieci formelle di bronzo dorato, che illustrano Storie del Vecchio Testamento, ed è incorniciata da un fregio con figure intere e teste di profeti e di sibille.

Il restauro della porta

Il restauro di questa eccezionale opera ha richiesto un laborioso intervento, durato più di vent’anni, compiuto per salvare il rivestimento d’oro che non aderiva più al bronzo sottostante. Dopo una lunga fase di indagini e di studi preliminari è iniziata la pulitura della porta eseguita con particolari lavaggi e impacchi a base di sostanze chimiche per eliminare i depositi che ne offuscavano la superficie. Per compiere questa operazione è stato necessario staccare le formelle dal telaio a cui erano saldate, un lavoro difficile e delicato che ha richiesto una grande manualità tecnica e tempi molto lunghi.

Tecniche di restauro avanzate

Proprio a causa delle numerose difficoltà incontrate nel corso del lunghissimo intervento di restauro, i tecnici hanno cercato un diverso sistema di pulitura e sperimentato un laser a infrarossi in grado di operare sul metallo, tecnologia che nel frattempo era progredita.
Completata la delicata fase di pulitura delle formelle e della cornice si è proceduto al rimontaggio dei rilievi, ricomponendo tutta la porta che è stata poi chiusa all’interno di una grande teca di vetro per proteggerla dagli agenti nocivi e conservarla nel tempo. L’opera non tornerà più nella sua collocazione originale, dove è stata sostituita da una copia, ma verrà conservata ed esposta nel Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Anche i numeri della Porta del Paradiso ci danno l’idea della complessità del suo restauro: pesa otto tonnellate, è alta 5 metri e venti, è larga 3 metri e dieci ed è spessa 11 centimetri.

Processo di restauro

Prima di intraprendere il restauro di un’opera questa viene consolidata, riparando i danni causati dal tempo o dall’incuria dell’uomo. Le diverse indagini preliminari permettono ai tecnici di scegliere le strategie più adatte per curare l’opera in base anche alla tecnica e ai materiali impiegati dall’artista, valutando sempre gli effetti che possono produrre le diverse fasi di lavoro. Successivamente il restauratore interviene per ridare all’opera il suo aspetto originario, eliminando lo strato di sporco che si è depositato sulla sua superficie, offuscandola.

Restauro di ceramiche

Durante le fasi di uno scavo archeologico è facile rinvenire frammenti di suppellettili di ceramica; spetta al restauratore il delicato e paziente lavoro di ricomporre, quando è possibile, tutti i pezzi portati alla luce, ridando forma all’oggetto. Dopo un’accurata pulizia della superficie egli procede alla ricostruzione dei frammenti, facendoli collimare e unendoli con un collante particolare. L’operazione appare più difficile quando, mancando alcuni pezzi, si producono delle lacune, cioè dei veri e propri buchi che alterano la superficie del vaso. In accordo con l’archeologo, il restauratore integra le parti mancanti con un materiale idoneo (per esempio, il gesso), che dipinge con un colore più chiaro di quello della ceramica, ma in armonia con questo, per differenziare le lacune dalle parti originale.

Domande da interrogazione

  1. Qual è stata la principale sfida nel restauro della Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti?
  2. La principale sfida è stata il distacco del rivestimento d'oro dal bronzo sottostante, che ha richiesto un intervento laborioso e delicato durato più di vent'anni.

  3. Quali tecnologie sono state utilizzate per la pulitura della Porta del Paradiso?
  4. Sono stati utilizzati particolari lavaggi chimici e un laser a infrarossi per operare sul metallo, una tecnologia avanzata sviluppata durante il restauro.

  5. Dove sarà esposta la Porta del Paradiso dopo il restauro?
  6. La Porta del Paradiso sarà conservata ed esposta nel Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore, protetta all'interno di una grande teca di vetro.

  7. Quali sono le dimensioni e il peso della Porta del Paradiso?
  8. La Porta del Paradiso pesa otto tonnellate, è alta 5 metri e venti, larga 3 metri e dieci, e spessa 11 centimetri.

  9. Qual è il ruolo del restauratore durante uno scavo archeologico?
  10. Il restauratore ricompone i frammenti di suppellettili di ceramica, pulisce accuratamente la superficie e integra le parti mancanti con materiali idonei, in accordo con l'archeologo.

Domande e risposte