Fabrizio Del Dongo
Genius
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Concetti Chiave

  • Il dipinto di Caravaggio "Giuditta e Oloferne" esplora il tema della decapitazione, comune nel XVII secolo, con un approccio freddo e quasi scultoreo.
  • La rappresentazione è composta da tre personaggi: Oloferne, Giuditta e la schiava Abra, con un forte focus sullo sguardo di Giuditta.
  • Giuditta è ritratta con riluttanza e tensione fisica mentre compie il gesto, illuminata simbolicamente a rappresentare la presenza divina.
  • Elementi drammatici come il sangue e lo sguardo complice della vecchia sono accentuati dalla luce e dallo sfondo scuro con un drappeggio rosso.
  • Caravaggio si autoritrae in Oloferne, con l'opera riflettente la sua vita sregolata e la paura della morte che lo accompagnava.

Indice

  1. Il tema della decapitazione
  2. Caravaggio e la sua condanna
  3. La luce e il simbolismo
  4. Il modello di Giuditta
  5. Autoritratto e paura della morte

Il tema della decapitazione

Il tema della decapitazione di Oloferne era uno dei prediletti della pittura del XVII secolo ed anche Caravaggio lo affronta, ma con estrema freddezza, a tal punto da ottenere risultati quasi scultorei. Dipingere episodi tratti dai libri sacri o comunque dell’antichità, era un mezzo per ottenere delle commissioni pubbliche e quindi per affermarsi poiché così si dimostrava di essere in grado di affrontare i più alti gradi della gerarchia pittorica.

Caravaggio e la sua condanna

La tela fa parte di un gruppo di opere dal carattere drammatico e il tema compare nelle opere di Caravaggio in modo quasi ossessivo ed assume una connotazione autobiografica poiché nel 1606, il pittore viene condannato all’esecuzione capitale per aver ucciso un uomo in una futile rissa.
I personaggi rappresentati sono tre: Oloferne appena decapitato, a sinistra dello spettatore, Giuditta con la schiava Abra che occupano entrambe il lato sinistro della tela.

La scena si focalizza soprattutto sullo sguardo molto intenso della giovane donna il cui atteggiamento pur essendo distaccato, evidenza la consapevolezza di aver compiuto un gesto cruento. Da notare anche la tensione fisica fornita dalla donna nel compiere un simile gesto. Da queste osservazioni si può dedurre che Giuditta compie la decapitazione con una certa riluttanza ed in modo diverso dalle eroine tradizionale. La posizione che essa tiene per tagliare la testa ad Oloferne non è affatto reale: ha le braccia troppo tese e quindi non riesce ad imprimere la forza necessaria: questo è un ulteriore indizio che lascia intuire come essa si “rifiuti” di compiere un gesto simile che, nonostante tutto, riesce.

La luce e il simbolismo

La fonte di luce che investe tutta la scena, ma soprattutto Giuditta, sembra simboleggiare la presenza di Dio dalla parte della ragazza, pronto ad assisterla in questo duro compito. L’artista le colloca accanto la schiava nei panni di un’anziana donna, con l’effetto di far risaltare maggiormente la bellezza e l’eleganza di Giuditta.
I particolari più raccapriccianti della scena come la testa tagliata, il sangue che sgorga, il volto turbato della ragazza e lo sguardo complice della vecchia sono messi in risalto dalla luce che proviene da sinistra. Lo sfondo scuro, che d’ora in poi diventerà sempre più una caratteristica delle tele di Caravaggio è movimentato da un drappeggio anch’esso nell’ombra e quasi privo di luce. È colorato di un rosso molto intenso; oltre a dare una certa teatralità alla scena, amplifica il gesto sensazionale dell’attacco a sorpresa di Giuditta. Il drappeggio rosso è un elemento che si ritrova in molte opere di Caravaggio.

Il modello di Giuditta

La donna che è servita da modello per Giuditta è la prostituta Fillide Melandroni, amante del marchese Vincenzo Giustiniani e fu quest’ultimo a presentarla all’artista; inoltre non è un caso se la tela fu eseguita su commissione di Ottavio Costa, un banchiere genovese in affari con lo stesso Giustiniani.

Autoritratto e paura della morte

Oloferne non costituisce altro che l’autoritratto dell’artista, come avviene anche in altri dipinti. Ci si può chiedere perché il pittore abbia voluto rappresentarsi in questo ruolo così drammatico. La spiegazione si trova nel fatto che egli ha sempre condotto una vita molto sregolata, fatta di risse, rapporti con prostitute, vizi e ogni forma di piacere. Vivendo una vita così intensa e senza regole, è naturale che gli abbia sviluppato la paura della morte; pertanto questo autoritratto rappresenta il timore di morire, un concetto che ha accompagnato Caravaggio per tutta la vita.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il tema principale del dipinto "Giuditta e Oloferne" di Caravaggio?
  2. Il tema principale è la decapitazione di Oloferne, un soggetto popolare nel XVII secolo, affrontato da Caravaggio con freddezza e risultati quasi scultorei.

  3. Come viene rappresentata Giuditta nel dipinto e quale significato ha il suo atteggiamento?
  4. Giuditta è rappresentata con uno sguardo intenso e un atteggiamento distaccato, evidenziando la consapevolezza e la riluttanza nel compiere un gesto cruento, diverso dalle eroine tradizionali.

  5. Qual è il ruolo della luce nella scena dipinta da Caravaggio?
  6. La luce simboleggia la presenza di Dio dalla parte di Giuditta, illuminando la scena e mettendo in risalto i particolari raccapriccianti e la bellezza della protagonista.

  7. Chi ha servito da modello per Giuditta e quale fu il contesto della commissione del dipinto?
  8. La prostituta Fillide Melandroni ha servito da modello per Giuditta; la tela fu commissionata da Ottavio Costa, un banchiere genovese in affari con Vincenzo Giustiniani, amante di Fillide.

  9. Perché Caravaggio si è autoritratto nel ruolo di Oloferne?
  10. Caravaggio si è autoritratto come Oloferne per rappresentare il suo timore della morte, riflettendo la sua vita sregolata e intensa, caratterizzata da risse e vizi.

Domande e risposte